Don Paolo Zamengo, "Ripartire dal futuro "

I DOMENICA DI AVVENTO “A” – 1 DICEMBRE 2019
Ripartire dal futuro  Mt. 24, 37-44


Il Signore viene come un ladro. L'accostamento è irriguardoso, inquietante e dissacrante. Ma al solo fine di suscitare la nostra vigilanza. Dio viene nell'ora che non immaginiamo. Come sarà la nostra vigilanza poiché non sappiamo né il giorno né l'ora? Non su un istante dobbiamo accendere l'attenzione ma su tutta la vita: svegli, svegli e lucidi, su tutta la vita.

Gesù dice che sarà come ai tempi del diluvio. Ebbene la generazione del diluvio non viene rimproverata per la sua malvagità. Fa cose normali, fa le cose che fanno tutti, le cose che appartengono al nostro vivere quotidiano: "Mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito". Il rimprovero dunque non può essere per queste cose, ma è per quello che segue "E non si accorsero di nulla, finché non venne il diluvio e inghiottì tutti".

È una generazione che non si accorge di nulla. Che non ha attenzione e lucidità. È inghiottita dagli eventi. Rimproverata è questa indifferenza, questa incoscienza, questa superficialità. Vivere ma senza pensiero, senza discernimento, senza domande, senza vigilanza.

Noi siamo sempre all’erta per difenderci dalla malvagità e per evitare la violenza. E non sempre ce ne siamo guardati. Ma non ci siamo invece allenati a guardarci dal sonno dello spirito, da questo non accorgersi di nulla, da questo non interrogarci sulle questioni fondamentali, dall’essere trascinati dagli eventi, risucchiati e macinati dalle cose.

"Mangiavano, bevevano, prendevano moglie e marito". Queste cose serie come mangiare e bere, prendere moglie e marito possono essere a tal punto idolatrate da occupare tutto il cuore. Non c'è altro da fare. Sommersi, triturati dalle cose da fare. Rimanendone inghiottiti. Senza capire che cosa sta accadendo più in profondità, nel cuore, senza capire il senso di tutto.

È come aver radunato tante cose, come un mucchio di sassi. Un conto sono le pietre gettate in un mucchio, un conto sono le pietre radunate per una casa. Manca il disegno, manca l'architetto che tiene conto del disegno, che interpreta il disegno.

Oggi ci è chiesta vigilanza: scoprire alla luce della parola di Dio la profondità della vita, la gravità degli avvenimenti e della storia. Ma non rimanere in superficie. Ai margini di ciò che sta accadendo. Quante cose conosciamo, quante cose sappiamo. Siamo interconnessi con gli altri, con tutto il mondo, ma spesso facciamo solo pettegolezzo. Non c'è sapienza, non c’è sogno.

Oggi le letture ci richiamano. L'apostolo Paolo ci invita a rivestirci di luce. Oggi è sempre più frequente il lamento, il piagnisteo sul presente. Non perdiamo ulteriormente tempo, non perdiamo il treno. Poniamo gesti che gettano semi per il futuro. Semi di luce. Germoglieranno.

"Rivestitevi del Signore Gesù Cristo". Per questo siamo qui: per cogliere più in profondità il senso che Gesù dà alla vita, il disegno che fa delle pietre un edificio e farlo nostro. E poi non guardare indietro. Isaia ci invita a guardare avanti. Verso l'affluire al monte di Dio di tutti i popoli, verso un ideale che non è la soppressione ma la relazione con l'altro. Se marciamo contro il disegno di Dio, marciamo verso il nulla.

Se siamo vigilanti e intelligenti, mettiamo le premesse, per spezzare le spade per farne aratri, e con le lance faremo falci. Nessuno alzerà più la spada contro un altro e non impareremo più l’arte della guerra. La guerra che brutta arte.

Il mondo da progettare, se siamo intelligenti e credenti, è un mondo in cui gli uomini non sono costretti a minacciarsi a vicenda, fino alla morte, per potere convivere. Perché non è con il gelo che noi schiudiamo i fiori  ma con il tepore, il tepore dolce che non violenta le gemme, ma le schiude alla loro bellezza.  Così fa Dio. Questo è il suo progetto e di quelli che credono in Lui.



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