D. Severino GALLO sdb"IL BUON PASTORE - LE VOCAZIONI" 4a Domenica di Pasqua

26 aprile 2015 | 4a Domenica di Pasqua - Anno B | Omelia
Abbiamo udito ciò che disse Gesù: "Io sono il buon pastore". E aggiunse: "Il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle". E Gesù si dimostrò davvero buon Pastore; sacrificò tutto se stesso per amore delle nostre anime: "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza".
Oggi, festa del buon Pastore, la Chiesa celebra la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni sacerdotali e religiose.
Non si poteva scegliere una giornata più significativa: Gesù, buon Pastore, volle servirsi degli Apostoli, dei Vescovi, dei Sacerdoti, per continuare la sua opera di buon Pastore: "Come il Padre ha mandato me, così anch'io mando voi".

S. Marco racconta che Gesù, "salito sopra il monte, chiamò a sé quelli che egli stesso volle ed essi andarono a lui. E stabilì che i Dodici stessero con lui per
mandarli a predicare con potere di guarire le malattie e scacciare i demoni" (Mc. 3,13-14). Così avvenne la vocazione degli Apostoli.
Vocazione significa "chiamata".

Notiamo bene quell'espressione: "Gesù chiamò a sé quelli che egli stesso volle". Questo indica una particolare predilezione di Gesù per certe anime da Lui scelte.
Di per sé il termine vocazione ha un significato molto ampio, e si applica a tutta l'umanità, chiamata alla salvezza cristiana; ma si specifica poi nei particolari doveri di ciascuno, per cui ogni stato di vita, ogni professione (avvocato, medico, ingegnere, operaio) si può chiamare con il nome di vocazione.

Ma la parola "vocazione" acquista un significato specifico e perfetto, quando si tratta di vocazione sacerdotale o religiosa. Essa infatti viene direttamente da Dio, ed è come un raggio di luce folgorante che penetra nelle più intime profondità della coscienza.
Ogni vocazione trova la sua origine nel cuore di Dio. L'amore di Dio per la Chiesa prepara in ogni momento, in ogni epoca, in ogni paese, gli operai necessari all'edificazione del Corpo Mistico di Gesù Cristo.

La vocazione è un'oblazione totale, un'offerta completa di una vita all'unico e sommo amore: quello di Dio e a quello che ne deriva e fa tutt'uno col primo, cioè l'amore dei fratelli.
In questo senso, la vocazione è un fatto così singolare che la Chiesa non lo può trascurare. Essa lo studia, lo favorisce, lo educa, lo verifica e lo assume. Perché la Chiesa dimostra tanto interesse per le vocazioni?

Appunto per l'eccezionale valore che ogni vocazione sacra porta con sé. La Chiesa è Madre e maestra delle anime, non può quindi trascurare questo fenomeno spirituale. La vocazione sacra ci fa pensare alla parabola della perla preziosa: chi l'ha trovata "vende quanto ha e la compra" (Mt. 13,46).

Ogni vocazione al culto di Dio e al servizio della Chiesa merita la più viva attenzione da parte di chi coltiva il giardino delle anime. Il Concilio ne fa un obbligo particolare ai Vescovi.
La Chiesa ha una vera necessità di curare le vocazioni: esse infatti sono la sua speranza. La Chiesa, com'è stata istituita da Gesù, non può vivere senza ministri. L'evangelizzazione ha bisogno di loro; la diffusione del Vangelo è condizionata dal numero, dall'opera, dalla santità dei sacri ministri, chiamati a collaborare per la salvezza delle anime.

(Ricordiamo la scultorea parola di San Paolo: "Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.
Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come annunzieranno, senza essere prima inviati?
Come sta scritto: "Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!" (Rm 10,13-15).
Non si può esprimere in termini più perentori la necessità dei sacri ministri).

E qui sta il dramma: per tale servizio sacro la Chiesa non manda dei mercenari stipendiati. La Chiesa manda dei volontari, manda uomini liberi, non pagati per le fatiche e i rischi che affrontano.

Manda uomini singolari: poveri e generosi, liberi da ogni costrizione esterna; legati solo interiormente dal più sacrosanto dei vincoli: l'amore consacrato, unico, casto, perenne. Manda dei giovani pieni di fuoco e di fantasia, che hanno intuito la più alta definizione della vita: "Un'avventura d'amore divino".

Manda degli umili eroi, che credono nello Spirito Santo e che, ad imitazione di Gesù, sono pronti a dare la vita: "Il buon Pastore dà la vita per le sue pecorelle".
Il Sacerdote viene mandato al popolo di Dio: ai piccoli, ai poveri, ai sofferenti, agli affaticati, alle missioni, ai lontani, a tutti. Che bellezza la vocazione sacerdotale o religiosa per chi ha fede!

Ma dove sono questi eletti? Chi sono e quanti sono? Ci sono statistiche impressionanti, desolanti, che segnalano una spaventosa diminuzione di vocazioni.
Dove sono queste vocazioni, che sembrano decidere le sorti del Cristianesimo nel nostro mondo e nel nostro tempo? Questo è il dramma! L'ha esposto Gesù stesso: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi".

Ci sono troppi posti vuoti nei quadri dei servizi di cui la Chiesa ha bisogno; è troppo esiguo il numero delle vocazioni rispetto alle necessità del ministero e delle anime.
Il mondo e le anime hanno bisogno di numerosi e santi Sacerdoti e di religiose sante. Domandiamoli ogni giorno a Gesù con fervide preghiere e cerchiamo di meritarcele con una vita di fervore.

Ricordiamoci che il problema delle vocazioni è essenzialmente questione di fascino, contagio, capacità di provocare la voglia di imitarci.
In questa prospettiva, la vita religiosa o è un virus o si degrada a vaccino. O contagia o immunizza. O si diffonde o provoca ripugnanza. Non è mai neutrale, innocua.

In fondo, si tratta di poter annunciare agli altri la nostra scoperta (come fecero
Andrea e Giovanni, dopo l'incontro con Gesù):

"Vieni e vedi" che cosa abbiamo trovato.
"Vieni e vedi", che cosa siamo diventati.
"Vieni e vedi" quale aria di Vangelo tira nelle nostre comunità".
E allora le vocazioni sbocciano davvero, perché non mancano mai le anime generose.

Sentite questa:

"Germana Jaurès corre incontro a suo padre, miscredente e capo del socialismo francese.

Gli dice: "Papà, ho vent'anni, pensa un po' anche a me".
"Ho capito; chi è il tuo cavaliere?".
"E' buono, è solo un po' povero… Ho qui la sua foto", e Germana estrasse il "suo" crocifisso e lo mostrò al padre.
L'uomo rabbrividì, stava per insultarla, e la figlia: "Mi sono innamorata di Lui.
Giorni fa, a passeggio con un'amica, c'imbattemmo in un crocifisso calpestato, infangato.
L'amica sorrise e passò oltre. Io non potei. Lo raccolsi, lo ripulii in ginocchio, pregando. Fu allora che decisi di mettermi dalla sua parte, con Lui, che è sempre stato povero!
Papà, io non t'impedisco di odiarlo, tu però non devi impedirmi di amarlo".
Germana Jaurès divenne Carmelitana".

Come vedete, non mancano le anime generose. Ma è questione di fascino, anche da parte nostra; si tratta di innamorarci di Gesù, e allora diventeremo… infettivi di Lui…
Nella giornata d'oggi, in modo particolare, assecondiamo l'invito di Gesù: "Preghiamo il Signore della messe, affinché mandi operai nella sua messe".
Interponiamo la mediazione della Madonna, Mamma del buon Pastore. Diciamo a Lei: "Per insegnarci ad amare Gesù, lo Spirito Santo e Te, buona Mamma, dacci Sacerdoti santi!".

NB/ Si potrebbe fare anche quest'altra conclusione; dopo le parole sopra riportate: "Il mondo e le anime hanno bisogno di numerosi e santi Sacerdoti", si potrebbe continuare come segue:

Domandiamoli ogni giorno a Gesù e alla Madonna con fervide preghiere e cerchiamo di meritarceli con una vita cristiana e religiosa vissuta con fervore. Se non sempre ci sono Sacerdoti santi, la colpa è anche un po' dei buoni cristiani, i quali non sanno domandarli al Signore e non cercano di meritarseli.
Facciamo qualunque sacrificio, ma cerchiamo di aiutare e soccorrere le vocazioni sacerdotali e religiose.
(Don Bosco diceva: "Ricordiamoci che noi regaliamo un gran tesoro alla Chiesa, quando procuriamo una buona vocazione". E aggiungeva<: "Fate il possibile per coltivare molte vocazioni nei teneri cuori… non si badi a spese… Io sono certo che il Signore ci verrà in aiuto con mezzi straordinari e inattesi, quando si faccia ogni sforzo per avere vocazioni").

Non mancano davvero le anime generose che si sacrificano eroicamente per sostenere le vocazioni sacerdotali.

Il celebre Card. Pie, Arcivescovo di Poitiers, un giorno, parlando delle vocazioni ecclesiastiche ad un gruppo di signore diceva:

"Io conobbi e conosco molto bene un povero bimbo nato in un villaggio vicino a Chartres; egli aveva un ardente desiderio d'essere Sacerdote, ma i genitori erano poverissimi, anzi, lo lasciarono orfano in tenera età.
Un giorno, festa dell'Epifania, il bimbo si riempì la fantasia e il cuore della magnificenza del culto e della Chiesa. Un desiderio cocente del sacerdozio gli strinse il cuore; gli salì alla gola un nodo di pianto e uscì dalla chiesa con gli occhi gonfi di lacrime.

Sulla piazza lo vide una povera donnetta, una venditrice di fiori, la quale gli domandò: "Perché piangi, bambino mio?".
"Vorrei essere Sacerdote, ma sono povero".
"Coraggio! Ti aiuterò io".

La povera donna si strappava il sonno dagli occhi, passava molte ore della notte a cucire per mantenere nel seminario il suo chierichetto.
Il Card. Pie, con le lacrime agli occhi, conchiudeva dicendo: "La povera donna ora è morta; quel bimbo divenne Sacerdote, fu Vescovo, è Cardinale… Io debbo tutto ad una povera venditrice di fiori!".

Quanti eroismi nascosti compiono certe anime per sostenere le vocazioni! Imitiamo tanta generosità!
Nella giornata d'oggi, in modo particolare, assecondiamo l'invito di Gesù: "Preghiamo il Signore della messe, affinché mandi operai nella sua messe".
Interponiamo la mediazione della Madonna, Mamma del buon Pastore: diciamo a Lei: "Per insegnarci ad amare Gesù, la Spirito Santo e Te, buona Mamma, dacci Sacerdoti santi!".

                                                                        D. Severino GALLO sdb

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