Enzo Bianco, sdb"SIAMO TUTTI INVITATI, ENTRA CHI VUOLE"

5 ottobre 2014 | 27a Domenica A  -  T. Ordinario | Omelia di approfondimento
Una parabola dalle tinte fosche. Racconta di un re che ha diramato gli inviti al banchetto di nozze del figlio, l'erede, ma i pezzi grossi del regno rifiutano l'invito. Il re insiste perché partecipino, e loro uccidono i suoi messi. Allora il re manda i soldati, che danno alle fiamme le residenze dei pezzi grossi, e menano strage.
* La parabola di Gesù s'ispira alle calamità e
guerre di quel tempo lontano, molto travagliato. Ma i particolari catastrofici sono soltanto materiale del racconto fantastico, mentre la parabola mira più in alto e ci propone in sintesi la storia della nostra salvezza. Traccia un quadro di errori e misfatti, e infine ci spiega che Dio scrive diritto anche sulle righe storte degli uomini.
* Dunque un banchetto di nozze, momento privilegiato. Anche noi qualche volta avremo esclamato: "Ma è un invito a nozze!", volendo indicare un'occasione ghiotta e assolutamente da non perdere. Invece gli invitati della parabola accampano scuse, e declinando l'invito perdono l'occasione. È tutto pronto, venite, sarà un banchetto coi fiocchi. Ma i pezzi grossi rispondono picche.

Che cosa diceva questa parabola ai primi cristiani

Il banchetto, si sa, è un simbolo forte: indica volontà di fare comunione, suscitare dialogo, rinsaldare l'amicizia. Per gli ebrei aveva una forte connotazione religiosa.
La Prima Lettura ci ha fatto ascoltare il Canto del banchetto, con cui un antico profeta sviluppava l'idea della benevolenza di Dio verso Israele. Dio organizza sul monte di Sion il convito: sontuoso, regale, capace di suscitare la gioia di quel popolo che così si sentiva amato da Dio. E il Salmo responsoriale della messa ha commentato: "Davanti a me tu prepari una mensa… Il mio calice trabocca".
* Quanto al Signore, consumava abitualmente i pasti con gli altri, con i discepoli e con chiunque lo invitasse. Ha fatto trasparire per la prima volta la sua natura divina cambiando l'acqua in vino nelle nozze di Cana. Ha suscitato la conversione di Zaccheo recandosi a mensa in casa sua. I farisei lo accusavano di mangiare - troppo sovente, e volentieri - a casa di pubblicani e peccatori. In un banchetto una peccatrice cosparge di profumo i suoi piedi, e riceve da lui il perdono dei peccati.
E così fino alla fine. Nella sua ultima riunione conviviale, l'Ultima Cena, Gesù istituirà l'Eucaristia e il nuovo sacerdozio. Risorto, si farà riconoscere dai discepoli di Emmaus allo spezzare del pane sedendo a mensa con loro. Infine prima di salire al cielo si mostrerà agli apostoli nel Cenacolo, chiedendo: "Avete qualcosa da mangiare?" e facendo cena con loro.
* Questo il comportamento di Gesù. Quanto ai suoi insegnamenti, ha utilizzato sovente l'immagine del banchetto come simbolo con cui costruire le parabole. Il banchetto per lui era simbolo dell'aldilà, del Regno dei cieli, dell'umanità con Dio. Questa domenica il Vangelo propone appunto la colorita "Parabola degli invitati che rifiutano l'invito".
In pratica, alla festa di nozze del Figlio sono tutti invitati. Chi mai tra i sudditi oserebbe rifiutare l'invito del proprio re? Invece è ciò che accade. I pezzi grossi di quel regno accampano pretesti: hanno da badare ai campi, agli affari. Qualcuno insulta i nunzi regali, qualcuno addirittura li uccide. E il re, sdegnato, affida ai soldati la giusta punizione.
* Notare che il re "diede alle fiamme la loro città": è una chiara allusione alla distruzione di Gerusalemme da parte dei romani, avvenuta l'anno 70 d.C. E secondo i biblisti la parabola risulta non tutta di Gesù parola per parola, ma rielaborata dall'evangelista a partire dai precedenti arricchimenti portati al racconto dalla prima comunità cristiana.
Il rifiuto dei pezzi grossi è in sé un gesto assurdo, ma proprio da quell'assurdità Gesù ricava - per nostra istruzione - le verità che fanno parte del nostro credere. Cioè: agli inviti di Dio va risposto "sì ".

Che cosa dice la parabola ai cristiani d'oggi

Il rifiuto a Dio avviene oggi non meno di ieri. Il nostro mondo è pieno di gente che vive immersa negli affari, come se Dio non esistesse. È intenta ad accumulare la roba, a farsi la barca. Magari più preoccupata dell'esistenza degli idraulici, come osservava Woody Allen con ironia: "Non solo Dio non esiste, ma provate a trovare un idraulico durante il week end!".
* Purtroppo c'è stato anche un rifiuto di Dio ben più pesante, radicale, che è consistito nel combatterlo. Come quel barricadiero della Comune di Parigi (1870) che - altra citazione sulla linea del paradosso - lanciò lo slogan raccolto con scrupolo dai cronisti: "Se Dio esistesse, bisognerebbe fucilarlo".
Fuori dal paradosso, anche realtà tremende. Pensiamo a quali eccessi hanno condotto per esempio l'ateismo marxista e il paganesimo nazista del secolo scorso: a dittature imposte con migliaia e milioni di morti, alla Seconda Guerra mondiale. Auschwitz compreso.
* Quel banchetto della parabola dalle fosche tinte, era organizzato da Dio nel rispetto della radicale libertà dell'uomo. Ma nella speranza e per la gioia. Come diceva una santa, Caterina da Genova, "Dio apre il paradiso a tutti, entra chi vuole".
Ecco, basta volerlo. Ma occorre volerlo davvero, coi fatti, e a maniche rimboccate.

                                                                                   Enzo Bianco, sdb

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