MACHETTA Domenico SDB..". Frutto della preghiera dunque, la sapienza."

11 ottobre 2015 | 28a Domenica Tempo Ordinario B | Appunti per la Lectio
1ª LETTURA: Sap 7,7-11
Splendido testo del libro della Sapienza, uscito dall'appassionata scuola giudaica alessandrina.

"Pregai...". Frutto della preghiera dunque, la sapienza.
Tutto, al suo confronto, è fango, sabbia...

VANGELO: Mc 10,17-30

L'effetto-bisturi della parola di Dio (2ª lettura) è messo efficacemente in risalto dall'episodio presentato dal Vangelo di questa domenica. Mentre Gesù si mette in viaggio, un tale (per Matteo è un giovane) gli corre incontro e si getta in ginocchio. Un po' di teatro: piuttosto euforico, lo chiama "maestro buono". E Gesù lo smorza subito: "Solo Dio è buono". Forse è una provocazione. Dio solo, il Padre: questo è l'assillo di Gesù. Gesù è sempre teso verso il Padre. "Sono venuto per fare la volontà del Padre...". Gesù ricorda i comandamenti. Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza. Allora Gesù, fissatolo, lo amò".
Uno sguardo che deve aver colpito i discepoli. Ebbene, la potenza dello sguardo del Figlio di Dio incarnato, lo sguardo di colui per quem omnia facta sunt, non smuove il cuore di un uomo. L'amore è travolgente, ma non ti vio
lenta mai. E questo giovane si volta e se ne va. Triste, dice Marco. Cos'è avvenuto? È il mistero del cuore umano.
"Aveva molti beni". Queste maledette ricchezze sono riuscite ad accecare questo ragazzo entusiasta. Eppure la responsabilità è tutta sua. Un altro, nelle sue stesse condizioni, ha detto "sì". Un ricco, che aveva frodato la gente, si è lasciato folgorare dallo sguardo di Gesù: si chiamava Zaccheo (Lc 19).
I risultati sono opposti: il giovane ricco se ne va triste e Zaccheo scende pieno di gioia con delle decisioni precise. È dunque nel cuore di ogni singola persona che si gioca tutto. Ma non possiamo lasciare questo testo senza meditare, senza chiederci, per quanto è possibile, perché si arriva ad essere così ottusi. Almeno una pista è possibile percorrerla. Il giovane ricco dice: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". Sarà vero? Se avesse veramente osservato i comandamenti (nello spirito, non solo esteriormente), ora sarebbe pronto ad accogliere l'invito di Gesù. Perché il compito dell'antica legge era quello di preparare l'incontro con il Messia. Qualcosa dunque non ha funzionato.
Gesù mette in guardia dalle ricchezze. Questo era paradossale nel mondo giudaico, dove l'abbondanza e il benessere erano considerati segno della benevolenza di Dio. Veramente già l'AT aveva preparato il terreno. Il Qoèlet, per esempio, non arriva ancora a dire: "Beati i poveri", ma dice già: "Non beati i ricchi", e ride di chi si affanna per accumulare. Il libro di Giobbe addirittura sfonderà un muro, parlandoci di un innocente colpito dalla sventura. Arriva poi il Deutero-Isaia a presentarci il Servo del Signore reietto e rifiutato come un verme. In questo testo di Marco c'è certamente il problema suscitato nelle prime comunità cristiane dalle esigenze della sequela, mentalità che fa a pugni con quella mondana e che continua a creare traumi in ogni epoca.

Allora è interessante il "crescendo" di Gesù: "Quanto difficilmente...". Stupore dei discepoli. "Figlioli, com'è difficile...". Ancora più sbigottiti. "E chi mai si può salvare?". Risposta di Gesù: "Impossibile". Ci è chiesto dunque l'impossibile! "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio". Salta su Pietro: "E noi?". Gesù promette il centuplo: c'è una translatio nel campo spirituale, evidentemente. Marco aggiunge: cum persecutionibus. A prezzo di sangue.
"...E la vita eterna": questa purtroppo è una parola che viene fuori poco. Eppure se si toglie questa parola si svuota il Vangelo. Chi ti fa fare certi tagli?
Lo sguardo di Gesù cade ogni giorno su di me. La risposta mi avvicina o a Zaccheo o al giovane ricco. Non si dà neutralità.

MACHETTA Domenico

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