Ermete TESSORE SDB"Il deserto non è un pezzo di geografia"

22 febbraio 2015 | 1a Domenica - T. Quaresima B | Omelia
1a Domenica - Tempo di Quaresima - B
In modo estremamente sintetico, la liturgia della Parola di questa prima domenica di quaresima squaderna
davanti a noi quali sono i punti irrinunciabili del nostro cammino verso la Pasqua:
l'alleanza con Dio,
Gesù che ci riconduce al Padre,
il superare le prove (o tentazioni) della vita.

Innanzitutto è indispensabile togliere la polvere ed eliminare tutte le ossidazioni dalla nostra personale alleanza con Dio testimoniata dal nostro battesimo.
Ci ricordiamo di essere stati battezzati?
Che cosa ne facciamo delle promesse, e delle rinunce, che i nostri padrini hanno fatto per noi e che abbiamo liberamente accettato una volta raggiunta l'uso della ragione ? Ce le ricordiamo? Senza di esse è da farisei parlare di quaresima, di penitenza, di conversione. Tutto sarebbe senza senso, inutile aria fritta, purissima ipocrisia.

Chi non mantiene le promesse è inadatto a stipulare patti ed impegni, o ad accettare l'Alleanza offerta da Dio. Essa, infatti, richiede spiriti forti e cuori audaci.

Lo Spirito, secondo Marco, non invita Gesù nel deserto, ma lo caccia (ekballei) senza usare la diplomazia di Matteo e di Luca, secondo i quali il Padre si limita a condurre (ago) il figlio verso un'esperienza di solitudine (eremos) dove confrontarsi con satana, con le bestie feroci ed anche con gli angeli.

E' interessante notare che Marco nel suo vangelo non utilizza mai il termine greco diavolo, ma sempre la designazione ebraica satana, che peraltro usa solo cinque volte (1,13; 3,23.26; 4,15; 8,33).

In questi cinque passi l'evangelista ci presenta, con rapide rasoiate, questo bel tipo con cui anche noi dobbiamo fare i conti.

Egli tenta, cioè mette alla prova la nostra lealtà; ha le idee chiare su quello che vuole perseguire; distoglie da quanto Dio ha seminato nei nostri cuori; ci porta a ragionare secondo le categorie umane e non secondo quelle di Dio. Nei quaranta giorni di quaresima (quaranta non ha un senso numerico, ma nel linguaggio biblico sta ad indicare un periodo di tempo di profondo rinnovamento del cuore) dobbiamo, quindi, interrogarci sulla nostra vera lealtà, su che cosa germina nel nostro cuore, se i nostri pensieri sono conformi a ciò che crediamo.

Queste domande sono le stesse a cui dovette rispondere Gesù dopo essere stato battezzato nel Giordano, prima di iniziare la sua missione. C'è un apocrifo giudaico, risalente al I-II secolo avanti Cristo e noto come Testamento di Neftali a cui probabilmente Marco si è ispirato, che assicura a coloro che supereranno le tentazioni che "il diavolo fuggirà da voi, le bestie selvagge vi temeranno, il Signore vi amerà e gli angeli vi staranno vicini". E' davvero una bella prospettiva.

Ma perché Satana si scatena soprattutto nel deserto, e perché dobbiamo proprio andare nel deserto per metterci alla prova?

Perché il deserto non deve intendersi come luogo geografico, ma come situazione esistenziale.

E' nella solitudine che si scatenano, come in san Antonio abate, tutte le tentazioni a sfondo sessuale;
è nel silenzio dei chiostri che attecchiscono le peggiori gelosie ed ipocrisie;
è nei ritiri o negli esercizi spirituali che la Parola annega nelle parole;
è il deserto lo spazio in cui Davide matura il desiderio di impossessarsi del regno di Saul;
è dietro le maschere del perbenismo e del moralismo solitario che diamo il peggio di noi.

Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che nel Nuovo Testamento gli angeli più che creature celesti sono individui concreti con funzione di messaggeri (Lc 7,24; 9,52), questo comporta da parte nostra, durante il cammino quaresimale, l'obbligo di verificare la lealtà di coloro che, in nome di Dio, dovrebbero guidarci nel raggiungimento della santità e nell'interpretare correttamente il messaggio biblico.

Solo dopo aver verificato la purezza e la trasparenza delle proprie intenzioni, essersi liberato da qualsiasi desiderio di dominio ed aver maturato la certezza di una perfetta consonanza con il Padre, Gesù affronta la sua missione di Messia.

Questo stesso comportamento è richiesto ad ognuno di noi se veramente siamo desiderosi di incontrarlo in tutto lo splendore della sua risurrezione pasquale.

La dissennata brama del potere, la palude della ricchezza ingiusta, il culto dell'apparenza, il dire ed il non fare non conducono verso il Risorto, ma, seguendo le orme di Giuda Iscariota con le sue trenta monete d'argento, ad un'immensa e disperata solitudine.

Ermete TESSORE

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