D. Gianni Mazzali SDB"SIAMO DIVENTATI FIGLI DI DIO"

4 gennaio 2015 | 2a Domenica di Natale - Anno B  | Omelia
La Parola intende penetrare la nostra esistenza, raggiungere gli anfratti, anche quelli più nascosti, della nostra esperienza umana. Ad una prima indagine si potrebbe concludere che questa seconda domenica dopo Natale ribadisce il messaggio natalizio, già ampiamente proposto e ribadito in questi giorni. Ma c'è qualcosa di più che oggi la Parola vuole dirci, raggiungendoci nella nostra attuale contingenza esistenziale

Abbiamo bisogno di sapienza, di saggezza, di equilibrio
Ci scopriamo oggi spesso sfrenati, sregolati, quasi storditi da atteggiamenti eccessivi che sembrano lì per lì soddisfarci, ma solo per brevi attimi, per poi alimentare nuovamente una ricerca spasmodica che non sembra avere esito. Lo siamo spesso nella brama delle cose, dei beni, dei nuovi prodotti, delle novità tecnologiche. Anche nel soddisfare la nostra ricerca del piacere, del godimento, del divertimento ci dimostriamo incontentabili e poi, a conti fatti, scontenti per attimi intensi di piacere effimero, forse anche amaro. C'è spesso sregolatezza anche nel nostro ritmo di lavoro, con tempi e scadenze che ci soffocano, che ci costringono e che poi richiedono uno sfogo smodato. Percepiamo che c'è un grande bisogno di saggezza, di equilibrio, di moderazione nella nostra vita. Ci viene incontro il brano di Ben Sirac che introduce, personificandola, la sapienza che riceve direttamente da Dio questo comando: "Fissa la tua tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele, affonda le tue radici tra i miei eletti". Indubbiamente la sapienza è dono di Dio, ma si conferma e si arricchisce della esperienza umana, delle vicende molteplici di cui è testimone tra gli uomini. Il nostro equilibrio, la nostra saggezza si sperimentano quindi alla confluenza tra quanto Dio suscita in noi come dono e quanto noi abbiamo appreso, magari anche sbagliando, dalla nostra esperienza: una scintilla di divino che si inserisce nel nostro quotidiano e che illumina e tempera i nostri eccessi.

Sentirsi figli

Come ha creato la sapienza fin dal principio, Dio ci ha pensati e scelti prima della creazione del mondo "predestinandoci ad essere per lui figli adottivi". L'affermazione del prologo della lettera di Paolo agli Efesini viene ripresa dal prologo di Giovanni :"A quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio". Questa nitida affermazione del progetto di Dio della nostra figliolanza adottiva, concepito prima della creazione e realizzato nel tempo con l'incarnazione del Figlio Unigenito incrocia un altro fondamentale bisogno: la confortante certezza che abbiamo un Padre che ci ha pensati e ci ama come figli suoi. Lo sentiamo certamente come una esigenza e come una carenza della nostra epoca, ma forse è sempre stato così. Lo dice la costante attualità della parabola del Padre Misericordioso. Sentirsi figli tempera le tante solitudini di oggi, ma anche gli eccessivi protagonismi e i conseguenti feroci antagonismi. Giovanni acutamente in un breve inciso pone una condizione discriminante: "a quanti lo hanno accolto". Possiamo essere figli autentici, come lo sono a tutti gli effetti i figli adottivi, se partecipiamo alla figliolanza del Figlio. In Gesù, il Figlio generato dal Padre, possiamo sentirci a pieno titolo figli, senza deroghe, senza sconti. Qui si radica la nostra fratellanza, sgorga l'amore fraterno, la solidarietà universale.

Una luce che ti illumina dal di dentro

Sapienza e figliolanza sono aspetti di una grande luce che ha sconvolto e può continuare a sconvolgere la nostra vita: "Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo". Il tema della luce è caro all'evangelista Giovanni e viene variamente introdotto come fondamentale nel suo Vangelo e nelle sue lettere. Il discepolo prediletto esprime nello stesso tempo una straordinaria verità e un fondamentale bisogno. La luce è per tutti gli uomini essenziale: senza luce non c'è vita, non c'è crescita, non c'è sviluppo. Il buio e il freddo bloccano ogni espressione umana. Ma Giovanni vuole dire di più. La luce di Gesù penetra nel cuore, lo illumina, lo trasforma e poi, ripartendo dal cuore, si riflette, si allarga alla vita personale, al mondo, alle situazioni, agli eventi, alle persone. Gesù reca una luce, è Lui stesso Luce che consente di guardare alla vita e alla realtà con occhi diversi perché parte da un cuore e da una mente che sono stati trasformati. Se abbiamo fatto l'esperienza personale della Luce di Cristo possiamo illuminare il mondo, incendiarlo, trasformarlo nella Luce di Dio. Essere toccati dal raggio della Luce di Dio significa rinascere, essere creature nuove nella sua grazia e nella sua verità.
"La vita è una grande avventura verso la luce" (Paul Claudel)

D. Gianni Mazzali SDB

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