fra Damiano Angelucci, “Se tu sei giusto, cosa gli dai?“
Commento al Vangelo della XXVII Domenica del TO, anno C, 6 ottobre 2019
“Se tu sei giusto, cosa gli dai?“ (Gb 35,7)
TESTO (Lc 17,5-10)
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
COMMENTO
Nella versione dell’evangelista Marco l’affermazione di Gesù sulla potenza della fede suona ancora più forte: “tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato” (Mc 11,24). La fede, la fiducia in Dio, slega le mani alla benevola potenza del Signore e quanto Egli aveva già in cuore di operare a nostro beneficio, trova attuazione grazie alla nostra adesione.
Si dice giustamente che la fede sposta le montagne, e anche questa espressione appartiene a Gesù secondo il racconto di Matteo e di Marco, ma in fin dei conti occorrerà ricordare che il monte viene sempre e comunque spostato dalla potenza del Signore. San Tommaso d’Aquino direbbe che la fede dell’uomo è una condizione alla quale Dio sospende un bene che Egli aveva già deciso di elargire a colui che lo chiede. La fede dunque non inventa nulla, non crea alcuna cosa dal nulla, la fede non aggiunge un di più all’opera meravigliosa della benevolenza di Dio.
La prima opera dell’uomo è credere nel Signore, nell’amore del Padre che si manifesta nel Figlio e opera nella potenza presente dello Spirito Santo, e che tutto opera a partire da quel suo primo atto d’amore.
Infatti alla domanda di alcuni della folla “«Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?», Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato» (Gv 6,28-29)
Non sentiamoci dunque disprezzati da questa affermazione del Signore Gesù, il fatto di cioè essere servi inutili: siamo inutili rispetto al “tutto” della bontà di Dio Padre che tutto ha creato e tutto il necessario ha fatto per la nostra salvezza eterna, ma siamo quanto mai utili alla diffusione in questa città terrena della luce di Dio, se “operando” e credendo secondo la sua volontà, comunichiamo ai nostri compagni di cammino, la bellezza della figliolanza divina, la bellezza del sentirsi incamminati verso una città eterna e gloriosa, in Cielo.
Fonte:http://fradamiano.blogspot.com/
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