Enzo Bianco, sdb "Lezione di Gesù sulla coerenza"

28 settembre 2014 | 26a Domenica A  -  T. Ordinario | Omelia di approfondimento
Un padre dice ai figli: andate a lavorare nella vigna. Un figlio risponde non ci vado, ma poi ci va. L'altro dice ci vado, e non ci va. Storia banale, di tutti i giorni, può capitare dappertutto. A chi alludeva Gesù? Che cosa voleva dire? E c'è un insegnamento anche per noi? Vediamo di capire.
* Anzitutto, quali circostanze spinsero il Signore a raccontare la parabola. Gesù era a Gerusalemme. Vi era entrato trotterellando su un somarello, accolto dalla gioventù festante con gli osanna e i rami di ulivo. Si aggirava con gli apostoli nei cortili e porticati del Tempio, dove si svolgeva larga parte della vita pubblica.
Incontrava i Principi del sacerdoti, gli Anziani del popolo (cioè i senatori del sinedrio), in genere Scribi e Farisei.
Da poco aveva scacciato i mercanti dal Tempio, e - notava la gente - parlava ai discepoli e alle folle "come uno che ha autorità". Tanti gli erano nemici, lo sorvegliavano, discutevano con lui, cercavano di coglierlo in errore. Lo minacciavano. Perciò Gesù a sera lasciava Gerusalemme e cercava riparo a Betania, dove Lazzaro Marta e Maria lo ospitavano e lo proteggevano. Ma già s'intravedeva per lui l'ombra infausta del Golgota.

LA PARABOLA DEI DUE FIGLI

Dunque Gesù istruiva le folle e gli apostoli con le parabole, abbiamo appena udito la parabola dei due figli del vignaiolo. Figli così diversi, e così in contraddizione, non solo con il padre ma prima ancora con se stessi. I suoi ascoltatori si rendevano conto che Gesù l'aveva raccontata per tirare le orecchie a quei suoi nemici accaniti, gli scribi e i farisei, sempre pronti a criticarlo, a scagliarsi contro di lui.

* Ma attenzione, sarà bene non fare di ogni erba un fascio. Scribi e farisei, mica tutti erano da condannare: Alcuni erano ben intenzionati, sinceri, onesti. A uno scriba Gesù disse: "Non sei lontano dal regno dei cieli". Il senatore Nicodemo, che simpatizzava in segreto per Gesù e lo difenderà in sinedrio rischiando di persona, era un fariseo, e la Chiesa lo ha inserito nell'elenco dei suoi santi.

* I più però meritavano il titolo di ipocriti con cui il Signore sovente li bollava e senza troppi complimenti. Li redarguiva: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati. All'esterno i sepolcri appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all'esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità" (Mt 23,27-28).

OGGI GLI YESMEN

Quindi la parabola per gli ascoltatori di Gesù era chiara: il figlio con l'ossequioso sissignore verso il padre, e con la successiva disobbedienza, rappresentava proprio gli scribi e i farisei.
Quegli ipocriti erano parecchi allora, e non pensiamo che oggi siano scomparsi. Esistono ancora, e sono tanti. Un neologismo moderno li qualifica come yesmen, uomini astuti che dicono sempre sì e poi fanno quello che vogliono. Strisciano per fare carriera. In politica sono quelli che promettono e poi non mantengono.

* Il primo figlio dice: "Non ne ho voglia", ma poi si pente e si mette al lavoro. Dal dibattito seguito alla parabola, risulta che Gesù si riferiva ai discepoli del Battista. Il Battista non c'era più, ucciso per i begli occhi di Salomè. Ma alla sua predicazione tanti si erano convertiti, perfino i peccatori incalliti, come i pubblicani e le prostitute
Questi ultimi, sappiamo chi sono. I pubblicani, cioè gli inflessibili esattori che estorcevano le tasse e le consegnavano agli invasori romani. Odiati da tutti. E le donne di malaffare. Insomma gente della peggior risma. Alcuni avevano ascoltato la predicazione del Battista, e si erano convertiti.
Conversioni ancor più numerose e radicali stavano avvenendo ora con lo stesso Gesù. Gente di ogni tipo, inquieti, disperati. Cambiavano vita. E poi entreranno a formare con Pietro e gli apostoli la Chiesa delle origini.

LA LEZIONE DI GESÙ PER OGGI

La tirata di orecchi che Gesù fa agli yesmen del suo tempo, perché incoerenti e ipocriti, e sepolcri imbiancati, ha una portata universale. Vale non meno per gli yesmen di oggi. Nella parabola Gesù dipinge un quadro di valori essenziali per il suo regno. Vi si rispecchiano la fragilità umana, il facile e frequente ripiegamento nell'ipocrisia, però anche la possibilità di conversione, di pentimento.
E quindi la bellezza del rimboccarsi le maniche, dell'impegno appassionato per la vigna del Signore. È stato detto partendo da un'immagine non meno suggestiva: "Sulla barca della Chiesa nessuno è turista, siamo tutti equipaggio" (Yves Congar).

* La lezione di Gesù decrive il mondo dei valori, la coerenza, vizi e virtù.
- Il figlio che dice il sussiegoso signorsì ci richiama l'ipocrisia, e col rifiutarsi al lavoro incarna la pigrizia nel fare il bene, cioè l'accidia, uno dei sette vizi capitali.
- Il figlio che dice non ne ho voglia ma poi va nella vigna e si rimbocca le maniche ci ricorda il pentimento, la conversione. E la vita nuova in Cristo.

* Ipocrisia, accidia, conversione. Sappiamo bene…
- Chi è l'ipocrita? E' il protagonista di quel film che è stato intitolato "Vizi privati e pubbliche virtù". Domina sulla scena sociale e politica oggi come non mai. Abbiamo visto tanti democristiani che non erano né demo né cristiani.
- E il pigro? Sappiamo: uno che se c'è un lavoro da compiere si fa in quattro, poi manda gli altri tre.
- E oggi la conversione? Ormai con la patente data anche ai ragazzi in brachette tutti sanno cos'è l'inversione a U, ma un po' meno cos'è la conversione del cuore.

* Accanto a quei due fratelli della parabola forse si potrebbe ipotizzare un terzo personaggio, che incarna la virtù non molto frequente, la virtù della coerenza. Nella storia della Chiesa c'è almeno una sorellina di quei due, che seppe imboccare una terza via, piccola ma difficile e incantevole. E' santa Teresa di Lisieux. Cresciuta nel dialogo con Dio in una famiglia piena di fede, ha potuto scrivere nella sua autobiografia Storia di un'anima: "Dall'età di tre anni, io non ho negato nulla al buon Dio".
Molto meglio che i due figli del vignaiolo. Meglio certo di quello che disse sì e poi fece no. E meglio anche di quello che disse no e fece sì. Più brava di tutti, Teresina disse sì e fece sì.

                                                                                   Enzo Bianco, sdb

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