JUAN J. BARTOLOME sdb LECTIO DIVINA Pentecoste : Gv 15, 26-27; 16,12-15

24 maggio 2015 | 8a Domenica: Pentecoste - T. di Pasqua B | Lectio Divina
Una volta superata la sorpresa di aver visto Gesù vivo, i suoi discepoli dovettero imparare a vivere senza di lui. Si rallegrarono per averlo visto risuscitato, ma non ebbero la fortuna di averlo tra di loro. Gesù era ritornato alla vita, ma non ai suoi compagni. La resurrezione di Gesù suppose per i suoi discepoli di rimanere soli, orfani del loro Signore, in un mondo ostile. Questa inaspettata e dolorosa esperienza fu mitigata dalla convinzione, immediatamente legata al sentimento di abbandono, di contare sullo Spirito di Gesù, quello che l'aveva risuscitato dai morti. Se
ormai non potevano più accompagnare Gesù ed imparare da lui, sarebbero stati guidati ed istruiti dal suo Spirito; se il Signore non era con loro per difenderli, il suo Spirito sarebbe stato il loro avvocato e maestro. Da questo sentirsi orfani e con questa nuova compagnia nasce la Chiesa, comunità di credenti nel Risuscitato. Oggi ricordiamo il "dies natalis" della chiesa di Cristo.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
26"Quando verrà il Difensore che vi invierò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; 27e anche voi darete testimonianza, perché siete con me dall'inizio.
12Molte cose ho ancora da dirvi, ma non poteteportarne il peso; 13quando egli, lo Spirito di verità verrà a voi, vi guiderà fino alla pienezza della verità. Perché quello che vi dirà non sarà suo: parlerà di quello che sente e vi comunicherà quello che sta per accadere.
14Egli mi glorificherà, perché riceverà da me quello che vi andrà comunicando.
15Tutto quello che ha il Padre è mio. Per questo motivo vi ho detto che prenderà del mio e ve lo annuncerà."

1. LEGGERE: Capire quello che dice il testo e come lo dice

Nel lungo discorso di addio (Gv 13,31-14,31; 15,1-16,33) localizzato la vigilia della festa e posto alla fine dell'ultima cena di Gesù, l'evangelista ha riunito una serie di insegnamenti, a modo di testamento, dato che Gesù, sapendo che era arrivato il momento di andare dal Padre, amò i suoi fino all'estremo (Gv 13,1). Chi vuole capire questo monologo di Gesù non può passare per altra simile inquadratura narrativa. Seguendo un modello conosciuto nell'AT, Giovanni presenta Gesù che prepara, la notte prima di morire, coloro che sta per abbandonare, per la nuova situazione che dovranno affrontare dopo la sua morte e la sua resurrezione: benché rimangano da soli, non sono abbandonati, né senza da fare, né senza un Protettore.
Tra i compiti e le promesse che lascia loro, emerge la conferma che invierà su di essi il 'suo' Spirito. In realtà, Gesù arriva ad annunciare l'invio dello Spirito fino a cinque volte: come avvocato che rimane coi seguaci di Gesù (Gv 14,15-17) come maestro che ricorda e svela in profondità quello che Gesù insegnò loro (Gv 14,25-26), come testimone che parlerà a beneficio di Gesù (Gv 15,26-27) come sostituzione di Gesù che evidenzierà l'errore del mondo (Gv 16,4b-11) come Spirito che farà conoscere chi è, in realtà, Gesù (Gv 16,12-15).
Il nostro testo, benché breve, non è omogeneo. Gesù afferma, in primo luogo (Gv 15,26.27), l'invio di un Difensore della comunità che è testimone di Gesù e che trasformerà in suoi testimoni coloro che sono stati i suoi compagni. Gesù, inviato dal Padre, è colui che invierà i suoi - segno del potere della sua resurrezione - l'Avvocato di cui hanno bisogno per annunciarlo e trasformarsi in testimoni. Senza questo Difensore la comunità non potrebbe capire il Signore Risuscitato né riuscirebbe a trasformarsi in suo testimone. Ma la comunità sa che senza il suo Signore Risuscitato ella non potrebbe contare su un efficace Avvocato difensore.
Nella seconda parte (Gv 16 12-15) la promessa non si incentra già sulla presenza donata dello Spirito bensì in una delle sue attuazioni a beneficio della comunità. Superata la sorpresa provocata dall'incontro con Gesù Risuscitato, ai primi credenti fu aperto un mondo che non avevano previsto né riuscivano a capire. Lo Spirito promesso li condurrà fino alla verità: farà loro comprendere quello che Egli ha ascoltato, quello che ha ricevuto, del Signore Risuscitato. E così Gesù Risuscitato sarà glorificato. La gloria di Cristo conferma i cristiani perché arrivino alla verità.

2. MEDITARE: APPLICARE QUELLO CHE DICE IL TESTO ALLA VITA

Il confronto della comunità cristiana col mondo è inevitabile. La cosa peggiore è che i discepoli dovranno affrontarla senza avere al loro fianco il Signore. La persecuzione fu, in effetti, precoce e crudele; la comunità non era preparata per una simile tribolazione. La tradizione sinottica ricorda già come Gesù preparava alla sofferenza e alla persecuzione i suoi discepoli nella strada verso Gerusalemme (Mc 13,9-13; Mt 10,17-39; Lc 12,2-9). In Giovanni Gesù si dedica tutta una notte, la vigilia della sua morte, ad annunciar loro la sua sparizione fisica e la venuta del suo Spirito che riempirà il vuoto dei loro cuori: i discepoli soffriranno l'assenza di Gesù, noteranno la presenza del suo Difensore in mezzo ad essi e dovranno rendere testimonianza in un mondo che non li vuole. Se Gesù non li lascia, non verrà loro il suo Spirito; se non viene il suo Spirito, non avranno chi li aiuti a ricordarlo né a testimoniarlo.
Noi cristiani viviamo, ancora oggi e fino a che ritorni vittorioso il Signore, lo stesso abbandono che conobbero i primi discepoli dopo la risurrezione di Gesù. Non lo abbiamo a nostra disposizione né, tanto meno, alla nostra portata; confessare che è andato via vicino al Padre è sapere che non sta con noi. Siccome non godiamo della sua compagnia fisica, pensiamo che non ci precede durante il tragitto; siccome non convive con noi, ci è tanto difficile rimanere fedeli a Lui. E questo duole a chi vuole seguirlo, perché fa più penoso lo sforzo di fedeltà e meno sicuro il successo della sequela. Siamo così contemporanei della prima generazione che dovette rifare la sua vita e trovare la sua missione nel mondo senza l'appoggio fisico del suo Signore. Ci ha lasciato soli ma appena scomparso, ci ha inviato il suo Spirito, l'alito divino che guidò la sua vita in questa terra, la forza divina che lo liberò dal sepolcro. Può farci male la sua assenza, ma non possiamo lamentarci di essere rimasti soli: abbiamo il suo Spirito, il nostro Difensore, il nostro grande Consolatore.
Ma lo Spirito di Gesù non viene solo per consolarci, aiutandoci a superare la sua assenza. Non è il premio per i nostalgici. Gesù invia questo Difensore, come promesso per tre volte, dal Padre (Gv 15,26), con una missione da esercitare: il suo primo compito, la principale forma di difendere la comunità, sarà di testimoniare Gesù in lei. La comunità è, dunque, il recinto nel quale l'Inviato del Signore Risuscitato impone la sua memoria e lo ri-presenta facendosi suo portavoce. Parlando di lui, non permette che la comunità dimentichi l'Assente perché è venuto per essere il suo testimone. Ed una comunità che sa avere il Difensore come Dono del Risuscitato ha come compito quello della testimonianza. Il Paraclito ed i credenti hanno un unico obiettivo: ricordare, comprendere, confessare, dare ascolto al Risuscitato. Nella predicazione comunitaria è lo Spirito che incoraggia e sostiene la difesa della fede cristiana davanti al mondo. Una chiesa che teme di parlare del Signore Gesù è una chiesa senza il suo Spirito; una comunità che rifiuti la testimonianza vive sconfortata, non protetta, in solitudine. Per non avere il vangelo come compito da annunciare, non dispone della presenza dello Spirito; per non osare confessare Cristo, non può godere della consolazione del suo Spirito. Non può essere spirituale una comunità, un credente che non testimoni Gesù come suo Signore, dato che per testimoniarlo, Gesù Risuscitato inviò il suo Spirito.
Nella predicazione comunitaria, dunque, alla testimonianza del Paraclito si unisce la testimonianza dei discepoli (Gv 15,27), quelli che gli sono stati da sempre compagni. Quando parla, l'evangelizzatore ha lo Spirito del suo Signore nel suo cuore: "Lui - dirà sant'Agostino - con la sua ispirazione, e voi col rumore della vostra voce." L'evangelizzatore vive per fare conoscere Cristo Gesù perché ha il suo Spirito che abita nel cuore. E dato che lo Spirito è Dono gratuito, il compito di evangelizzare è ineludibile, è un obbligo da compiere. Non avendolo ottenuto con le nostre proprie forze, dobbiamo impegnare tutte le forze per mantenerlo. Chi ormai non può stare con Gesù, perché è risuscitato, può godere del suo Spirito se ha il mondo come oggetto di evangelizzazione.
Dopo aver parlato della crisi che produrrà la sua assenza, Gesù menziona una nuova funzione dello Spirito: il Paraclito lavorerà come maestro e guida verso la verità. È significativo che in Giovanni, Gesù non evochi un magistero dentro la comunità né identifichi i suoi responsabili. La comunità, tutta, avrà lo Spirito di verità; il suo compito sarà quello di prendere la Parola di Dio, come punto di partenza e punto di arrivo. Gesù, benché parlasse di tutto quello che aveva sentito dal Padre (Gv 15,15) avrebbe voluto far conoscere di più di quanto rivelò: lo Spirito supplirà a quella mancanza (Gv 16,12), esercitando la guida della comunità, una funzione che è propria di Dio (Es 13,17; Nm 24,8). Lo Spirito non concorre con Gesù, né lo soppianta; completa la sua opera, conducendo ad una conoscenza più piena (Gv 14,26): non dirà più cose, farà comprendere meglio quelle già dette. Parlare, ascoltare ed annunciare sono i tre verbi che esplicitano l'azione dello Spirito. La sua attuazione è analoga a quella del Figlio: parlerà di ciò che ha ascoltato ed annuncerà quello che deve venire. Capire Cristo Gesù, captare la portata reale delle sue parole e comprendere il senso ultimo della sua vita, non sta alla portata di chicchessia, per quanto glielo proponga; è Dono che Gesù Risuscitato concede a colui al quale invia il suo Spirito. Desiderare di essere intimo con Gesù implica desiderare di essere posseduto dal suo Spirito. Conosce Cristo colui che abita in Lui, libero e sovrano, il suo Spirito. E la cosa migliore di tutte è che possedere lo Spirito è grazia concessa a chi lo testimonia. Perché, allora, evitiamo di evangelizzare, se ciò ci priva dello Spirito di Gesù?
L'arrivo dello Spirito non è la fine della storia, è un nuovo stadio di essa, quello che viene delimitato tra l'ascensione di Gesù ed il suo ritorno definitivo. Nel frattempo, la comunità avrà nello Spirito la garanzia della lettura corretta della sua propria esistenza, perché si lascerà guidare dalla predicazione di Gesù che il Paraclito continua, amplia ed approfondisce. Né la comunità né lo Spirito sono origine della rivelazione, ma ambedue, ed insieme, la servono e la perpetuano. La Comunità cristiana e lo Spirito di Gesù hanno lo stesso obiettivo in questo mondo: mantenere viva la memoria di Gesù Risuscitato, vincendo la sua assenza col ricordo e la nostalgia di Lui. Chi oggi vive per 'ri-cordare' Cristo Gesù può sapere che è la grazia che gli fa il Risuscitato 'compagno' dello Spirito!
Così lo Spirito glorificherà il Figlio, come questo glorificò il Padre (Gv 16,14): la gloria del Figlio è che sia riconosciuta la sua comunità di beni col Padre; tutto quello che ha il Padre è suo: niente di quello che appartenga al Padre è vietato al Figlio. Non si tratta solo di parole, né di semplice conoscenza, ma di vita condivisa. Tutto quello che è del Figlio è proprietà del Padre e tutto quello che comunichi lo Spirito è proprietà del Figlio. Di questa comunità di beni è ricevente e conoscitore lo Spirito, e ne è garante, la comunità (Gv 16,15). Sapere che si dispone dello Spirito di Gesù deve fare il cristiano sicuro di sé e sicuro della vittoria finale sul male.

                                                                                    JUAN J. BARTOLOME sdb

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