Giuseppe Bortoloso"Un uomo aveva due figli..."XXVI DOMENICA T. O.

XXVI DOMENICA T. O.Vangelo: Mt 21,28-32 
Il profeta Ezechiele oppone casi antitetici: la possibile perversione del giusto e la sempre possibile conversione dell’iniquo.
La differenza tra i due fratelli presentati dalla parabola, in cui viene ritratto un quadretto familiare, non dipende dall’acconsentire o meno alla proposta e al comando del padre, quanto piuttosto dalla capacità di riflettere sulle conseguenze e sul possibile miglioramento o
deterioramento delle proprie reazioni immediate.
E’ ancora diffusa una concezione esteriore e quantitativa della religiosità dei gruppi e delle persone (quasi che essa si possa misurare soltanto in base all’appartenenza sociologica o dalla presenza di certe pratiche religiose facilmente verificabili: messa, sacramenti, preghiere, devozioni,elemosine …).
A provocare questo equivoco contribuiscono anche certe ricerche socio-religiose che codificano convenzionalmente una scala di religiosità e di appartenenza ecclesiale che, se da un certo punto di vista obbliga ad aprire gli occhi su penose situazioni, dall’altra è ben lontana dall’esaurire il complesso fenomeno della religiosità sia di gruppo che individuale.
Al di là della pratica e della appartenenza esteriore e giuridica, esiste una presenza e un chiaro influsso cristiano ed evangelico in strati di popolazione apparentemente marginali ed estranei.
La religione come è vissuta da molti cristiani presenta diversi livelli e diverse modalità di esperienza. Può essere vissuta come una somma di pratiche, di devozioni, di riti quasi fine a se stessi; come una visione del mondo e delle cose; come un criterio di giudizio su persone, valori, avvenimenti.
Può manifestarsi come codice morale e forma dell’agire o come integrazione fede-vita, cioè come sintesi sul piano del giudizio e dell’azione, fra il messaggio del Vangelo e le esigenze e gli impegni della propria vita personale e comunitaria.
Il vero cristiano opera l’integrazione fede-vita. Il “sì” della sua fede diventa cioè il “sì” della sua vita; la parola e la confessione delle labbra diventano azione e gesto delle sue mani e del suo fare. Così la discriminante tra il “sì” e il “no” non passa attraverso le pratiche e l’osservanza delle leggi, ma attraverso la vita.
Beppe Bortoloso

Commenti

Post più popolari