don Luciano Cantini " Irrompere"
III Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (25/01/2015)
Vangelo: Mc 1,14-20
Proclamando il vangelo di Dio
Marco racconta che all'inizio Gesù proclamava, annunciava in modo aperto e palese, il Vangelo di Dio. Per farlo andò in Galilea. Mentre
Giovanni rimaneva nel deserto e là accoglieva le folle, Gesù si mette in cammino per andare incontro agli uomini dove questi si trovano; prima ancora di chiedere la conversione (cambiamento di vita) degli uomini per il Vangelo, lui stesso si fa Vangelo e converte la sua vita facendosi prossimo agli uomini.
Per Dio è giunto il momento giusto (kairòs) per manifestarsi in Gesù agli uomini, avvicinarsi a loro, chiamarli ad una esistenza nuova. La buona notizia (vangelo) è proprio la vicinanza di Dio e del suo Regno, per questo agli uomini è chiesto di cogliere il compimento che in questo tempo si sta manifestando: "convertitevi e credete..."; la fede (credere) presuppone la decisione di cambiare direzione (conversione) per mettere quel vangelo al centro della propria vita. La condizione per credere è convertirsi; non una decisione presa una volta sola e che vale per sempre ma una sfida di tutti i giorni, perché ogni giorno si può cambiare qualcosa ed ogni giorno qualcosa può modificarci. Nella quotidianità del cambiamento si raggiunge il credere, si lascia che Dio irrompa nella nostra storia e ci modelli la vita come il vasaio la creta (Sir 3,13).
La tentazione aberrante è sentirsi arrivati, pensare la conversione come atto definitivo perché convinti di possedere la "verità", che non è più buona notizia ma ideologia a cui piegare l'esistenza e il mondo.
La capacità di cambiare direzione implica l'attitudine a lasciare il posseduto per consegnare la propria vita nelle mani di un Altro; questa caratteristica tipologizza il discepolo.
Lungo il mare di Galilea
Il testo di Marco non è un semplice resoconto di un incontro che ha cambiato la vita a quattro pescatori: è un racconto essenziale che nella ripetizione, simile ma non identica, ci mostra qualcosa che riguarda tutti i chiamati da Gesù. Il Signore passa lungo il mare, vede e chiama l'uomo che sta trafficando con le sue cose nel mondo.
Non sacerdoti, non dottori della legge, né scribi, nessuno della classe dirigente della religione, della politica della finanza. Diventare discepolo è un fatto radicale, che chiede di ripensare tutta la propria vita tale da modificare la quotidianità, rischio che può permettersi solo chi non ha poco o nulla da perdere, non certo chi ha un potere da difendere.
Venite dietro a me
La proposta di Gesù è radicale, Marco non racconta un dialogo, non ci sono domande né perché; la risposta è altrettanto radicale espressa non a parole ma nei fatti concreti, immediati, in quel subito che non lascia spazio a nulla se non al silenzio. La proposta di Gesù non ha offerte o contropartite, non offre sicurezze, se non una prospettiva paradossale, ermetica, incomprensibile: «vi farò diventare pescatori di uomini».
Marco sembra abusare della parola subito (41 volte su un totale di 51 nel Nuovo Testamento), certamente esprime l'urgenza del Regno ma soprattutto la passione emotiva, il carico di attese, il senso di quel momento giunto al colmo del tempo. Al subito di Simone e Andrea nel rispondere, fa seguito il subito di Gesù nella chiamata di Giacomo e Giovanni. Simone e Andrea si affidano al Cristo che passa accanto alla loro vita lasciando in mare le reti gettate; Gesù chiama Giacomo e Giovanni perché ha bisogno degli uomini, chiede la loro compagnia, dunque essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni. Gesù chiama per condividere un progetto nuovo di umanità.
Andarono dietro a lui
Gesù chiama i discepoli mentre stanno lavorando, nel pieno della loro attività quotidiana, non in un momento particolare di contemplazione o di preghiera: nessuna azione umana è priva della presenza di Dio.
Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, lasciata ogni cosa, seguono Gesù, consentono che il "fare" preceda ogni considerazione e ogni comprensione. La chiamata di Gesù ha scosso il loro cuore già gonfio di aspettative, ha penetrato il profondo delle loro attese, ha scatenato il desiderio dell'impercettibile e dell'insondabile. Dalle relative sicurezze della vita il discepolo viene proiettato alla piena insicurezza (D. Bonhoeffer, Sequela).
Così Marco rappresenta la chiamata dei primi discepoli ma anche lo straordinario e l'assurdo che irrompe in ogni essere umano che nella ricerca di Dio si incontra con Cristo.
Andare dietro a lui è un qualcosa assolutamente privo di contenuto. Non è in effetti un programma di vita, la cui realizzazione possa apparire sensata, non è uno scopo, un ideale verso cui si possa tendere. Non è affatto qualcosa per cui, secondo l'opinione umana, possa valere la pena di mettere in gioco qualcosa o addirittura se stessi" (D. Bonhoeffer).
Diventare discepoli di Cristo non è adesione ad un pensiero o una dottrina "ma una nuova creazione dell'esistenza" (D. Bonhoeffer).
Vangelo: Mc 1,14-20
Proclamando il vangelo di Dio
Marco racconta che all'inizio Gesù proclamava, annunciava in modo aperto e palese, il Vangelo di Dio. Per farlo andò in Galilea. Mentre
Giovanni rimaneva nel deserto e là accoglieva le folle, Gesù si mette in cammino per andare incontro agli uomini dove questi si trovano; prima ancora di chiedere la conversione (cambiamento di vita) degli uomini per il Vangelo, lui stesso si fa Vangelo e converte la sua vita facendosi prossimo agli uomini.
Per Dio è giunto il momento giusto (kairòs) per manifestarsi in Gesù agli uomini, avvicinarsi a loro, chiamarli ad una esistenza nuova. La buona notizia (vangelo) è proprio la vicinanza di Dio e del suo Regno, per questo agli uomini è chiesto di cogliere il compimento che in questo tempo si sta manifestando: "convertitevi e credete..."; la fede (credere) presuppone la decisione di cambiare direzione (conversione) per mettere quel vangelo al centro della propria vita. La condizione per credere è convertirsi; non una decisione presa una volta sola e che vale per sempre ma una sfida di tutti i giorni, perché ogni giorno si può cambiare qualcosa ed ogni giorno qualcosa può modificarci. Nella quotidianità del cambiamento si raggiunge il credere, si lascia che Dio irrompa nella nostra storia e ci modelli la vita come il vasaio la creta (Sir 3,13).
La tentazione aberrante è sentirsi arrivati, pensare la conversione come atto definitivo perché convinti di possedere la "verità", che non è più buona notizia ma ideologia a cui piegare l'esistenza e il mondo.
La capacità di cambiare direzione implica l'attitudine a lasciare il posseduto per consegnare la propria vita nelle mani di un Altro; questa caratteristica tipologizza il discepolo.
Lungo il mare di Galilea
Il testo di Marco non è un semplice resoconto di un incontro che ha cambiato la vita a quattro pescatori: è un racconto essenziale che nella ripetizione, simile ma non identica, ci mostra qualcosa che riguarda tutti i chiamati da Gesù. Il Signore passa lungo il mare, vede e chiama l'uomo che sta trafficando con le sue cose nel mondo.
Non sacerdoti, non dottori della legge, né scribi, nessuno della classe dirigente della religione, della politica della finanza. Diventare discepolo è un fatto radicale, che chiede di ripensare tutta la propria vita tale da modificare la quotidianità, rischio che può permettersi solo chi non ha poco o nulla da perdere, non certo chi ha un potere da difendere.
Venite dietro a me
La proposta di Gesù è radicale, Marco non racconta un dialogo, non ci sono domande né perché; la risposta è altrettanto radicale espressa non a parole ma nei fatti concreti, immediati, in quel subito che non lascia spazio a nulla se non al silenzio. La proposta di Gesù non ha offerte o contropartite, non offre sicurezze, se non una prospettiva paradossale, ermetica, incomprensibile: «vi farò diventare pescatori di uomini».
Marco sembra abusare della parola subito (41 volte su un totale di 51 nel Nuovo Testamento), certamente esprime l'urgenza del Regno ma soprattutto la passione emotiva, il carico di attese, il senso di quel momento giunto al colmo del tempo. Al subito di Simone e Andrea nel rispondere, fa seguito il subito di Gesù nella chiamata di Giacomo e Giovanni. Simone e Andrea si affidano al Cristo che passa accanto alla loro vita lasciando in mare le reti gettate; Gesù chiama Giacomo e Giovanni perché ha bisogno degli uomini, chiede la loro compagnia, dunque essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni. Gesù chiama per condividere un progetto nuovo di umanità.
Andarono dietro a lui
Gesù chiama i discepoli mentre stanno lavorando, nel pieno della loro attività quotidiana, non in un momento particolare di contemplazione o di preghiera: nessuna azione umana è priva della presenza di Dio.
Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, lasciata ogni cosa, seguono Gesù, consentono che il "fare" preceda ogni considerazione e ogni comprensione. La chiamata di Gesù ha scosso il loro cuore già gonfio di aspettative, ha penetrato il profondo delle loro attese, ha scatenato il desiderio dell'impercettibile e dell'insondabile. Dalle relative sicurezze della vita il discepolo viene proiettato alla piena insicurezza (D. Bonhoeffer, Sequela).
Così Marco rappresenta la chiamata dei primi discepoli ma anche lo straordinario e l'assurdo che irrompe in ogni essere umano che nella ricerca di Dio si incontra con Cristo.
Andare dietro a lui è un qualcosa assolutamente privo di contenuto. Non è in effetti un programma di vita, la cui realizzazione possa apparire sensata, non è uno scopo, un ideale verso cui si possa tendere. Non è affatto qualcosa per cui, secondo l'opinione umana, possa valere la pena di mettere in gioco qualcosa o addirittura se stessi" (D. Bonhoeffer).
Diventare discepoli di Cristo non è adesione ad un pensiero o una dottrina "ma una nuova creazione dell'esistenza" (D. Bonhoeffer).
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