Padre Paolo Berti, "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto..."

Sacra Famiglia     
Mt 2,13-15.19-23
"Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto..."
Vangelo (Mt 2,13-15.19-23)
Dal Vangelo secondo Matteo


I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo".
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: "Dall’Egitto ho chiamato mio figlio".
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: "Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino".
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: "Sarà chiamato Nazareno".

Omelia 

Il Bambino nato a Betlemme non rimase a lungo senza essere riconosciuto quale Signore. Lo riconobbero i pastori per via di un annuncio angelico; i Magi per via di una misteriosa stella. Anche Erode lo riconobbe Signore, non certo quale Figlio di Dio, ma certo un Bambino speciale tanto da creargli difficoltà circa il futuro, come rivale al trono.
Erode ebbe paura di quel Bambino e volle ucciderlo. Così, la Santa Famiglia dovette fuggire in Egitto. In Egitto non tanto perché fuori della giurisdizione di Erode, ma perché era fuori dalle possibilità investigative degli uomini di Erode, che potevano essere aiutati nelle ricerche dal demonio, prontissimo a dare una mano a Erode in una questione del genere. Sto esagerando? Non credo affatto. Satana aiuta a fare il male. Sto esagerando su Erode? Purtroppo non esagero.
E' notte, in breve tutto è pronto. Poche cose su di un somarello. Un lungo cammino da percorrere; un futuro difficile in terra straniera. Non discute Giuseppe. Poteva dire che per sfuggire ad Erode non occorreva andare proprio così distante, in Egitto. Obbedisce senza discutere: se si doveva andare in Egitto voleva dire che il pericolo era sommo. Obbedisce senza discutere nel ritornare, quando forse già si era fatto una piccola clientela. Riparte verso la Palestina. Quanto camminare, quanti cambiamenti! La Santa Famiglia è un modello non solo per le relazioni interne, ma anche per il suo camminare in mezzo alle difficoltà. Quanti problemi ha oggi la famiglia! Problemi di migrazione per lavoro. Si lascia il paese d'origine, nel quale si era integrati, e si va lontano. Tutto cambia. La fabbrica; il metrò da prendere; l'appartamento dentro un enorme caseggiato. La scuola lontana da casa. Nuove mentalità con le quali si deve collimare. La città grande e anonima, che veramente sembra un Egitto per l'abbondanza degli idoli, può rendere difficile un'unione. La forza per sostenere tutto questo dove la si trova? La si trova nell'amore e nella fede.
Nel Vangelo spicca una frase tratta dal profeta Osea (11,1): "Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio". Una parola che non è da leggersi come un'eco dell'esodo dall'Egitto, pensando che Israele adombri il Figlio di Dio. No, quel passo indica precisamente il ritorno del Bambino dall'Egitto. Il testo è categorico a questo proposito: "Perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta".
Dio ha espresso il suo amore liberando il suo popolo dall'Egitto; ma, ecco, c'è un nuovo atto d'amore di Dio per Israele, per tutti gli uomini, ed è quello di chiamare il suo Figlio dall'Egitto. Il suo Figlio, il Cristo, verrà dall'Egitto per liberare il suo popolo dai peccati. Egli porterà a compimento l'esodo, producendo la liberazione dal peccato, spezzando le catene della schiavitù del faraone infernale.
Giuseppe andò ad abitare a Nazareth perché andare nella Giudea, magari a Betlemme, era rischioso per la presenza di Archelao, crudele come il padre. Andando ad abitare a Nazareth ne seguiva che il Cristo sarebbe stato chiamato "Nazareno"; e questo non è un caso, ma un adempimento della parola di Dio. "Nazareno", ha come riferimento biblico neçer "virgulto" (Is 11,1; Ger 23,5; Zc 3,8; 6,12), ed è un termine che designava il Messia.
Dall'Egitto a Nazareth, piccolo villaggio della Galilea lontano da Gerusalemme. A Nazareth c'è ancora qualcosa che sa di esilio, poiché il Messia doveva stare a Gerusalemme. Gerusalemme era la sua città, e per questo i Magi lo cercarono a Gerusalemme.
Il cammino che porterà Cristo sulla croce è ancora lontano, ma a Nazareth si sta preparando colui che lo percorrerà fino in fondo. A Nazareth si compie il mistero dell'infanzia e della prima giovinezza di Gesù, nella prospettiva della futura vita pubblica, e ciò nell'intimità della Santa Famiglia.
Osserviamo la Santa Famiglia, e vediamo subito che è una realtà ordinata. L'angelo, al momento della fuga in Egitto, si rivolge a Giuseppe quale "capofamiglia". La responsabilità di condurre in salvo la famiglia viene data a Giuseppe, che ne è il protettore. Capofamiglia come protettore, come responsabile del suo cammino in mezzo alle difficoltà della vita; non come padrone, come arrogante despota. E Giuseppe obbedisce alla parola dell'angelo.
Tornano preziose le letture dal Siracide e dalla lettera ai Colossesi. Sono due letture piene di luce. Vi è designato il capofamiglia, che è il padre; c'è un capofamiglia in quanto la famiglia è una piccola società, e come tale è ordinata. "Voi mogli state sottomesse ai vostri mariti come si conviene nel Signore", dice Paolo; non intendendo una sottomissione succube, ma una sottomissione che è rispetto del ruolo dell'uomo. Visione oscurantista? No, visione di luce, perché seguono queste parole magnifiche, impegnative al massimo: "Voi, mariti, amate le vostre mogli". Così faceva Giuseppe con Maria che, precisiamo, non era la moglie di Giuseppe, ma la sposa di Giuseppe. Sposa, non moglie, perché il termine moglie include nella Bibbia la consumazione del matrimonio.
Come si comportava Maria con Giuseppe, suo sposo? Lo animava col suo sorriso, la sua preghiera, la sua luce sulla parola di Dio. Perché no? Perché non pensare che le parole di Osea Maria le comprese benissimo e le partecipò a Giuseppe? Cosa faceva Maria? Accudiva la casa, il piccolo orto; e perché no, lavorava come tantissime donne anche al telaio per raggranellare qualcosa da aggiungere a quello che guadagnava Giuseppe.
Coraggio, famiglie cristiane, Cristo è con voi, è in voi! Satana vuole portare l'umanità alla deriva totale, all'orrore, cancellando se gli fosse possibile anche la famiglia come istituto naturale. Niente paura! Cristo difende la famiglia anche come istituto naturale, non solo come sacramento. Se Satana giungesse a devastare la famiglia quale dato naturale, noi potremmo sempre ricomporla partendo dalla Santa Famiglia. La Santa Famiglia di Nazareth anche questo può fare. Amen. Ave Maria. Vieni, Signore Gesù.
Fonte:http://www.perfettaletizia.it/

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