MEDITAZIONE DELL'ISTITUTO NOTRE-DAME DE VIE"La grazia di Cristo, via divina per l'uomo"

MEDITAZIONE
"La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano
tutti con voi" (2Cor 13,13).
Questo saluto nella Trinità apre sovente la celebrazione eucaristica e ci ricorda che la grazia
è un "duplice" mistero: quello della vita della Trinità in se stessa, e quello della nostra

partecipazione a questa vita, in Cristo.
Questo "duplice" mistero è alla base e al vertice dell'esistenza umana e cristiana. È il mistero
dell'amore personale di Dio per ciascuno di noi e della nostra libera risposta a questo amore.
Solo una vita spirituale profonda, che trova nella preghiera, nei sacramenti e nell'amore
fraterno il suo nutrimento e la sua espressione, può farci scoprire a poco a poco il tesoro che
portiamo in noi dal momento del nostro battesimo e aiutarci a vedere in ogni uomo una
presenza attiva della grazia di Cristo.
Ogni grazia viene da Gesù Cristo: "Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto, e grazia su
grazia" (Gv 1,14.16-17).
Egli è venuto affinché noi abbiamo la vita, la sua vita, in abbondanza (Gv 10,10). Il suo
amore è un amore vivo e personale. "Egli mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal
2,20), possiamo affermare con Paolo.
L'amore di Gesù per noi è un dono di Dio, suo Padre: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il
suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Gv
3,16). La grazia che viene da Cristo porta in sé l'amore di suo Padre per ciascuno di noi. "Il
Padre stesso vi ama" (Gv 16,27), dice Gesù. Per mezzo della grazia, Dio diventa nostro
Padre. "Noi fin d'ora siamo figli di Dio" (1Gv 3,2).
L'amore del Padre per il Figlio e del Figlio per il Padre, amore eterno, infinito, che scaturisce
senza sosta, si esprime nella comunione con lo Spirito Santo, soffio vivente e vivificante, che
sgorga, in eterno, dal dialogo tra Padre e Figlio. Quando ci è concessa la grazia di Cristo, ci è
concesso l'amore del Padre, ci è concesso lo Spirito Santo (Rm 5,5).
"Dio è amore" (1Gv 4,8). Il suo amore è sempre in atto. Egli ci ha creati affinché potessimo
liberamente condividere la sua felicità, la sua vita, la sua azione, il suo amore. Ecco la
grazia: un dono divino che ci permette di condividere la vita con Dio. Dio è amore, la grazia
è amore, come Dio, "della stessa natura di Dio" (2Pt 1,4), ma distinto da lui, infinitamente
oltre le nostre possibilità naturali di esseri creati. La grazia è un dono sovrannaturale che
viene a colmare il desiderio di infinito che noi abbiamo naturalmente, affinché possiamo,
insieme, vivere fin d'ora nella "libertà dei figli di Dio" (Rm 8,21).
Creatura fragile e limitata, dalla libertà ferita dal peccato, ognuno di noi è chiamato, per pura
misericordia (Rm 9,16), a vivere divinamente la sua vita umana. E bisogna anche dire che la
nostra vita non può essere veramente e pienamente umana se non è colmata, purificata,
elevata e trasformata dal dono divino della grazia che ci permette di giungere a Dio stesso,
di amarlo e di amarci nella verità. Come Dio propone la sua grazia a tutti gli uomini? È il suo
segreto, ma noi sappiamo che "egli vuole che tutti gli uomini siano salvati" (1Gv 2,4).
L'uomo che accoglie la grazia nel profondo del suo cuore diviene capace di instaurare con Dio
suo creatore, appena possiede "la vita, il movimento e l'esistenza" (At 17,28), relazioni del
tutto nuove di reciprocità. La grazia non è una vernice che resta alla superficie dell'essere, o
un gioiello chiuso nello scrigno del nostro cuore. È un lievito (Mt 13,33), un dinamismo, un
olio fluido, un unguento (1Gv 2,27). Penetra nel più profondo dell'essere, alla radice di ogni
facoltà, e porta in sé ciò che è necessario per trasportare nella sua crescita la nostra stoffa
umana. La grazia possiede delle forze attive capaci di entrare in contatto con Dio e di
rendere l'agire umano progressivamente divino: queste sono le virtù che noi possiamo
mettere in azione. Possiede anche delle forze di ricezione per captare l'influenza di Dio,
l'ispirazione dello Spirito: questi sono i doni che la nostra povertà offerta fa crescere.
Divenuto partecipe della vita divina, l'uomo può entrare, attraverso la fede e l'amore, come
figlio di Dio, nella vita della Trinità; nell'oscurità, ma realmente, le tre Persone divine
diventano per lui persone viventi. L'uomo nella grazia è avvolto nell'amore paterno del suo
Creatore, cresce nell'intimità fraterna con il Figlio fatto carne, sotto il soffio dello Spirito
Santo e ciò nella più ordinaria vita quotidiana (Col 3,17).
La grazia è la vita di Cristo in noi. "E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi
di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua
gloria" (Rm 8,17). Il nostro modello è Gesù, il perfetto Figlio di Dio, messo a morte per i
nostri peccati, risuscitato per la nostra giustificazione (Rm 4,25). La crescita della grazia si
scontra necessariamente in noi con il peccato, il nostro e quello del mondo nel quale
viviamo. Prima di poter vivere totalmente come figli di Dio, dobbiamo essere trasformati. Là
dove abbonda il peccato, la grazia è sovrabbondante (Rm 5,10), ed è questa che opererà
tale trasformazione, con la nostra collaborazione. Ma "il discepolo non è da più del maestro"
(Mt 10,24), e la grazia porta in sé la legge della morte e della vita, inaugurata sul Calvario.
Essa ci dà la vita rigogliosa del Risuscitato, e ci spinge "a completare nella nostra carne
quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24).
Essa ci spoglia dell'uomo vecchio che "non fa quello che vuole, ma quello che detesta" (Rm
7,15), e ci riveste dell'uomo nuovo, ricreato a immagine di Cristo (Col 3,10).
Noi possiamo e dobbiamo sempre contare su questo dinamismo della grazia per vivere quella
lotta spirituale che è la vita cristiana. "Senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5), dice
Gesù. Ma ci è donato lo Spirito (Rm 5,5). Egli vive in noi (Rm 8,9) e la sua missione è di far
crescere in noi l'amore di carità, il dono più alto di tutti, che non passerà mai (1Cor 12,31;
13,13). Egli vuole diventare nostro amico, nostra guida, nostra luce interiore perché, nella
docilità alla sua opera, diventiamo, in Gesù, veri figli di Dio (Rm 8,14).
Il dono della grazia è ecclesiale. Se noi non conosciamo le frontiere della grazia, sappiamo
per mezzo della fede che la Chiesa di cui siamo membri è stata voluta da Cristo per essere in
lui "il sacramento, cioè il segno ed il tramite dell'unione intima con Dio e dell'unità di tutto il
genere umano" (Lumen gentium , 1).
Così, essere membro della Chiesa è un dono immenso e una responsabilità. Essa ha ricevuto
dal suo Signore la missione e la forza di trasmettere la grazia di Cristo fino alle estremità
della terra (At 1,8), proclamando la parola, battezzando nel nome del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo (Mt 28,19), celebrando l'Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana.
Membri della Chiesa dal giorno del nostro battesimo in Cristo, nutriti dalla parola e
dall'Eucaristia, purificati dal sacramento della riconciliazione, possiamo cooperare, ciascuno
secondo la propria vocazione, alla missione sacerdotale, profetica e regale della Chiesa.
Bisogna per questo offrirci sempre più totalmente al dinamismo divino ricevuto nel
battesimo, all'amore personale di Dio per ognuno di noi, che porta in sé la realizzazione della
nostra missione e il pegno della nostra santità. Dedicare noi stessi alla nostra grazia,
devolverle tutte le energie e tutte le capacità del nostro essere è l'atto più ragionevole e più
libero che possiamo fare.
Questo tesoro lo portiamo in vasi senza valore (2Cor 4,7), ma la grazia ci è sufficiente
poiché la forza di Gesù si espande senza misura nella debolezza dell'uomo (2Cor 12,9). È
per mezzo della grazia di Dio che noi siamo i suoi figli, e la sua grazia in noi non sarà inutile
(1Cor 15,10) se gli diamo ogni giorno la collaborazione ecclesiale della nostra fede, della
nostra speranza e del nostro amore (1Ts 1,3) al servizio dei nostri fratelli, secondo
l'esempio di Maria, madre della Chiesa, piena di grazia (Lc 1,28).
ISTITUTO NOTRE-DAME DE VIE

Commenti

Post più popolari