Luca Desserafino sdb "Io mi glorio nel Signore"

23 agosto 2015 | 21a Domenica - Tempo Ordinario B | Omelia
Il brano di Giosuè, ascoltato nella prima lettura descrive un momento cardine nella storia d'Israele. Le dodici tribù si sono insediate nella Terra Promessa. Giosuè, che le ha guidate nella conquista del Paese, le convoca per rinnovare l'Alleanza con Dio.
Davanti alla grande assemblea Giosuè ha rievocato gli interventi di Dio in favore del popolo: dalla chiamata di Abramo alla
liberazione dalla schiavitù d'Egitto, al dono della Terra. E' il Credo d'Israele. A questo punto il popolo è invitato a preferire il Signore a tutti gli altri dei.

Il brano evangelico di questa domenica chiude il discorso sul pane tenuto da Gesù nella sinagoga di Cafarnao nel capitolo 6 del Vangelo di Giovanni. L'evangelista, domenica scorsa, ci ha già mostrato la reazione incredula della folla. Le parole di Gesù, tese a sostenere che Lui era il pane e non che aveva il pane, non furono accolte dalla folla, che quasi subito abbandonò la sinagoga.

Nel brano di oggi la crisi di fede si sposta dentro la cerchia dei discepoli: "Questo linguaggio è duro", cioè incomprensibile, inaccettabile. Come già i Giudei, ora sono i discepoli che "mormorano" e "si scandalizzano", cioè trovano un ostacolo insormontabile a credere.

La reazione dei discepoli, ossia di coloro che avevano una certa dimestichezza con Gesù per averlo seguito e quindi sentito parlare tante volte, oltre che essere stati testimoni di non pochi miracoli si unisce all'incredulità della folla e non si vergognarono di affermare: "Questo discorso è duro. Chi lo può ascoltare?".

La reazione dei discepoli sottolinea l'aspetto dell'incomprensibilità delle cose dette, la critica dei discepoli non si riferiva alle dichiarazioni relative al mangiare la carne e al bere il sangue di Gesù. Il loro mormorio riguardava la sostanza del "discorso" di Cafarnao, ossia il fatto che l'intimità con Dio si sarebbe potuta raggiungere solo attraverso quel pane che era la vera carne di Gesù.

Non si trattava tanto di parole difficili da accettare o di frammenti di verità ardue da credere. Il nodo problematico, ma assolutamente centrale nel messaggio evangelico, era ed è un altro: la scelta di una intimità esclusiva con Dio attraverso il rapporto personale con Gesù.

Lo scandalo è sempre lo stesso: com'è possibile che quella carne doni la vita eterna? Oppure, in altri termini, com'è possibile che per entrare in contatto diretto con Dio si debba passare attraverso Gesù, uomo certamente buono, ma sempre uomo? Ed è mai possibile, come lui va dicendo, che l'amicizia con lui sia direttamente amicizia con Dio?

Questi interrogativi, che forse agitavano già la mente di quei discepoli, quel giorno, di fronte ad un Vangelo così chiaro, fecero maturare la decisone di ripensare la loro sequela. Si trattava di scegliere da che parte stare, se con Gesù o no. Ed era un momento cruciale anche per la missione stessa di Gesù.

Insomma, nella sinagoga di Cafarnao si ripeteva, in un modo nuovo ma con la stessa radicalità, quel che accadde al popolo d'Israele quando giunse a Sichem, cuore della terra promessa e sede di un santuario nazionale legato alle memorie dei patriarchi.

Questo momento è tra i più gravi della vita di Gesù. Egli sarebbe potuto rimanere solo, nonostante l'estenuante lavoro fatto per radunare attorno a sé il primo nucleo del nuovo popolo. Sarebbe stata una cocente sconfitta che avrebbe messo a dura prova l'intera sua missione. Tuttavia Gesù non poteva rinnegare il cuore del suo Vangelo. E neppure poteva addomesticarlo. Non c'è alternativa all'esclusività di un rapporto d'amore con Dio.

Sul "pane della vita" Gesù non è disposto a transigere. E' pronto piuttosto ad affrontare il distacco anche dei più intimi. La domanda di Cristo scavalca i secoli e giunge fino a noi, ci interpella personalmente e sollecita una decisione.

"Tu hai parole di vita eterna". L'Apostolo Pietro può dirlo perché ha già cominciato a sperimentare che ogni parola di Gesù, se custodita e vissuta, fa gustare nel cuore una vita nuova e una speranza nuova, anticipazione della vita eterna. Sarebbe perciò da insensati "mollare" Gesù.

La stupenda professione di Pietro ci dice che per impegnarsi in un percorso di fede non è necessario aver capito tutto. Infatti nel cammino cristiano non si arriva mai a capire tutto; ma, pur nel dubbio, la scelta rinnovata di Gesù, rimanendo nel gruppo dei discepoli, cioè nella comunità cristiana, partecipando alla sua vita, ci otterrà ogni volta la luce e la forza sufficienti per andare avanti.

Sapendo che alla fine del nostro cammino ad accoglierci ci sarà l'amore misericordioso del Padre che da sempre ci ama attirandoci a sè con quei beni promettenti, su cui ognuno è chiamato a decidersi, che già fin da ora sono seminati nel campo della nostra vita.

Luca Desserafino sdb

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