D. Gianni Mazzali SDB"NELL'ATTESA DEL RITORNO DI GESU"

15 novembre 2015 | 33a Domenica - Tempo Ordinario B  | Omelia
NELL'ATTESA DEL RITORNO DI GESU'
L'anno liturgico volge al termine e la Parola di Dio ci invita a riflettere sulle "cose ultime", sulla fine del tempo e della storia e soprattutto sull'esito finale della nostra esistenza. Ci confronta un linguaggio difficile, dai toni forti e con immagini che sembrerebbero descrivere la fine come una catastrofe, come una distruzione del creato. E' indispensabile
penetrare il linguaggio, in parte forse estraneo al nostro modo di esprimerci, per raggiungere il significato profondo della Parola, la verità di Dio che ci illumina e ci guida

LA FINE DEL TEMPO

Il brano del Vangelo di Marco ci propone oggi il cuore dell'ultimo discorso di Gesù, prima degli eventi della passione, morte e risurrezione. Viene definito dagli studiosi il discorso "escatologico", la descrizione cioè da parte di Gesù delle "cose ultime", della fine del tempo e della storia. Risulta evidente in primo luogo che si tratta di un cambiamento radicale, di uno sconvolgimento. Le immagini, caratteristiche di questa forma letteraria, possono sembrare terrificanti. In questo caso penetrare la verità contenuta nel linguaggio significa capire appieno quello che Gesù ci vuole dire. La storia del mondo, degli uomini, la mia storia hanno un termine. Dio ha inventato il fluire del tempo e Dio stesso ne determina la sua fine. La storia, il mondo, il creato non sono eterni. Tale consapevolezza ci aiuta a non assolutizzare ciò che è relativo, effimero e a puntare verso ciò che ci introduce nell'eternità. La fine della storia coincide con la seconda venuta del Figlio dell'uomo, di Gesù Risorto: "(…)vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria".
La seconda verità riguarda l'impossibilità da parte nostra di determinare quando avverrà questa fine. Si tratta di un mistero che appartiene a Dio solo, al Padre Creatore e Provvidente. L'espressione evangelica è molto chiara e non lascia spazio a tutti quei tentativi, frequenti nella storia, di determinare, in base a determinati segni, la fine del mondo. Si tratta in fondo di una ignoranza salutare che impedisce speculazioni e che ci induce a prepararci alla fine vivendo appieno il tempo che ci è dato, fiduciosi della Parola indefettibile del Figlio di Dio: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno".

GESU' SACERDOTE CI HA RESI SANTI

E' salutare accostare la pagina di Marco, che descrive il Figlio dell'uomo nella gloria sulle nubi del cielo che invia gli angeli a radunare gli eletti, alle scarne parole della lettera agli Ebrei proposte oggi: il Cristo che si offre vittima dell'unico e perfetto sacrificio che ci ha guadagnato la salvezza e quindi la santità : "Infatti, con un'unica offerta, egli ha reso perfetti quelli che vengono santificati". E' bello e confortante accostare le due immagini: Gesù, il giudice sulle nubi del cielo è quello stesso Gesù che si è consegnato vittima perché noi fossimo salvati, perché noi diventassimo figli di Dio e quindi, come Gesù, santi.
Si richiede pertanto da parte nostra di preparare l'incontro con il Cristo che verrà come giudice vivendo in pienezza il nostro pellegrinaggio terreno, rafforzati dalla vita, dalla grazia che Cristo ci ha conquistato. In fondo il giudizio è già qui. Il Cristo della storia che ci ha salvati verrà a siglare la fine del tempo e a schiuderci alla gioia dell'eternità. "La vergogna e l'infamia eterna" sono riservati per coloro che hanno rifiutato il Cristo ed hanno negato la sua salvezza.

UN GIUDIZIO DI SALVEZZA

L'espressione dal libro di Daniele a cui ho fatto cenno sopra "la vergogna e l'infamia eterna" non deve trarre in inganno e nello stesso tempo va direttamente collegata con l'immagine del Figlio dell'uomo che manda gli angeli e radunare gli eletti da ogni angolo della lettera. Saranno tutti eletti, ci viene spontaneo di domandare. Il solo cenno al fatto che gli eletti vengano radunati fa pensare che non tutti saranno eletti. E' un tema implicito nella Parola di oggi, ma esplicito in altri passaggi del Vangelo. E' difficile per noi riflettere sul giudizio di Dio perché siamo abituati a ragionare in termini di giustizia umana e di giudizi così complessi e contraddittori. Credo che l'atteggiamento più corretto sia quello di abbandonarci al mistero di Dio misericordioso e giusto e sentire nel nostro intimo che le ingiustizie palesi della nostra storia troveranno una risposta in Dio e che l'amore vero vissuto ogni giorno, magari con sofferenza e dolore, avrà un riscontro nell'abbraccio di Dio, oltre la storia ed oltre il tempo.

" L'argomento del giudizio universale non sarà il male ma il bene. Dio non ci chiederà conto di quanto male abbiamo commesso, ma di quanto bene abbiamo compiuto" (Ermes Ronchi).

D. Gianni Mazzali SDB

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