Luca Desserafino sdb"lL Signore nutre il suo popolo"

7 giugno 2015 | 10a Domenica: Corpsu Domini - Anno B | Omelia
La festa del Corpus Domini, sebbene istituita dalla Chiesa nel tredicesimo secolo, affonda le radici nell'Ultima Cena di Gesù con i discepoli. Il Vangelo proclamato oggi ripropone, infatti, quelle parole forti e concrete che dovettero sconvolgere non poco i discepoli quando Gesù,
prendendo il pane e il vino, disse: "Questo è il mio corpo... Questo è il mio sangue". Che nel linguaggio semitico significano proprio: "Questo sono io stesso".

È senza dubbio un mistero grande e benefico quello di una presenza "reale" in un mondo in cui tutto sembra essere "virtuale" e dove è difficile che gli uomini si sentano "realmente" gli uni vicini agli altri.
Non si parla forse dell'odierna società come di una società fatta di uomini e di donne soli?

Il mistero di una presenza "reale" è consolante e opportuno per tutti.
L'Eucarestia, più che di una realtà misteriosa nel campo intellettivo, ci parla di un'incredibile e inimmaginabile amore che ci è donato in una forma concreta e reale.
Aprendo gli occhi del cuore comprenderemo e gusteremo questo grande mistero di Dio, che inventa l'impossibile pur di restarci accanto con il suo stesso corpo.

Il gesto del pane e del vino, le parole di commento, tutto converge nell'indicare la vita di Gesù come una vita donata. Il gesto eucaristico svela la "verità" di Gesù, cioè quella tensione interiore che ha guidato la sua vita fin dall'inizio.

Nell'amore di Gesù non ci sono esclusi o emarginati, non ci sono i primi e gli ultimi. Nell'Eucaristia le prime comunità scorgevano non semplicemente la presenza di Dio, ma la presenza di un volto preciso di Dio. Nell'Eucaristia dobbiamo scoorgere e celebrare quel Dio che in Gesù si è fatto conoscere come condivisione, amore e servizio.

Il gesto eucaristico è collocato da Marco in un contesto di tradimento (Giuda) e di abbandono (il rinnegamento di Pietro e l'abbandono dei discepoli). Si tratta di un elemento comune e tradizionale, con gli altri racconti evangelici, ma sembra che Marco lo sottolinei con forza particolare.

Nel forte contrasto fra il gesto di Gesù e il tradimento degli uomini, la comunità ha colto la grandezza dell'amore del Cristo, la sua gratuità, la sua perseveranza.

La comunità è invitata a non scandalizzarsi quando scoprirà nel proprio seno il tradimento e il peccato; contemporaneamente la comunità è invitata a non cullarsi nella falsa sicurezza, e a non presumere di sé. Le divisioni della comunità devono apparire ma non per dire: permangono le divisioni, tralasciamo l'Eucaristia. Bensì per concludere: nonostante le divisioni, Cristo ci salva donandosi continuamente.

Quel pane e quel vino, secondo le parole di Gesù, sono veramente il Corpus Domini. Nel pane e nel vino consacrati Gesù non è presente in qualsiasi modo, ma nel modo sacrificale.
È realmente presente come corpo (pane) spezzato e sangue (vino) versato; ossia, nella realtà di chi dona interamente il suo corpo e il suo sangue per la salvezza di tutti.

Quel pane e quel vino, "versato per voi e per tutti", raccolgono, in una misteriosa sintesi, l'amore di Gesù per i discepoli e per le folle di malati e bisognosi che accorrevano a lui.

Quel pane "spezzato" non ha bisogno di moltiplicare le parole. Parla da sé. Gesù, fattosi cibo per tutti, ci mostra sin dove giunge l'amore di Dio per noi.

Per contro, nessun discepolo può esimersi dal percorrere la logica di questo Amore, diventando anch'egli, con la sua vita, pane spezzato e condiviso per tutti coloro che gli sono accanto.

Luca Desserafino sdb

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