don PAOLO ZAMENGO"Incontri e mediazioni "
Gv 12,20-33 22 marzo 2015 | 5a Domenica - Tempo di Quaresima B
Quando i primi discepoli incontrano Gesù corrono a dirlo agli altri: “Abbiamo trovato il messia”. È Andrea che trascina suo fratello Pietro. Quello di Andrea è un grido, una scoperta, una gioia immensa. Pietro non aveva mai visto suo fratello Andrea così gioiosamente sconvolto che gli ha subito creduto. E allora anche lui corre da Gesù.
Oggi c’è la storia di un altro incontro. Ci sono alcuni
greci, vengono da lontano, hanno sentito parlare di Gesù e vogliono vederlo. Come fare? Lo dicono a Filippo, Filippo va da Andrea e insieme, Andrea e Filippo, vanno da Gesù. Filippo lo dice ad Andrea perché gli riconosce una certa capacità di mediatore. Ha fatto così con suo fratello, lo farà anche ora per i greci.
Mi viene in mente, però, un altro incontro nel quale il ruolo del mediatore è stato altrettanto importante. Tristemente importante. Siamo nell’orto degli ulivi, a sera inoltrata del giovedì santo. Gesù ha con sé tre discepoli sui quali contava per una vicinanza umana e spirituale, quand’ecco avanzare Giuda, uno dei dodici, e fa da mediatore ma per tradire Gesù: “Quello che bacerò è lui, prendetelo!”. Anche Erode aveva chiesto ai Magi la loro mediazione, non voleva vedere Gesù ma per farlo morire.
Vedere Gesù. Vedere Gesù non è anche il desiderio del nostro cuore? Non è questo il motivo per cui oggi siamo qui, tutti? Vogliamo vedere Gesù. Ma chi ci aiuterà? Chi renderà possibile questo incontro con lui? C’è qualcuno che ci porterà da Gesù? Sì, noi, tutti noi, gli uni gli altri. Ci guardiamo un po’ imbarazzati, un po’ stupiti, forse anche un po’ orgogliosi di tanta responsabilità. Dobbiamo mostrare Gesù. Mostrare non dimostrare. Dimostrare è compito della scienza, mostrare è della vita.
Oggi Gesù ci racconta una delle parabole più brevi ma anche più luminose che lo riguardano. “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Il chicco è per il grano, il grano è per il pane, il pane è per la vita. Io sono per voi, dice Gesù. Vita vera è quella donata.
Gesù ci chiede di essere chicco, di essere grano, di essere pane, di essere dono. Chi si mette su questa strada diventerà capace di mostrare Gesù, di mostrarci il suo volto. Ogni credente, ogni famiglia, ogni comunità o è chicco o è grano o è pane o è dono o mai sarà visibile il cuore di Dio.
“Lo riconobbero nello spezzare il pane”. I discepoli di Emmaus avevano sentito riscaldarsi il cuore alle parole del viandante sconosciuto ma soltanto il pane spezzato è stato capace di aprire i loro occhi e di far riconoscere il Risorto. Un gesto così umano è anche così divino.
Ma nelle nostre mani c’è anche la possibilità di nascondere Dio e di rendere il suo volto irriconoscibile. È il peccato di Giuda e di Erode. È il peccato di chi vuole impossessarsi di Dio, di usarlo e di piegarlo alle proprie regole.
Assistiamo in questi giorni all’esaltazione impazzita della violenza, del terrore e della morte venduta come linguaggio di Dio. Proviamo sgomento e pena per tanta ferocia e tanta sacrilega volontà.
Ma Dio non è contro nessun uomo. Dio non vuole la morte dell’uomo. Il linguaggio di Dio è semplice, essenziale e comprensibile da ogni cuore. Dio è chicco, Dio è grano, è pane, è dono perché l’amore è l’unica legge della vita. Ce la ripete Gesù alla vigilia della sua passione.
Quando i primi discepoli incontrano Gesù corrono a dirlo agli altri: “Abbiamo trovato il messia”. È Andrea che trascina suo fratello Pietro. Quello di Andrea è un grido, una scoperta, una gioia immensa. Pietro non aveva mai visto suo fratello Andrea così gioiosamente sconvolto che gli ha subito creduto. E allora anche lui corre da Gesù.
Oggi c’è la storia di un altro incontro. Ci sono alcuni
greci, vengono da lontano, hanno sentito parlare di Gesù e vogliono vederlo. Come fare? Lo dicono a Filippo, Filippo va da Andrea e insieme, Andrea e Filippo, vanno da Gesù. Filippo lo dice ad Andrea perché gli riconosce una certa capacità di mediatore. Ha fatto così con suo fratello, lo farà anche ora per i greci.
Mi viene in mente, però, un altro incontro nel quale il ruolo del mediatore è stato altrettanto importante. Tristemente importante. Siamo nell’orto degli ulivi, a sera inoltrata del giovedì santo. Gesù ha con sé tre discepoli sui quali contava per una vicinanza umana e spirituale, quand’ecco avanzare Giuda, uno dei dodici, e fa da mediatore ma per tradire Gesù: “Quello che bacerò è lui, prendetelo!”. Anche Erode aveva chiesto ai Magi la loro mediazione, non voleva vedere Gesù ma per farlo morire.
Vedere Gesù. Vedere Gesù non è anche il desiderio del nostro cuore? Non è questo il motivo per cui oggi siamo qui, tutti? Vogliamo vedere Gesù. Ma chi ci aiuterà? Chi renderà possibile questo incontro con lui? C’è qualcuno che ci porterà da Gesù? Sì, noi, tutti noi, gli uni gli altri. Ci guardiamo un po’ imbarazzati, un po’ stupiti, forse anche un po’ orgogliosi di tanta responsabilità. Dobbiamo mostrare Gesù. Mostrare non dimostrare. Dimostrare è compito della scienza, mostrare è della vita.
Oggi Gesù ci racconta una delle parabole più brevi ma anche più luminose che lo riguardano. “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Il chicco è per il grano, il grano è per il pane, il pane è per la vita. Io sono per voi, dice Gesù. Vita vera è quella donata.
Gesù ci chiede di essere chicco, di essere grano, di essere pane, di essere dono. Chi si mette su questa strada diventerà capace di mostrare Gesù, di mostrarci il suo volto. Ogni credente, ogni famiglia, ogni comunità o è chicco o è grano o è pane o è dono o mai sarà visibile il cuore di Dio.
“Lo riconobbero nello spezzare il pane”. I discepoli di Emmaus avevano sentito riscaldarsi il cuore alle parole del viandante sconosciuto ma soltanto il pane spezzato è stato capace di aprire i loro occhi e di far riconoscere il Risorto. Un gesto così umano è anche così divino.
Ma nelle nostre mani c’è anche la possibilità di nascondere Dio e di rendere il suo volto irriconoscibile. È il peccato di Giuda e di Erode. È il peccato di chi vuole impossessarsi di Dio, di usarlo e di piegarlo alle proprie regole.
Assistiamo in questi giorni all’esaltazione impazzita della violenza, del terrore e della morte venduta come linguaggio di Dio. Proviamo sgomento e pena per tanta ferocia e tanta sacrilega volontà.
Ma Dio non è contro nessun uomo. Dio non vuole la morte dell’uomo. Il linguaggio di Dio è semplice, essenziale e comprensibile da ogni cuore. Dio è chicco, Dio è grano, è pane, è dono perché l’amore è l’unica legge della vita. Ce la ripete Gesù alla vigilia della sua passione.
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