JUAN J. BARTOLOME sdb LECTIO DIVINA: Mt 2,1-12 Epifania del Signore

6 gennaio 2015 |  - Anno B | Omelia
Matteo non fa la cronaca di un episodio dell'infanzia di Gesù, come può sembrare a prima vista; riflette sull'identità reale del neonato ed anticipa in forma velata una
spiegazione del rifiuto che avverrà dopo. Gesù è l'atteso discendente di Davide la cui sovranità fu riconosciuta in Israele da principio con l'aiuto della Scrittura. Ma la Scrittura che lo preannunciava con dettaglio, non risultò sufficiente per farlo accettare: coloro che non sapevano dove trovarlo, furono coloro che si misero in cammino; i vicini, disinteressati, lasciarono l'iniziativa ai pagani. La docilità dei gentili che si servono di qualunque indizio celeste per mettersi in strada verso il Dio-con-noi, contrasta con la chiusura dell'ebreo che sa dove deve apparire Dio, ma non si degna di andarlo a vedere. Nell'intenzione di Matteo, ed oltre ogni sentimentalismo, il racconto è una seria avvertenza: sapere bene chi è Gesù e dove si trova, non conduce necessariamente alla fede e all'adorazione che si merita. E questo può portare a perderlo. Non è vero che oggi continuano a cercare Dio, e carichi di doni, quelli che meno sanno di Lui o sono più lontani?

1 Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e 2 dicevano: "Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo".
3 All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5 Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6"E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele"".
7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme dicendo: "Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo".
9 Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

I. LEGGERE: Capire quello che dice il testo e come lo dice

Dopo avere narrato la nascita del Messia a Betlemme, con l'episodio dei saggi d'Oriente, Matteo rende pubblica la notizia: non sono oramai gli angeli che annunciano ai pastori che vigilano nella notte, come racconta Luca (Lc 2,8-20), bensì stranieri venuti da molto lontano perseguendo una stella fanno conoscere la buona notizia: "il re dei giudei è appena nato." Benché i detti si presentino come verosimili (nascita di Gesù a Betlemme, durante gli ultimi anni del re Erode; credenza popolare che l'apparizione di nuove stelle segnalava un cambiamento importante nella storia e la nascita di un personaggio…), la sua cronaca serve agli interessi del redattore: solo i lontani sanno che Israele ha già il Messia e lo cercano per adorarlo, benché ignorino chi è e dove trovarlo. Il tragico destino di Cristo Gesù, di essere ignorato da compatrioti e cercato dagli estranei, incomincia a realizzarsi dall'inizio stesso della sua apparizione sulla terra. Manifestazione pubblica e pubblico rifiuto vanno uniti.
I Magi ed Erode sono gli autentici protagonisti dell'episodio. I Magi la cui ricerca, guidati per una stella ma senza molte luci, fanno conoscere la nascita del 're giudeo ad Erode, re dei giudei. Erode che con i suoi scribi conoscono le Scritture e sanno dove deve nascere, ma non ha intenzione alcuna di andarlo a trovare. Il contrasto non può essere più evidente: i magi si mettono in cammino guidati da una stella, ma molto più dal loro desiderio di adorare il messia giudeo, domandano a chi possa aiutarli; possedendo la Scrittura e conoscendo il posto, dove abita, Erode ed i suoi saggi non si muovono, ma rimangono allarmati. Sapere che il messia è nato li riempie, non di gioia, ma di paura. La salvezza può essere temibile per chi non la desidera.
Mentre Erode ha la Parola e chi gliela interpreti, i magi non hanno nient'altro che una stella che a volte sparisce; obbligati a domandare, non smettono di cercare. E la stella mostra loro la strada e la meta. A chi cerca il Dio adorabile, non gli mancherà stelle che lo conducano fino a lui e, perfino, serviranno da guida per chi non crede, né interessa che il messia sia nato.
Non è indifferente che "un'immensa gioia" precedesse l'incontro col bambino e con Maria, sua Madre: la gioia durante la ricerca precede l'incontro, l'annuncia immediato. Né è indifferente che i regali sono stati dati dopo l'adorazione: tanto più si dà, tanto meno costa regalare, quanto più adorabile ci risulti il Signore. Non è indifferente, niente affatto, che fosse stato trovato Gesù - perché qui manca Giuseppe, se è stato il protagonista del racconto anteriore? - vicino alla madre: Gesù non cammina molto lontano, di dove si trovi Maria.

II. MEDITARE: APPLICARE QUELLO CHE DICE IL TESTO ALLA VITA

Celebriamo la prima manifestazione storica del Dio cristiano al mondo. Sarebbe un errore pensare che, dietro la festa dei Re Magi, non c'è altro che un tentativo di fare dei nostri bambini dei re per un giorno, accontentandoli con racconti nei quali noi stessi abbiamo smesso di credere da molto tempo e riempiendoli di regali che presto smetteranno di usare. Chi sa se non dovremmo, tutti, recuperare quella speranza primaria, meglio, quella fede che ci faceva vedere nel bambino di Maria il Dio con noi, un bambino meritevole delle nostre attenzioni migliori e dei nostri grandi doni! Comprenderemmo meglio e torneremmo a stimare come merita quella tradizione, tanto cristiana, di dedicare un giorno per contemplare nei bambini qualcosa di Dio che è quello che sta alla base della festa che oggi celebriamo.
Per il momento, di quegli uomini sconosciuti, che fecero una lunga strada per trovare un bambino, potremmo imparare il coraggio e la speranza che deve avere chi si mette in cammino alla ricerca di Dio. È probabile che, nella nostra vita cristiana, per tanto normale che la viviamo, non abbiamo sperimentato ancora Dio, perché non siamo disposti a lanciarci verso ciò che ignoriamo, né a camminare per strade che non ci risultino già familiari, né a soffrire delle pene fino a che lo troviamo.
Perfino per noi stessi, se siamo sinceri, la nostra vita ci si presenta come vuota di Dio: o Egli sembra non avere molto interesse in noi o noi ci siamo disinteressati di Lui. Se non lo cerchiamo, come potremo sperare di trovarlo? Le nostre disattenzioni verso Dio stanno facendoci sentire trascurati da Lui. E tuttavia, una cosa è certa: per molto lontano che siamo stati, per poco che lo conosciamo - mai meno di quei magi che percorrevano la sua strada chiedendo di Lui - Egli finisce per manifestarsi a coloro che lo cercano sinceramente.
Rispetto ai magi abbiamo un vantaggio: non ci troviamo tanto lontano da Gesù come essi; il nostro cammino verso di lui non deve essere tanto penoso perché sarà sempre un cammino di ritorno a Lui. Ma, possibilmente, ci manca qualcosa che essi ebbero: la curiosità che ci spinga a cercarlo ed una stella che ci indichi la strada: chi cerca Dio, deve trovare il modo di arrivare a lui. Nella sofferenza imprevista o nell'allegria, nel temuto dolore o nella felicità desiderata, nel figlio difficile o nel padre non tanto buono, in mezzo ad una società ingiusta e fredda, o nell'intimità del nostro cuore, dove esista notte e tenebra, lì devono stare le stelle che ci guidano verso Dio.
Se non riusciamo a trovarli, sarà perché ci mancano gli occhi per scoprire tratti di bontà, segni di fraternità, ragioni per la speranza nel nostro ambiente, in mezzo all'oscurità che ci atterrisce. Non dovremmo dimenticare che Dio si manifestò a persone, pastori o re che andarono verso di Lui, senza sapere del tutto dove andavano né a chi andavano a trovare; neanche sapevano dove li stava aspettando; conoscevano solo la necessità di andare al suo incontro; sentirono, quello sì, l'urgenza di cercarlo e non rifletterono sulle difficoltà. E per ciò, lo trovarono.
Fare strada mentre si indaga dove può essere rimasto il nostro Dio, come potremmo identificare il suo volto, verso dove ci portano i filamenti di bontà e di amore che sperimentiamo nella vita, è l'unico modo di incontrarci col Dio cristiano, l'unico che ha il viso di bambino. Chi si è abituato a vedere tutto alla luce tenue della bontà che sperimenta nel suo mondo e desidererebbe lasciarlo crescere nel suo cuore, non si scandalizzerà di vedere che il Dio cercato è un bambino che riposa in un presepe. Chissà che qui si radichi una delle cause della nostra cecità per vedere Dio: non riusciamo a vivere alla luce delle stelle che Dio ha messo nella nostra strada, perché non siamo disposti a riconoscerlo nel bambino indifeso, in una famiglia sfrattata, in una dimora di animali. Persone semplici come i pastori e personaggi importanti come i magi non fecero tanta resistenza come noi cristiani: ci siamo accontentati nel trasformare il giorno della manifestazione di Dio al mondo in un giorno di regali ai nostri figli; la festa dell'incontro con Dio è rimasta svalutata in uno scambio di doni poco duraturi.
Oltre a seguire le stelle, i magi fecero insieme una lunga strada. Sarebbe impossibile volere trovarsi col Dio-con-noi, se non siamo disposti a farci compagni di viaggio con quanti, con noi, condividono la strada ed il desiderio di trovare Dio. Quando si cerca Dio, bisogna camminare insieme; quelli che sentono la necessità di Dio, hanno sentito sempre la necessità di accompagnatori: così è tanto facile la strada e il coraggio di continuare, meno gravosa la fatica e lo sforzo per arrivare sino a lui; così si fatica di meno per individuare le stelle che riflettono Dio; così diventa più visibile il volto che ha Dio. Tutto quello che facciamo affinché il prossimo si senta, si sappia, qualcuno su cui contiamo e che apprezziamo, qualcuno i cui problemi non ci lasciano indifferenti, i suoi timori e le sue preoccupazioni, siano anche le nostre, tutto questo saranno altrettante tracce che lasciamo, mentre camminiamo verso Dio; e che, segnalando ad altri la strada che stiamo facendo noi, li condurrà verso Dio.
Così sarà possibile che, stando noi ancora in ricerca di Dio, lottando per vedere alla luce della nostra stella la strada che conduce a Lui, riusciamo a trasformarci per gli altri in stella che indichi dove Dio li sta aspettando. Sono molti quelli che, come ognuno di noi, sono lanciati nella ricerca di Dio, più di quanto noi possiamo immaginare. Ed è molto più di quanto pensiamo, quello che potremmo fare per aiutarli, se la nostra ricerca personale lascia delle orme, a loro percettibili: magari si trovasse in noi un po' più di luce, un po' più di umanità, un po' più di caldo e di vicinanza, più interesse e meno indifferenza: troverebbero, senza dubbio, più facilmente la loro strada verso Dio.
Non dobbiamo celebrare oggi la festa dell'Epifania del Signore pensando che questa dei magi è storia per bambini, o racconto infantile. Dietro la festa si nasconde una grande verità ed un'enorme sfida: Dio ha lasciato un mucchio di luci piccole, di stelle minute, che ci parlano di Lui. Solo chi si mette in strada, guidato dalla sua luce, lo troverà: e mentre camminiamo, condividiamo la nostra speranza ed i nostri migliori desideri di essere più buoni con gli altri, ci trasformeremo nella stella che devono vedere per incamminarsi verso Dio. Dio non ci obbliga ad essere buoni, basta che lo siamo seriamente; dobbiamo dare a quelli che vivono con noi quella luce che non è ancora fiamma sicura, ma che ha incominciato a brillare nella notte. Allora Dio non si sarà manifestato invano; allora servirà a qualcosa la nostra celebrazione dalla sua epifania.

                                                                                     JUAN J. BARTOLOME sdb

Commenti

Post più popolari