DON Tonino Lasconi, "Perché a noi l'albero non si sposta?"

Perché a noi l'albero non si sposta?
XXVII Domenica del Tempo Ordinario - Anno C - 2019


Senza il granello di senape la fede perde ogni energia.

Nelle domeniche d'estate, con il vangelo di san Luca, la liturgia ci ha ricordato i fondamenti del messaggio cristiano: il Signore prima di ogni cosa («Chi ama il padre e la madre più di me...»), farsi prossimo di tutti (il samaritano), operare senza affannarsi (Marta e Maria), la misericordia e il perdono di Dio (il padre misericordioso), la ricchezza come dono da condividere (il ricco stolto, il fattore disonesto, i "Lazzaro" da accogliere). I brani che abbiamo sentito proclamare per noi sono le più belle pagine del vangelo, tanto conosciute che non ci sorprendono e non ci stimolano più. Per gli apostoli in cammino nell'ultimo viaggio verso Gerusalemme, questa "catechesi" di Gesù era la sintesi dei tre anni vissuti insieme.

Immaginiamo, allora, i sentimenti e le sensazioni di questi dodici uomini. Per essi, cresciuti dentro la religione ebraica, l'insegnamento del Maestro era, come per le folle, motivo di stupore e perfino di sconcerto. Questo spiega perché, sentendosi inadeguati di fronte a quello che Gesù insegnava e chiedeva, esclamano: «Signore, accresci in noi la fede!». Altrettanto sorpresi e spiazzati saranno sicuramente rimasti dalla risposta di Gesù, che invece di assecondarli, promettendo loro una fede più grande, risponde: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: "Sràdicati e vai a piantarti nel mare", ed esso vi obbedirebbe». Non quindi una fede "accresciuta", ma da ridurre all'essenziale.

Cosa voleva dire Gesù?
Nel contesto religioso di quel tempo, dominato dai farisei, la fede non cercava l'interiorità e la sincerità del rapporto con Dio, ma la quantità delle opere. Accrescere la fede poteva essere inteso come aumentare digiuni, lavaggi, norme da rispettare, sacrifici rituali: «abluzioni..., lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti» (Mc 7,4). Gesù rifiuta questa deriva materialistica, proclamando che le "opere" non servono a niente, se non poggiano sull'affidarsi a Dio e sul fidarsi di lui, cioè sul granello di senape che rende intimi con lui e ci trasmette la sua forza, così da comandare al gelso, facendolo obbedire: «Sràdicati e vai a piantarti nel mare».

Cosa Gesù vuole dire a noi?
Se fossimo stati al posto dei Dodici, anche noi lo avremmo ovviamente pregato di accrescere la nostra fede. Meno ovvio è che, lasciando "quel tempo" e venendo al nostro oggi, se prendessimo sul serio la proposta evangelica che la liturgia ci ha fatto ripercorrere, la nostra risposta sarebbe ancora la stessa: «Signore, accresci in noi la fede!», e la stessa sarebbe la sua risposta: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: "Sràdicati e vai a piantarti nel mare", ed esso vi obbedirebbe». Questo perché ci succede abbondantemente di sostituire le «abluzioni, lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti» con preghiere, Messe, digiuni, pellegrinaggi, rinunce..., senza mettere Dio come "roccia" della nostra vita.

E così a noi l'albero non si sposta
Quando osserviamo l'abbandono sempre più veloce e marcato nella nostra società dei valori cristiani – l'accanita volontà di santificare il suicidio assistito, le persistenti e ottuse richieste di togliere il crocifisso dalle scuole e dagli uffici pubblici, la marginalizzazione della domenica... - ci lamentiamo della cattiveria dei nemici della fede. Non sarà, invece, che la responsabilità prevalente è della nostra fede che, senza il granello di senape, con le preghiere che vanno da una parte e le opere dall'altra, non ha la forza di spostare "il gelso"?

Se è così – ognuno di noi pensi a se stesso! – non chiediamo al Signore di accrescere la nostra fede, ma di donarci il granello di senape, invocandolo con sincera umiltà: «Credo; aiuta la mia incredulità!» (Mc 9,24).

Fonte:https://www.paoline.it

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