Enzo Bianco, sdb "IL SENATORE NICODEMO CERCA LA LUCE"

15 marzo 2015 | 4a Domenica - T. Quaresima B | Omelia
Il Vangelo della 4a Domenica di Quaresima propone la parte conclusiva della lunga conversazione - riportata dall'apostolo Giovanni - che Gesù ebbe con quel singolare personaggio, Nicodemo. Era un pezzo grosso. Fariseo, uomo
di cultura, diremmo oggi un intellettuale. Gesù lo chiama "maestro in Israele". Faceva parte del Sinedrio, oggi possiamo dire il Senato della Giudea. Insomma era un senatore, uno dei 71 pezzi grossi ai quali era affidato il governo del paese.
* Nicodemo aveva in sé qualcosa di moderno: dal racconto del Vangelo risulta capace di interrogarsi, dotato di un buon grado d'inquietudine, e in tenace ricerca della verità.
E fece come noi. O quasi. Noi veniamo in chiesa per incontrarci con il Signore Gesù, ma lo facciamo in piena luce del sole. Lui invece di notte. Con tanto rispetto umano, perché timoroso delle critiche.

* Dunque di notte parlò a lungo col Signore, e quella conversazione lo segnò per sempre. Dapprima fu un dialogo aperto, con domane e risposte; poi man mano Nicodemo scopriva verità sconcertanti, che lo inducevano al silenzio per riflettere e capire. Così il colloquio a poco a poco diventò un mono-logo di Gesù. Di cui abbiamo ascoltato una parte.
Infine Nicodemo, maestro in Israele, si fece discepolo del Signore.

CHE COSA SI DISSERO

Fu uno scambio denso, interessante, su alcune verità che costituiscono il nocciolo della fede.

* Primo, Gesù gli parlò di sé con una frase sibillina: "Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo".
- In più occasioni Gesù si è presentato con questo titolo: Figlio dell'uomo. Figura enigmatica abbozzata dagli antichi profeti.
- Quanto al verbo innalzato, sembra innocuo ma non lo è. È un eufemismo. Anche noi ne usiamo, per esempio diciamo "tirare le calzette o tirare le cuoia", per indicare il morire. Innalzare qualcuno, nel linguaggio degli ebrei di allora, significava appenderlo su una croce. Ed essere innalzato era il supplizio infamante riservato ai malfattori.
Nicodemo, abituato alle sottigliezze dell'uomo di cultura, comprendeva bene il significato di quell'espressione dal doppio senso, che Gesù usava in riferimento a sé stesso.

* Secondo, dice Gesù: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il figlio unigenito". Altra parola importante è: dare. Dio - come riprova del suo amore assoluto per le sue creature - ha dato il proprio Figlio. È questa la verità sconvolgente, l'episodio centrale e la svolta nella storia dell'umanità.
Dio ha dato il Figlio in balia degli uomini. L'ha messo nelle loro mani, col risultato che sappiamo: noi lo abbiamo innalzato sulla croce. E così comprendiamo l'amicizia di Gesù per noi: "Amico è colui che dà la vita per l'amico". In sostanza è l'amicizia di Dio per noi, che ci salva.

* Da ultimo, nel suo discorso, Gesù si presenta come luce, precisando: "La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre dalla luce, perché le loro opere erano malvagie".

DALLE TENEBRE DELLA NOTTE ALLA LUCE DELLA FEDE

Dopo quella conversazione, Nicodemo, uomo saggio, ha messo a frutto l'insegnamento di Gesù. È arrivato alla luce. Sappiamo dal seguito del Vangelo un paio di cose - sorprendenti - su di lui.

* A suo tempo Nicodemo venne allo scoperto, addirittura nel Sinedrio, e prese con coraggio posizione in favore di Gesù. Quando il Signore fu condotto al Sinedrio per il processo, lui, il senatore, dovette giudicarlo con gli altri settanta. Tutti condannavano Gesù, ma Nicodemo difese il Signore e fece di tutto per salvarlo.

* Poi il Venerdì santo, dopo la morte del Signore, Nicodemo corse con Giuseppe d'Arimatea al suo sepolcro, e si prese cura del suo corpo. Portò con sé cento libbre di profumi per la sua sepoltura.
In seguito, stando a un'antica tradizione, Nicodemo dovette ricevere il battesimo dall'apostolo Pietro, e concludere col martirio la sua vita di appassionato discepolo del Signore. Il Martirologio Romano lo elenca tra i santi in data 31 agosto, insieme a san Giuseppe d'Arimatea.

* Nicodemo potrebbe essere proposto come protettore dei politici, e "sallo Iddio" se i politici oggi hanno bisogno di un santo protettore. Ne combinano di tutti i colori, ricambiati dal cordiale disprezzo di noi cittadini. Sappiamo di scandali, denunce, processi.
Eppure l'impegno onesto e coerente del politico andrebbe considerato una forma di servizio alla società fra le più nobili e benemerite. Anche in senso di vocazione cristiana. Non mancano gli esempi, antichi e recenti. Pensiamo a un De Gasperi, servo di Dio. Ai fondatori dell'Unione europea, che hanno regalato al cuore della nostra Europa già settant'anni di pace. Ognuno di noi è in grado di fare dei nomi di politici onesti. Mettiamoci anche quel ragazzino dell'oratorio di Rimini, Attilio Marvelli, militante nella Democrazia Cristiana quando era cristiana non solo di nome ma anche di fatto: oggi la Chiesa lo onora come beato.

* Certo Nicodemo era andato di notte a cercare Gesù, e sappiamo il fascino equivoco della notte. La descrivono i proverbi antichi: "La notte è fatta per gli allocchi. Di notte tutti i gatti sono bigi, e i pensieri sono neri. Di notte si ritirano i galantuomini, ed escono le birbe. Chi va di notte, busca le botte". Ma anche: "La notte è madre dei consigli. È di notte che è bello credere alla luce".
Resta il fatto che, partito nelle tenebre alla ricerca di Gesù, Nicodemo trovò nel Signore il coraggio di vincere il rispetto umano, la forza di uscire allo scoperto e di operare nella luce.
E ne ringraziamo il Signore.
Enzo Bianco, sdb

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