D. Mario MORRA SDB ""Mangiarono e ne avanzò … riempirono dodici canestri" di pezzi avanzati."

26 luglio 2015 | 17a Domenica - Tempo Ordinario B | Omelia
La Liturgia della Parola di questa Domenica ci presenta due episodi molto simili tra loro, con uno svolgimento quasi parallelo e con alcuni punti di contatto.
L'episodio, riportato dalla 1a lettura, ha per protagonista il profeta Eliseo, quello invece riportato dal Vangelo è dominato dalla figura di Gesù.
In entrambi si tratta di una moltiplicazione: i venti pani di orzo e di farro, per opera di Eliseo,
bastano a sfamare cento persone; i cinque pani d'orzo ed i due pasci, nelle mani di Gesù, sono sufficienti per la fame di una folla di cinque mila uomini, senza contare le donne ed i bambini.
Nei due episodi è messa in evidenza la sproporzione tra i mezzi a disposizione e la necessità alla quale si deve provvedere: venti pani d'orzo e di farro per cento persone, cinque pani e due pesci per una folla immensa. "Come posso mettere questo davanti a 100 persone?" dice il servo ad Eliseo; "Cos'è questo per tanta gente?" fa presente l'apostolo Andrea a Gesù.
Si tratta di due casi nei quali l'uomo con le sole sue forze è impotente a provvedere e perciò chiama in causa l'intervento dell'onnipotenza divina.
In entrambi i casi però, l'intervento divino si basa sulla collaborazione dell'uomo: nel primo brano, uno sconosciuto mette nelle mani di Eliseo i venti pani d'orzo e di farro; nel Vangelo, è un ragazzo a mettere a disposizione di Gesù i suoi cinque pani e due pesci.
In entrambi i casi inoltre, è posto in risalto il fatto degli "avanzi": "Mangiarono e ne avanzò" "riempirono dodici canestri" di pezzi avanzati.
Il messaggio che ci viene dalla Parola di Dio è evidente: ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio. L'uomo deve riconoscere i propri limiti, chiedere l'aiuto di Dio e fidarsi di Lui.
Dio però, da parte sua, non vuole sostituirsi all'uomo, ma vuole che anche lui faccia la sua parte; lo invita a rispettare tutto il creato, a condividere i propri beni e a non goderne egoisticamente.
L'egoismo è la radice di tutti i mali morali, individuali e sociali; è l'origine di tutte le crisi; deve essere sostituito dallo spirito di sobrietà e di solidarietà, che aiuta a risolvere tanti problemi.
A livello di coscienza individuale occorre instaurare una mentalità di equilibrio e di sobrietà nell'uso dei beni, di sensibilità e di cooperazione verso tutti.
Il particolare degli "avanzi" sta ad indicarci che i beni della creazione sono offerti con grande prodigalità: ce n'è per tutti e ne avanza, e tutti sono invitati a goderne, ma con parsimonia e gratitudine, evitando ogni abuso ed anche il più piccolo spreco.
È questo l'insegnamento di fondo che ci viene ripetuto, con voce appassionata, da Papa Francesco nella Lettera enciclica "Laudato si'"

Il racconto del Vangelo ha poi una conclusione propria e caratteristica.
Dopo il miracolo, la gente riconosce in Gesù "il profeta che deve venire", cioè il Messia, ma lo intende sotto il profilo materiale, economico, politico, in una parola, utilitaristico: come il profeta che finalmente porterà indipendenza, libertà, benessere e prosperità al popolo di Israele. Per questo pensano di "prenderlo per farlo loro re".
Ma Gesù si sottrae all'entusiasmo della folla e si eclissa. Non è questo il risultato che Egli si aspetta, per aver compiuto il miracolo. Il miracolo tanto spettacolare della moltiplicazione dei pani deve avere il valore di un "segno", come indica Gesù stesso nel lungo discorso che seguirà nella sinagoga di Cafarnao: Gesù è il Messia nel senso spirituale, "è il pane vivo disceso dal cielo per dare la vita al mondo"; è colui che darà se stesso in sacrificio per il riscatto dell'umanità e si farà nutrimento delle anime per la vita eterna, nel sacramento dell'Eucaristia.
La folla sfamata nel deserto dalla moltiplicazione dei pani e dei pesci, non ha compreso la portata del miracolo, il suo valore di "segno".
Noi però oggi siamo chiamati a cogliere il senso del miracolo in tutta la sua pienezza e a credere fermamente che in Gesù il Padre "ha posto il suo sigillo", ce lo ha mandato perché sia per noi cibo che non perisce, ma che dura per la vita eterna.
La Vergine Maria che ci ha dato Gesù a Betlemme e che lo ha offerto per noi sul Calvario, ci aiuti a comprendere e ad apprezzare sempre più il grande dono che Gesù ci fa nella Eucaristia.


D. Mario MORRA SDB

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