Luca Desserafino sdb"Tu sazi il desiderio di ogni vivente"

26 luglio 2015 | 17a Domenica - Tempo Ordinario B | Omelia
A partire da oggi, e così sarà per altre quattro domeniche, dal Vangelo di Marco ci troviamo trasferiti in quello di Giovanni e precisamente nel capitolo VI, che riporta l'episodio della moltiplicazone dei pani e il successivo discorso in cui Gesù ne rivela il significato.



Questo è l'unico miracolo che riferiscono tutti e quattro i Vangeli, da ciò si delinea l'importanza straordinaria che rivestiva e riveste questa narrazione per la Chiesa. Il racconto di Giovanni, se nella sostanza concorda con quello dei Sinottici, è però molto originale per il modo di presentare il fatto e per il messaggio che contiene.

Il brano si apre con la scena di "una grande folla" che "seguiva" Gesù, "vedendo i segni che faceva sugli infermi". Si chiude con la scena della medesima folla che è entusiasta perché ha "visto il segno che Egli aveva compiuto". Dalla pagina evangelica si intuisce che la gente stava volentieri con Gesù "a mtivo dei segni che faceva".

Talora era così presa dall'ascolto delle sue parole da dimenticarsi persino di mangiare. È infatti lui, Gesù, non i discepoli, ad accorgersi del bisogno di pane che aveva la gente.
"Era vicina la Pasqua".

Questa espressione ci evoca la narrazione dell'Esodo, ma anche la Pasqua della passione e risurezione di Gesù: Egli è il nuovo Mosè che raduna e conduce il nuovo popolo di Dio, la comunità dei salvati. A questo popolo offre un banchetto abbondante, come già Dio aveva fatto con Israele, in cammino nel deserto, sotto la guida di Mosè, verso la terra promessa, nutrendolo con l'acqua sgorgata dalla roccia, con le quaglie, soprattutto con la manna.

Banchetto messianico, annunciato dai profeti, in cui Gesù sazia la sua comunità con la parola e i sacramenti. In modo speciale il dono dei pani nel deserto è come una prefigurazione, una promessa ed un'anticipazione del banchetto eucaristico, dove Dio sostiene il suo popolo con la parola e la "carne" di Cristo.

L'Eucaristia è il banchetto mesianico in cui la vera manna, il vero pane disceso dal cielo e donato da Dio, è la persona di Gesù stesso, ricevuta attraverso la fede e i Sacramenti.

Gesù, "alzati gli occhi...vide che una grande folla veniva da Lui". Il gesto esprime l'attenzione obbediente di Gesù al Padre, la comunione con Lui, ma anche lo sguardo, traboccante di misericordia, con cui abbraccia le necessità della folla e di ciascuno in particolare; come allora, anche oggi.
Gesù chiama Filippo, che era di Betsaida e quindi pratico della zona, e gli chiede: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?".

Filippo, dopo un rapido calcolo, risponde che è impossibile trovare una somma adeguata di denaro per aquistare pane sufficiente per tutta quella gente. In effetti, la richiesta di Gesù era del tutto irrealistica. Andrea, presente allo scambio di battute, prende qualche informazione e si fa poi avanti dicendo che ha trovato solamente un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci. Ma, con triste realismo, aggiunge: "Cos'è questo per tanta gente?"

Il discorso, per lui come per tutti i discepoli, semra chiuso. La corretteza, il realismo, la praticità, la concretezza dei discepoli appaiono vincitori. L'unica cosa da fare, è mandare presto via tutti, cosicché ognuno avrebbe potuto mangiare a casa propria. E non sarebbe stato colpa di nessuno se qualcuno fosse rimasto a digiuno.

Alla situazione di indigenza e di bisogno non è possibile far fronte con le risorse umane. Lo riconoscono apertamente i discepoli. Davanti all'impotenza dichiarata di ogni soluzione umana, Gesù interviene. La nostra rassegnazione è sconfitta dalla potenza di Dio.

Già il profeta Eliseo, come abbiamo ascoltato nella prima lettura odierna, aveva operato qualcosa di simile, ma di proporzioni sicuramente molto minori, manifestando la provvidenza di Dio in favore dei suoi fedeli. Gesù, però, è più potente di qualunque profeta: è il Messia. E' Lui che prende l'iniziativa, al di là di ogni sollecitazione da parte di qualcuno. Ciò che sta per fare, ordinando ai discepoli di far accomodare la gente come per un banchetto, è infatti totalmente imprevedibile, contro ogni ragionevolezza.

Tuttavia Gesù non agisce dal nulla. Ha bisogno di quei cinque pani d'orzo; il pane di orzo era il pane dei poveri, non certo il migliore, quello più saporito e più ricco. Ma è proprio con questi pani poveri che Egli sfama cinquemila persone. Gesù non parte da zero: ha bisogno del dono di un ragazzo, che si priva del poco che possiede per metterlo a disposizione di tutti. Il vero miracolo comincia nel cuore di quel ragazzo e di ogni uomo, allorquando decide di condividere quel poco posseduto.

Gesù si rivela come il Messia che, al di là di ogni attesa e previsione, è in grado di saziare tutti, nessuno escluso. Ha abbastanza pane per ognuno. Anzi, ne sopravanza. I dodici canestri, riempiti dei pezzi avanzati, significano l'abbondanza e la prezionsità di questo cibo, destinato a molti altri, "perché nulla vada perduto".

Il senso è chiaro: la moltiplicazione dei pani, manifestando l'onnipotenza di Gesù che sazia la folla, è un "segno" di quanto farà Gesù, pane eucaristico, per la vita del mondo. Vedendo il miracolo, la folla riconosce Gesù come il "profeta che doveva venire nel mondo": il nuovo Mosè, il Messia, che rinnova definitivamente il miracolo della manna.

Il problema è, e rimane per ciascuno, mettere quel "poco" che abbiamo nelle mani del Signore e non rigirarcelo tra le nostre mani avare per trattenerlo.

Dio opera i miracoli ma chiede la nostra collaborazione attiva, sempre e ovunque. "Comportarsi in maniera degna della chiamata che abbiamo ricevuto" come San Paolo ci esorta, è convertire la nostra logica utilitaristica alla logica del dono, in cui sono i piccoli, i generosi, che danno possibilità all'agire amorevovole di Dio-Padre, che in Gesù e con Gesù opera per tutti i suoi figli.

Luca Desserafino sdb

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