Alberto Vianello Comunità Marango" Mi ha superato con il suo venire"

Mi ha superato con il suo venire

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È originale e fuori delle nostre categorie la testimonianza del Battista riguardo a Gesù: per due volte dice «io non lo conoscevo», eppure indica «l'Agnello di Dio, colui sul quale abita lo Spirito, il Figlio di Dio». Nonostante questa sua stranezza, è una testimonianza che conquista: «i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù» (v. 37). E Gesù stesso dirà che, pur non ricevendo lui testimonianza da un uomo ma solo da Dio, Giovanni «era una lampada che arde e risplende», facendo luce sul suo mistero (cfr, Gv ,33-35).

Ci sono ambiti religiosi, oggi, in cui si pretende di sapere tutto su Dio e avere tutto da insegnare all'uomo. Per questo il messaggio cristiano non conquista; non sa dire: «non lo conoscevo, mi ha superato con il suo venire, mi ha sorpreso con il suo mostrarsi, mi ha conquistato con il suo rivelarsi...».

Per aprire futuri, Giovanni apre presenti: «Ecco...». E’ ciò che lo fa il più grande fra gli uomini, fra i conquistati dalla Parola: può e deve dire «oggi» a tutte le promesse d'amore di Dio all'uomo. Tutto di Dio è qui adesso, perché l'uomo non viva più soltanto del suo adesso, ma del suo futuro di felicità in Dio.
Un tempo presente pieno che non nasce da uno stare alla finestra da parte del Battista. Lui ha affrettato i tempi del «Ecco» portando l'uomo fare l'unica cosa che poteva tirare giù Dio dal cielo: confessare la fragilità della propria condizione di peccato e confidare in un futuro di misericordia del Signore. Così il suo battesimo prepara la venuta e ne misura lo scarto: «Proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: "colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è colui che battezza nello Spirito Santo"». L'oggi del nostro essere uomini e donne peccatori è invaso e "snaturato" dal domani con il quale Dio ci abita con il suo Spirito Santo: caparra oggi, di ciò che ci aspetta in futuro.

Misurata la sproporzione, Giovanni ne misura anche la grandezza. Chi è abituato, come lui, alla consuetudine con la Parola, sperimenta proprio in essa un Signore che, rimanendo sproporzionato, si commisura noi e alla nostra capacità di accoglierlo.
La grandezza è innanzitutto essere «Agnello»: inoffensività, mansuetudine, assunzione del peccato degli altri. Ma soprattutto «Agnello» rinvia alla Pasqua di liberazione e di salvezza. Egli viene a liberare dalla schiavitù del peccato e a introdurre nella libertà di accostarsi a Dio come suoi figli.
«Ecco l'Agnello di Dio» lo diciamo a Messa mostrando l'ostia, quando saremo in grado di dirlo mostrando vite liberate dai giudizi della Legge religiosa!?
Colui che Giovanni testimonia è, poi, luogo di presenza e abitazione dello Spirito. Perciò ci dona la vita nuova in Dio (il battesimo), che è lo Spirito. Sarà sulla croce che Gesù Cristo ci battezzerà in questo modo: «Gesù disse: "E’ compiuto!". E, chinato il capo, consegnò lo Spirito» (Gv 19,30). La croce è la realtà paradossale di tutto Dio, perché dimostrazione di tutto il suo amore. Da qui scaturisce il dono dello Spirito, irradiazione piena di Dio per tutti gli uomini della storia.
Lo Spirito era la grande promessa dell'Antico Testamento. Israele, attraverso la Parola di Dio, non può aspettarsi di diventare un grande e potente popolo. Deve invece attendere lo Spirito. Non è un ripiegamento sull'intimismo. Lo Spirito ridarà la vita a ciò che era finito (cfr. Ez 37,1-14), fornirà all'uomo un cuore di carne (capace di passione) al posto di un cuore di pietra (cfr. Ez 36,24-27): lo Spirito permette all'uomo di essere vivo veramente e più umano, più disponibile agli altri, per essere a disposizione di Dio e del suo piano di salvezza.
Infine, Giovanni testimonia che Gesù è il «Figlio di Dio». Parola mai detta da uomo, che deve aver bruciato sulle labbra del Battista: «Ho visto e testimoniato il Figlio di Dio». Non è un titolo, o un articolo del catechismo: Dio ci ha donato ciò che è più unico come Lui, ciò che più lo esprime, ciò in cui più si compiace, il suo Figlio. Così Giovanni imparerà questo Figlio come amore, soprattutto quando la sua vita si farà esigenza di dono radicale, il martirio. «Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire» (Gv 4,29-30).

A tale testimonianza Giovanni è guidato dal Signore che lo ha inviato a battezzare. Non che abbia ascoltato direttamente una voce dal cielo. È l'ascolto della Parola di Dio che ha reso vigile e pronto lo sguardo di Giovanni Battista, in modo da riconoscere lo Spirito che si posava su Gesù.
Anche oggi, la testimonianza della Chiesa può essere solo in ordine all'esperienza assidua e quotidiana con la Parola di Dio che, unica, apre alla fede (cfr. Rm 10,17): riconoscere l’abitazione dello Spirito in tutti coloro con i quali il Cristo si identifica, ovvero i poveri (cfr, Mt 25,31-46).

Alberto Vianello

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