COMMENTO alla Domenica delle Palme di don Mauro Manganozzi

Domenica delle Palme (Anno A) (13/04/2014)
Vangelo: Mt 26,14-27,66
COMMENTO ALLE LETTURE
La passione di Gesù è un dramma umano. La storia della passione è magistrale, una sceneggiatura di arte sopraffina, che tiene attaccati al racconto fino al suo epilogo. Da una parte Gesù che porta con sé i vessilli della giustizia e dell'amore, della verità e della coerenza. Dall'altra quelli che, per motivi diversi, lo tradiscono e lo calpestano. Da una parte Pilato che lo consegna al popolo che, aizzato dai sacerdoti, chiede la morte di Gesù. Il prefetto della Giudea non è abbastanza autorevole per usare la politica nel fare giustizia e cade vittima di chi lo pressa: i sacerdoti infatti vogliono usare la sua facoltà di imporre la pena capitale. Ponzio Pilato è anche schiavo delle sue ambizioni perché l'incarico in Palestina doveva essere per lui solo il primo gradino di una brillante carriera, che invece sarebbe finita lì se non si fosse dimostrato all'altezza. Lo consegnano anche i sacerdoti, coloro che detengono il potere religioso e non sono in grado di accogliere il culto in "spirito e verità" così come Gesù lo aveva presentato tre domeniche fa alla Samaritana. Il sabato fatto per l'uomo, la possibilità di ricostruire il tempio in soli tre giorni, il farsi Figlio di Dio, sono dichiarazioni di Gesù che hanno messo molto in difficoltà il potere religioso: i sacerdoti si sentono in pericolo e non riescono a cogliere la
buona notizia di Gesù. Infine la consegna più tragica, quella degli amici, in primo luogo di Giuda, poi di Pietro e in fine di tutti gli apostoli, incapaci di vegliare nel Getsemani e assenti sotto la croce.
La passione di Gesù è un dramma teologico. Infatti è il culmine della rivelazione, l'affermazione definitiva della tesi fondamentale della predicazione di Gesù: il messia deve essere anche il servo sofferente di JHWH. Queste due figure non erano state messe insieme dai contemporanei perché in effetti sono opposte, difficilmente conciliabili. Paolo dice addirittura che questo fatto è «stoltezza per pagani e scandalo per i giudei», un fatto incomprensibile a partire dall'assoluto di Dio che, per il popolo ebraico, non si può nemmeno tentare di pronunciare o raffigurare.
In fine un dramma sociale. La folla è il luogo dove svaniscono tutte le insicurezze personali, il contesto in cui associandosi alla maggioranza si diventa onnipotenti. Così la stessa folla che osanna Gesù che entra a Gerusalemme diventa capace, nell'arco di poco tempo, di voltare faccia e di scegliere Barabba al posto suo. Nel mezzo della folla tutti sembrano convinti di esercitare la loro libertà e invece cadono vittima di chi li vuole manovrare, perdendo per strada la capacità di distinguere la verità. Forse è proprio per questo che la vera fede non sarà mai un fenomeno di massa in quanto richiede capacità di discernimento e disponibilità a rischiare personalmente.
Nel racconto della passione si trovano dunque diversi punti di tensione, vengono al pettine tanti nodi emersi lungo il cammino della predicazione di Gesù. Però, di fronte alle difficoltà che emergono, Gesù non si tira indietro. Non ascolta i discepoli che nel vangelo di domenica scorsa cercano di distoglierlo dicendo: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Piuttosto tira dritto rimanendo fermo a quella decisione presa all'inizio del viaggio verso Gerusalemme così come la descrive Luca in modo efficace: «Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme». Nelle pieghe della passione si trova rivelata, in modo supremo, la misericordia di Dio. Gesù segue il suo programma, ma non è solo una questione di coerenza, non è solo una questione morale, perché, nell'andare fino in fondo alla sua passione, Gesù vive l'amore che, nella maniera più assoluta, non chiede nulla in cambio: questo è l'amore di Dio espresso nei gesti dell'uomo Gesù. È la stessa misericordia della risurrezione, quella della compassione del Padre che non abbandona il Figlio nella tomba. L'amore della risurrezione è glorioso, ma nessuno lo ha mai visto, ne conosciamo gli effetti (i discepoli incontreranno Gesù già risorto), mentre l'amore espresso nella passione rimane visibile per sempre nella storia ed è il punto essenziale attraverso il quale conoscere Gesù e la Trinità che ci ha rivelato.

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