don Paolo Zamengo"Oltre l’inaccessibile Gv 1, 1-18"
La scena del presepio è muta. Nessuno parla. Non parlano Maria e Giuseppe. Non parla Gesù: vince il linguaggio del silenzio.
Eppure Giovanni, nel prologo del suo vangelo, presenta Gesù come il Verbo di Dio, la parola fatta carne. Il messaggio è chiaro. Il Natale del Signore è una Parola da riconoscere, una persona da ascoltare, un volto da contemplare.
Per parlare di sé agli uomini, Dio si è vestito di umanità, entrando nella storia a condividere le fatiche di ogni percorso. Con lui nessuno è più solo.
Grazie a lui la carne non è più polvere e fango, mistero di decadenza o di fragilità. La nascita di Gesù ridona dignità all’uomo. I limiti del tempo e dello spazio diventano tempi e spazi di salvezza.
Nel silenzio la Parola fatta carne piange e si agita, sorride e parla, racconta, con la propria presenza sulla terra, l’amore di Dio che perdona, accoglie, guarisce e rialza.
Come Maria e Giuseppe i pastori si accostano alla parola, la meditano e la conservano nel cuore. Ogni credente accoglie questa parola e la ripete con gioia ai viandanti come lui per le strade della terra. Perché Dio trasforma l’abisso umano in una culla, il vuoto in aurora, il tramonto in luce, il silenzio in dialogo, la morte in vita.
La parola incarnata crea discepoli che si propongono al mondo con parole incarnate. Dall’incarnazione di Gesù nasce il rispetto dell’uomo per l’uomo, il superamento delle divisioni, l’abbandono fiducioso nella bontà del Signore.
Ma le parole da sole non bastano. Saranno parole accolte soltanto se diventano a loro volta parole incarnate, vissute dentro scelte quotidiane. Il regno di Dio irrompe nella storia umana quando il credente sarà capace di farsi parola semplice e comprensibile con la vita.
Eppure Giovanni, nel prologo del suo vangelo, presenta Gesù come il Verbo di Dio, la parola fatta carne. Il messaggio è chiaro. Il Natale del Signore è una Parola da riconoscere, una persona da ascoltare, un volto da contemplare.
Per parlare di sé agli uomini, Dio si è vestito di umanità, entrando nella storia a condividere le fatiche di ogni percorso. Con lui nessuno è più solo.
Grazie a lui la carne non è più polvere e fango, mistero di decadenza o di fragilità. La nascita di Gesù ridona dignità all’uomo. I limiti del tempo e dello spazio diventano tempi e spazi di salvezza.
Nel silenzio la Parola fatta carne piange e si agita, sorride e parla, racconta, con la propria presenza sulla terra, l’amore di Dio che perdona, accoglie, guarisce e rialza.
Come Maria e Giuseppe i pastori si accostano alla parola, la meditano e la conservano nel cuore. Ogni credente accoglie questa parola e la ripete con gioia ai viandanti come lui per le strade della terra. Perché Dio trasforma l’abisso umano in una culla, il vuoto in aurora, il tramonto in luce, il silenzio in dialogo, la morte in vita.
La parola incarnata crea discepoli che si propongono al mondo con parole incarnate. Dall’incarnazione di Gesù nasce il rispetto dell’uomo per l’uomo, il superamento delle divisioni, l’abbandono fiducioso nella bontà del Signore.
Ma le parole da sole non bastano. Saranno parole accolte soltanto se diventano a loro volta parole incarnate, vissute dentro scelte quotidiane. Il regno di Dio irrompe nella storia umana quando il credente sarà capace di farsi parola semplice e comprensibile con la vita.
Commenti
Posta un commento