MACHETTA Domenico SDB Natale di Gesù - Anno B 2014

25 dicembre 2014 | Natale di Gesù - B | Appunti per la Lectio
Messa della Notte 1ª LETTURA: Is 9,1-3.5-6 VANGELO: Lc 2,1-14
Messa del Giorno 1ª LETTURA: Is 52,7-10 VANGELO: Gv 1,1-18
Che cosa è successo?
L'arrivo del Messia avvenne in modo diverso da come lo si immaginava.

I Romani rimasero padroni del paese e i sommi sacerdoti e gli scribi continuarono a tenere il popolo sotto il loro dominio.

E allora?
Qual è il miracolo della notte santa?
I piccoli del Signore, invisibilmente, sono stati posseduti da una forza divina e, pur non vedendosi alleggeriti dai pesi dell'esistenza terrena, hanno incominciato a sentire quei pesi un "giogo dolce e leggero".
"La vita divina, che viene accesa nell'anima, è la luce che è venuta nelle tenebre, il miracolo della notte santa" (Edith Stein).
"Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce" (Is 9,1). Gli uomini di Babele volevano costruire una torre per toccare il cielo. Ora è il cielo che tocca la terra, un ponte è stato gettato: l'"umano" è stato assunto da Dio. Si compie il sogno di Giacobbe e gli angeli sono ormai di casa sulla terra.

Il Vangelo della notte di Natale inizia con una parola, che purtroppo in molte traduzioni non emerge, una parola che Luca usa più volte: nel testo greco è eghéneto, in latino factum est. "Avvenne": è un impersonale, l'impersonale di Dio. Questo impersonale indica una circostanza la cui ragione d'essere non è subito visibile, perché appartiene a Dio. Un editto di Cesare Augusto... Imprevisti, contrattempi, cose dritte, cose storte... tutto è orchestrato da Dio per un disegno misterioso che a noi sfugge; ma niente è sotto la regia del caso. Dio entra nelle pieghe della storia umana, piena di miserie, e scrive la sua storia.
C'è un'obbedienza di Giuseppe e Maria all'ordine del-l'imperatore. In realtà è un'obbedienza a Dio. "Non avresti nessun potere su di me", potrebbe rispondere Giuseppe all'imperatore, "se non ti fosse stato dato dall'alto".

Ricordiamo questa battuta di Gesù rivolta a Pilato. C'è subito un messaggio molto forte per noi: non c'è avvenimento, per banale che sia, per storto che sia, causato magari dalle miserie degli uomini, che non sia sotto la regia di Dio. "Tutto concorre al bene di chi ama il Signore" (Rm 8,28).
Si tratta allora di affrontare la vita in stato di obbedienza: vivere tutto, dal semplice raffreddore alle grandiprove della vita, in obbedienza al Padre. È il segreto della santità. Il mistero del Natale è sotto il segno della fatica, del contrattempo, dell'imprevisto. Estrema debolezza, dunque, fragilità e precarietà: il Verbo si è fatto carne. "Carne": con questa parola Giovanni indica tutto l'abbassamento del Verbo di Dio.

Ma veniamo al punto centrale: per Maria si compiono i giorni del parto. Nasce per noi un bambino. Per noi. Puer natus est nobis (1ª lettura della notte). "È nato per voi", dicono gli angeli ai pastori. Quel bambino dunque è nostro, ci appartiene. Maria lo avvolge in fasce e lo depone in una mangiatoia. La parola "mangiatoia", che Luca ci ripete per tre volte, assume un'importanza eccezionale. Gesù è deposto in una mangiatoia "perché non c'era posto per loro". Lo dice Luca. Dove non c'era posto? Nel katálüma, che veniva tradotto impropriamente "albergo" (la nuova traduzione CEI mette "alloggio"). Luca userà un'altra volta questa parola parlando dell'ultima cena: katálüma è la camera alta, la sala al piano superiore per celebrare la Pasqua.

Cosa dire?
Non è il caso di pensare a un rifiuto (Giuseppe aveva parenti e conoscenti, e poi pensiamo al senso di ospitalità degli orientali). Per l'affollamento causato dal censimento, non c'era posto dove alloggiavano gli uomini, nella stanza comune, e allora forse proprio Maria e Giuseppe hanno preferito la parte degli animali, la stalla-grotta che concedeva loro più calma e riservatezza. Maria e Giuseppe, intanto, imparavano lo stile di Dio, "meditando e conservando nel cuore ogni parola".
Una stalla, dunque, ha trovato il Figlio di Dio entrando nella storia umana. La lezione di "marginalità" che ha folgorato Francesco d'Assisi e tutti i santi rimane una lezione perenne e sempre urgente per la Chiesa di tutti i tempi. Quello che sarà chiesto ai cristiani lo vive Gesù per primo: lo stato di paroikìa, la marginalità, il vivere da stranieri e pellegrini in questo nostro mondo.
E poi la scena dei pastori, personaggi obbligati nel mistero del Natale. Per Luca rappresentano l'umile popolo che crede, che va "senza indugio", nella notte, alla ricerca del Messia. A loro vengono consegnate dagli angeli le due parole che la Chiesa dovrà cantare e gridare con la vita: "Gloria e pace". Se Dio ha gloria (quindi "peso") l'umanità ha pace.

MACHETTA Domenico

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