Ermete TESSORE SDB "Lo Spirito Santo, Forza per la testimonianza"

24 maggio 2015 | 8a Domenica: Pentecoste - Tempo di Pasqua B | Omelia
Gli Atti degli Apostoli, nella prima lettura, ci informano che i discepoli sono riuniti per festeggiare insieme la festa della Pentecoste.
Per gli ebrei la sua celebrazione ha un significato diverso da quello cristiano. La chiamano Shavuot, cioè festa delle settimane. Posta cinquanta giorni dopo la Pasqua, esprime, nell'Antico Testamento, la gioia per l'avvenuta mietitura. Si tratta di una festa eminentemente agricola. Ai tempi di Gesù
non viene più celebrata in relazione all'agricoltura ma in rapporto all'Alleanza.

A partire dal 70, dopo la distruzione del Tempio da parte dei Romani, la Pentecoste si trasforma in celebrazione della consegna della Torah sul monte Sinai. Ancora oggi nell'ebraismo la festa di Shavuot continua ad essere un rito di ringraziamento per la consegna della Legge. I cristiani in essa vedono l'adempimento di una profezia del profeta Gioele (capitolo 3) e della promessa di Gesù: "Riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra" (Atti 1,8).

E' interessante notare che Cristo interpreta la discesa dello Spirito non come un'assicurazione di ortodossia, ma come una forza interiore che abilita alla testimonianza in tutto il mondo. Suoi testimoni non sono i portavoce del pensiero divino, ma coloro che hanno la forza di testimoniare e di incarnare in una concreta condotta le stesse relazioni vissute dal Figlio di Dio durante la sua vita terrena.

Lo Spirito genera non dei banditori di chiacchiere illuminate, ma dei profeti che incarnano la Parola in modelli di vita radicati nella santità intesa come radicale coerenza. La missione propria della terza persona della Trinità è quella di perpetuare l'Incarnazione nella storia umana. Con Cristo asceso in cielo ed assiso alla destra del Padre, il compito di evangelizzare è affidato alla chiesa, intesa come comunità che si nutre di Pane e Vino e proclama la Parola vivendo la carità e praticando il perdono.

La principale caratteristica di chi riceve lo Spirito nel proprio cuore è la fedeltà al tempo in cui si ritrova a vivere ed ad operare. Gesù visse le virtù e le contraddizioni dei suoi contemporanei. Non fu nostalgico dei bei tempi che furono, né banditore di utopie future.

Ma nel vissuto concreto spesso venato da situazioni drammatiche, come la schiavitù e la più nera miseria, predicò il Regno dei cieli percepito come una realtà in profonda comunione con il Padre e completamente liberata dalle ricadute del peccato.

La Pentecoste, oggi, cade in un contesto sociale ed ecclesiale molto sfilacciato ed in profonda involuzione. La società civile è lacerata da una crisi economica che impone alle classi meno abbienti delle condizioni che generano povertà, sfiducia e disperazione.

La classe politica, blindata nei suoi diritti acquisiti e nei suoi privilegi senza senso, è stata sfiduciata dalla povera gente. La stessa chiesa, per dirla con papa Benedetto XVI, è troppo sovente deturpata dalle conseguenze del fatto che troppi suoi membri non sono immuni dal peccato che genera scandali, carrierismo becero ed esasperato, divisione, maldicenza, perdita di credibilità ed autorevolezza…

Tuttavia, sotto questa spessa crosta di miseria, lo Spirito continua a scendere nel cuore di tante persone che senza dare nell'occhio operano nella carità, vivono i loro doveri e responsabilità, pregano nel silenzio, soffrono a mani giunte e non a pugni chiusi e minacciosi, ravvivano la speranza, operano con professionalità, attuano la giustizia,concretizzano ideali di santità. La Pentecoste interpella ognuno di noi.

Prima di pregare lo Spirito a scendere, dobbiamo fare una profonda opera di insight e ad interrogarci se veramente siamo disposti e disponibili a lasciarci abitare da Lui. Non è una cosa facile e scontata.

Spirito vuol dire santità; la santità presuppone rinunciare a qualsiasi forma di peccato e ad ogni forma di sottomissione alle lusinghe di Mammona, signore indiscusso della nostra quotidianità, che si manifestano in una scoppiettante fantasmagoria di seducenti lusinghe. Sentiamo veramente la Sua mancanza?
Lo desideriamo veramente come dolce ospite dei nostri cuori?
Crediamo in Lui?
Trovare coerenti risposte a questi interrogativi, ed agire di conseguenza, è la forma migliore di vivere e celebrare la Pentecoste.

Ermete TESSORE

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