D. Severino GALLO sdb"PANE E FAME "

26 luglio 2015 | 17a Domenica - Tempo Ordinario B | Omelia
MOLTIPLICAZIONE DEI PANI:
PANE E FAME (Gv 6,1-15)
Il tema fondamentale della liturgia odierna è quello della moltiplicazione dei pani: una compiuta da Eliseo e l'altra da Gesù. In entrambi i miracoli ci sono due
elementi in comune: il poco pane d'orzo disponibile e quello che invece occorrerebbe; ma in entrambi i casi, il pane moltiplicato avanza.

Gesù compie il miracolo con grande semplicità, senza discorsi introduttivi che preparino l'attesa del popolo. Vuole soltanto che i suoi Apostoli si rendano conto della sproporzione tra il pochissimo che hanno e la moltitudine di gente da sfamare.
Poi con la semplicità del gesto abituale, Egli prende il pane, rende grazie e lo fa distribuire dagli Apostoli. In fine, con la stessa semplicità di un padre di famiglia, raccomanda di raccogliere gli avanzi, perché nulla vada perduto.

Gesù compie il miracolo con sovrana larghezza. Tutti mangiano pane e pesce a sazietà e ne avanzano dodici canestri.
Gesù vuole che gli Apostoli siano coinvolti nel miracolo e dispone che esso avvenga nelle loro mani. Infatti, è Lui a porre il problema agli Apostoli e a far notare l'urgenza del provvedimento; li costringe così a cercare quello che hanno e a verificare che c'è un ragazzo che ha soltanto cinque pani e due pesci.

Sono gli Apostoli che per ordine di Gesù fanno sedere la folla sull'erba del prato. E sono ancora gli Apostoli che, dopo aver distribuito pane e pesce a sazietà, raccolgono dodici canestri di avvanzi.
La reazione della folla è istintiva: subito scoppia un irrefrenabile entusiasmo. Quella gente dalla vita stentata e umiliata, vede in Gesù uno che può rimediare alla loro continua fame e alla continua preoccupazione del pane quotidiano.

Oggi succederebbe lo stesso. Quella gente che vive al di sotto del livello minimo della sussistenza, gli operai minacciati dalla disoccupazione causata dallo stesso progresso tecnico, dalla crisi, sono sempre in agitazione; la povertà fa paura a tutti, la povertà eccita alla rivolta, specie quando si trova di fronte al lusso, allo spreco e agli esagerati stipendi…
Allora questa gente corre dietro a chi promette sicurezza e benessere, senza tanti ragionamenti.

Come reagisce Gesù di fronte all'entusiasmo della folla che lo vuole creare re? Si ritira sul monte, "tutto solo"…
Gesù comprende le necessità della folla povera e indigente, aiuta i bisognosi, compie anche miracoli; insegna a chiedere il pane quotidiano al Padre celeste, ma tiene fermo il principio che Egli non è stato mandato solo per il pane materiale, ma per annunciare il Regno di Dio e la sua giustizia.

E mentre è instancabile nel rispondere alla fame spirituale di verità, di perdono, di conoscenza di Dio, di pace, d'amore, di vita eterna, non è sempre disposto a moltiplicare il pane materiale.
Perché Egli sapeva benissimo che ad un alto livello di vita economica e di benessere materiale non corrisponde sempre necessariamente un'umanità più civile.
Anzi, spesso il benessere rammollisce i costumi dell'uomo e gl'indurisce il cuore verso gli altri e glielo chiude ai beni celesti.
Per questo il Vangelo trova migliore accoglienza tra i poveri, per questo Dio sazia di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote.

Nel nostro mondo così civile, c'è la fame; ma con le attuali possibilità umane, la fame del mondo è per tutti una colpa che non ammette attenuanti.
C'è la fame e tanti muoiono d'indigestione. C'è la fame e si spendono somme favolose per cure dimagranti. C'è la fame e vengono distrutte derrate alimentari a milioni di tonnellate.

C'è la fame e si spendono capitali immensi nella produzione di armi, che poi si spediscono a paesi che muoiono di fame, affinché possano scannarsi...
E' un falso problema dire che siamo in troppi! Il vero problema è che spendiamo male. Ci lasciamo dominare dall'egoismo, dalla sete di possesso.

Dobbiamo gridare ai quattro venti: nel mondo c'è la fame per l'egoismo degli uomini, per il cattivo impiego delle ricchezze della terra.
Per risolvere il problema della fame non c'è bisogno di uccidere degli innocenti: basta usare meglio i capitali, distribuire più equamente il pane.
E' meraviglioso il banchetto dei cinquemila che mangiarono a sazietà lo stesso pane e lo stesso companatico procurati da Gesù.

Che cosa ci dona la tanto decantata civiltà? Ci regala qualche ora di sbalordimento dinanzi alle sensazionali imprese spaziali, qualche attimo di brivido al pensiero di come vengono abolite praticamente le distanze, qualche ubriacatura d'entusiasmo per tutte le altre conquiste strepitose della tecnica. Soprattutto ci consegna in casa una comunicazione importante. Una semplice cifra.

A conti fatti, ormai sappiamo ciò che ci spetta. Negli arsenali atomici del mondo sono depositate parecchie decine di migliaia di mégaton di bombe all'idrogeno.
Se i calcoli non sono sbagliati, si tratta di venti tonnellate di tritolo per ogni abitante della terra. Quindi abbiamo diritto a venti tonnellate di tritolo. E' il grazioso regalo della cosiddetta civiltà.
Il pacco ci verrà recapitato a domicilio, allorché qualche pazzo lucidissimo si prenderà il ghiribizzo di premere l'indice su un pulsante.

       Dopo questi calcoli, facciamone altri.

Gli esperti sostengono che per una vita normale, occorrono 2.700 calorie il giorno. Al di sotto di questa cifra, l'uomo è costretto a vivere nel "digiuno cronico".
Ora, il 60 per cento della popolazione mondiale vive in quella che è stata definita la "fame assoluta", sia quantitativamente che qualitativamente.
Ogni anno muoiono circa trenta milioni di persone a causa di un'alimentazione insufficiente. Ossia per fame. Ossia, per mancanza di pane.

La nostra civiltà è in grado di assicurare all'umanità qualche decina di migliaia di mégaton con bombe all'idrogeno: Ma non può garantire a tutti il pane quotidiano; è incapace di regalare ad ogni uomo 2.700 calorie giornaliere indispensabili alla vita.
La nostra civiltà ci consegna un pacchetto contenente venti tonnellate di tritolo (molto più del necessario…). Ma, ogni anno, spedisce a trenta milioni di uomini un biglietto con la condanna a morte… per fame…

Valutando questi dati di fatto, è ancora possibile parlare di civiltà?
Penso che la vera civiltà debba ancora cominciare, a dispetto degli aerei supersonici, dei satelliti artificiali a zonzo per il cielo, delle spedizioni sulla luna e su Marte, e di tutti gli altri "miracoli" del progresso.
La prima pagina della storia civile dovrà contenere questa banale notizia: sulla terra c'è finalmente un pezzo di pane per tutti gli uomini.
Prima di questo avvenimento fondamentale, non si potrà scrivere che la storia della barbarie. Una barbarie capace di conquiste inaudite, di raffinatezze inaspettate, ma sempre una barbarie.

Nel Vangelo, invece, c'è profumo di pane. Il pane occupa, nel Vangelo, un posto preminente, come nelle preoccupazioni di un buon papà di famiglia.
Il miracolo della moltiplicazione dei pani contiene preziose indicazioni per ciascuno di noi. Vorrei dire che si tratta di un miracolo che noi dobbiamo continuare su questa terra. "Gesù prende in mano quel poco pane che ha, lo benedice, rende grazie al Padre, lo spezza e lo distribuisce".

In questi gesti è contenuto il significato cristiano del possesso. Rendere grazie e benedire, significa riconoscere l'assoluta sovranità di Dio sopra tutte le creature. Soltanto Dio è padrone: noi uomini non siamo padroni. Siamo soltanto i responsabili: abbiamo ricevuto tutte le cose in consegna.
Noi non siamo i proprietari, i padroni, ma solo i depositari. Noi possediamo solo per custodire, per moltiplicare, per distribuire.

La nostra vocazione non è quella di possedere, ma di distribuire. Possiamo portare il pane alla bocca, soltanto quando reca il marchio dell'amore che dona al prossimo.
Quando il pane, invece di diventare "nostro", rimane "mio", io cancello la presenza del Padre celeste dalla terra, perché Gesù ci ha insegnato a chiedere il pane "nostro", quindi il pane per tutti i nostri fratelli.

Anche in questo la Madonna ha qualche cosa da insegnarci: Ella ci donò Gesù, "pane vivo disceso dal cielo". Ma non tenne per sé sola Gesù: Lo donò invece a tutte le anime.
Imitiamo quindi la Madonna: anche noi lavoriamo e sacrifichiamoci, perché il pane materiale e il pane Eucaristico - Gesù - possano giungere a tutti i nostri fratelli.
                                                                        D. Severino GALLO sdb

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