D. Severino GALLO sdb"LA MADONNA E' COLEI CHE CI PRECEDE SEMPRE"

15 agosto 2015 | Assunzione di Maria al cielo - Tempo Ordinario B | Omelia
L'Assunzione al Cielo è il titolo che corona l'esito terreno dell'umile Vergine di Nazaret. Ma il significato profondo della solennità odierna va ricercato nel ruolo che la Madonna, Madre del Salvatore, è chiamata a svolgere nell'economia della salvezza.

Ella è la Madre del Verbo Incarnato, e in quanto tale, svolge una funzione ecclesiale di primo piano. E' collocata al vertice della Chiesa e ne diventa, oltre che Madre, il segno sacramentale di perfezione e di santità.

Festa dell'Assunta.

La Madonna, glorificata in corpo e anima, può apparire ai nostri occhi avvolta in uno splendore accecante e collocata ad una distanza inaccessibile.
Tutti i privilegi della Vergine, tutti i doni di cui Dio ha arricchito la propria Madre, costituiscono la sua grandezza e ci colmano di gioia. Ma possono anche indurci a vedere la Madonna "troppo distante". Oggetto della nostra devozione, del nostro amore, della nostra venerazione filiale. Ma non "alla nostra portata".

Eppure l'unica definizione che riassuma la meravigliosa vicenda della Madonna nei nostri riguardi mi sembra proprio questa:

"Colei che ci precede".
La Madonna è Colei che ci precede sempre.
Costantemente davanti a noi.
In anticipo sui nostri passi.
Ce la troviamo, immancabilmente, "davanti".

Perfino la sua Immacolata Concezione, a pensarci bene, è, in certo senso, un "precederci" in quelle condizioni d'amicizia con Dio cui noi saremmo pervenuti attraverso il Battesimo.
Il suo "fiat" ha preceduto la nostra accettazione del piano di Dio.
Ha preceduto il "sì" di tutta la Chiesa.

La sua vita intessuta di silenzio, fatta di cose ordinarie, tra le pareti di una modesta casa, in mezzo ad occupazioni comunissime, ha anticipato la nostra vita senza smalto esteriore, con il suo "terribile quotidiano", con le sue azioni insignificanti.

Ci precede, appunto, nella piccolezza, nel silenzio, nelle cose ordinarie. Per dimostrarci che la piccolezza, il nostro nulla può diventare teatro delle "grandi cose", che opera il Signore. Per dimostrarci che dal silenzio nasce la Parola. Che dalla nostra modesta casa, dalle nostre occupazioni "limitate", esce fuori la salvezza del mondo.

E anche oggi, festa della sua glorificazione totale, in corpo e anima, la Madonna ci precede in quella che sarà la nostra condizione finale.
Perciò non è lecito parlare di distanza.

La Madonna non è lontana, irraggiungibile. Se la vediamo lontana, quella distanza non è altro che la misura della nostra mediocrità, dei nostri rifiuti, della nostra incapacità a seguire "Colei che ci precede".
E' una distanza che condanna la nostra paura della santità. E' una distanza che denuncia le barriere che innalziamo per difenderci contro l'azione incalzante della grazia.
In questo senso la Madonna costituisce, davvero, il nostro rimorso.
Lei è l'unica creatura che sia diventata ciò che doveva essere. Che abbia svolto esattamente e fedelmente il compito che Dio le aveva affidato. E' l'unica che abbia raggiunto il capolavoro. Che sia andata sino in fondo di se stessa.

E' l'unica creatura in cui esiste perfetta coincidenza tra il progetto e la sua realizzazione.
L'unica creatura che non abbia mai tradito le attese di Dio. L'unica creatura che non abbia deluso Dio.
Noi, invece…Quali e quante distanze abissali nella nostra vita! Noi, veramente, siamo le creature della distanza. Distanza tra ciò che siamo e ciò che dovremmo essere. Distanza: tra il "Credo" e la vita. Tra le parole e i fatti. Tra la vocazione e la nostra risposta. Tra l'ideale e la realtà. Tra il capolavoro (che dovremmo produrre) e lo sgorbio (che presentiamo).
Distanza tra il modello e la caricatura. Tra le smisurate sofferenze di tanta gente e la nostra paura di amare (di soffrire).

Tra le esigenze del mondo in cui viviamo e le nostre chiusure. Tra le attese di Dio e le nostre spaventose insufficienze. Tra la fedeltà, ostinata, di Dio e i nostri continui tradimenti.
Ecco, quindi, che l'Assunta non è la festa della distanza della Madonna da noi. E', invece, la dimostrazione delle nostre esitazioni, delle nostre esasperanti lentezze.

Della nostra distanza.
Essere madre, prima che un onore, è una funzione. E la Madonna, nei nostri riguardi, adempie precisamente questa funzione di perenne, vivente, bruciante rimorso.
Da parte sua è bastato un "sì". E vediamo quali conseguenze ha avuto quel "sì", quale esaltante avventura ha procurato a Lei quel "sì" vissuto fino in fondo.

Noi, invece, abbiamo pronunciato migliaia di "sì". Eppure rimaniamo ingarbugliati nella nostra meschinità.
In questa solennità dovrebbe nascere spontanea, sulle nostre labbra, un invocazione, che non è contenuta nelle Litanie che recitiamo tutti i giorni. Una litania nuova: "Maria, nostro rimorso, prega per noi!". O se volete, addolciamola così: "Maria, mio struggimento, mia nostalgia, prega per me!". (Cfr. A. PRONZATO, "Le mille e una Suora").

Nella vita ci sono due meravigliosi struggimenti: l'amore troppo vicino e l'amore troppo lontano.
Ecco perché Gesù vuole lasciare una parte di cielo in terra: il suo preziosissimo Corpo nell'Eucaristia. E trasportò invece una parte della terra in cielo: il Corpo Immacolato di Maria.

Qual è quel figlio che, raggiunta la gloria e la felicità, non desideri la mamma sua accanto a sé, partecipe della sua gioia? E, pur di soddisfare a quest'aspirazione, non sia disposto a compiere qualunque sacrificio, a fare qualunque eccezione?

Ora, se l'uomo ha simili aspirazioni, ci meravigliamo che Gesù abbia trasportato la sua Mamma in Cielo, in corpo e anima, per averla sempre accanto a sé, anticipando per Lei ciò che un giorno farà per tutti noi?

Ora lassù "nel trono che i suoi meriti le sortiro", come dice Dante, Ella "vede e canta… in sua beltà felice, la gloria di Colui che la innamora".
Ma come ogni madre terrena desidera accanto a sé i suoi figli, così la Madonna vive sognando il nostro avvenire.
Sulla culla del bimbo un volto di mamma sogna. Quei sogni, forse, non si realizzeranno mai. Anche la Madonna sogna per i suoi figli, ma i suoi sogni si avverano sempre, perché resi fecondi dallo Spirito Santo: "Et concepit de Spiritu Sancto".
La Madonna sognò un poverello dagli occhi limpidi e buoni; e sorse Francesco d'Assisi. Amò rivedere Gesù tra i fanciulli; ed ecco Don Bosco. Vagheggiò due giovanetti dall'anima tersa come cristallo, squillante come l'azzurro del cielo; e sbocciarono San Domenico Savio e Santa Maria Goretti

E per noi quali sogni la Madonna nutre in cuore? Certo sono molto belli, immensamente belli, se corrisponderemo alle sue materne premure. Ella ci pensa candidi gigli di Gesù, ardenti di amore per Lui, lanciati alla conquista di tante anime.
Ella ci vede già coronati di gioia accanto a Sé in Paradiso. Non deludiamo questo smagliante sogno di Mamma.
                                                                        D. Severino GALLO sdb

Commenti

Post più popolari