MACHETTA Domenico SDB Domenica: Corpus Domini

7 giugno 2015 | 10a Domenica: Corpus Domini Anno B | Appunti per la Lectio
1ª LETTURA: Es 24,3-8
VANGELO: Mc 14,12-16.22-26
Il testo di Esodo 24 ci presenta la solenne conclusione dell'alleanza tra Dio e il suo popolo. Celebrando il Corpus Domini noi celebriamo la festa della nuova ed eterna alleanza. Tutto ciò che l'Antico Testamento
significava si è compiuto in Gesù Cristo; il tempo delle figure è terminato, è giunta la realtà (figuris terminum). Dopo il solenne rito di Mosè, il popolo proclama: "Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto". Lo faremo e lo ascolteremo! È curioso!
E noi conosciamo il senso biblico del verbo "ascoltare", che ha sempre il significato di obbedienza e di consegna. La Vulgata latina traduceva: Omnia quae locutus est Dominus faciemus et erimus oboedientes.
È l'atteggiamento del vero discepolo che "firma in bianco" per Dio, che aderisce senza discussioni, fidandosi, eseguendo e poi "ascoltando", cioè "conservando nel cuore". Il nostro pensiero va dritto a colei che ha vissuto al massimo questo ideale, alla Vergine del fiat, che ha accettato in blocco la parola di Dio e l'ha conservata nel cuore.
Mi sembra estremamente importante questa riflessione per penetrare nel mistero della festa dell'Eucaristia. L'Alleanza-nuziale è il sogno di Dio sull'Umanità. Il segreto di questo "sogno" è rivelato agli umili: nell'Eucaristia si ha il culmine della "provocazione" di Dio, di quel modo di procedere tipicamente divino che ha sempre mandato all'aria gli schemi umani. L'Eucaristia è il massimo segno dell'amore, è la consumazione della kenosis, il vertice dell'abbassamento del Verbo.
La generazione di Massa e Meriba rimane sconcertata ed è continuamente tentata contro l'Eucaristia, contro l'Emmanuele, ponendo sempre la domanda: "Il Signore è in mezzo a noi sì o no?". L'uomo del mondo a cui dà noia il silenzio di Dio, è sempre tentato di costruirsi il vitello d'oro, per poter manovrare la divinità e smontare il mistero.
L'Eucaristia è mistero d'amore, di umiltà e di silenzio: è estremamente significativo che il Vangelo della Messa In Coena Domini del giovedì santo ci presenti la lavanda dei piedi: una lezione che Gesù ha consegnato alla Chiesa come programma indispensabile e unico per ogni tipo di "pastorale". E in quel "fate questo in memoria di me" (cioè come "mio zikkaron") non c'è solo il prolungamento di un rito, ma c'è tutto il contenuto del rito: ogni volta che farete questo, sarà "presente" il mistero della kenosis del Cristo, della sua consegna, espresso nella lavanda dei piedi.
Lo zikkaron infatti rende presente un evento, impegnandomi alla fedeltà. L'evento è avvenuto "una volta per sempre" (ephápax) parola ripetuta con "ostinazione" dalla lettera agli Ebrei ma, in forza dello Spirito Santo, il contenuto eterno di quell'evento è presentato nell'oggi liturgico. Facendo "questo" in sua memoria, noi firmiamo la nostra consegna: "Se dunque io, il Signore e Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri" (Gv 13,14). Pane e vino saranno Corpo dato e Sangue versato: facendo la "comunione" con il Corpo e Sangue di Cristo, noi "mangeremo" tutto il Vangelo, faremo comunione con la Vita Morte Risurrezione del Signore.

MACHETTA Domenico

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