Don Umberto DE VANNA sdb Santo Natale di Gesù

25 dicembre 2015 | Santo Natale di Gesù - Anno C | Omelia
Per cominciare
La poesia del Natale cede il passo alla riflessione. Qual è l'identità di quel Gesù che è nato a Betlemme in povertà e non è stato accolto? È la "parola di Dio incarnata", presente in Dio sin dal principio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui e a sua immagine. Questa Parola ha preso dimora in mezzo a noi, "Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto", dice Giovanni. Ma chi l'accoglie entra a far parte di un popolo nuovo, generato da Dio.

La parola di Dio
Isaia 52,7-10. Isaia sostiene la speranza di Israele negli anni dell'esilio. Contro ogni
evidenza, il profeta alza la voce e annuncia il ritorno della potenza del Signore in Gerusalemme. Ogni popolo vedrà la salvezza di Dio.
Ebrei 1,1-6. È l'inizio della lettera agli Ebrei, una magnifica sintesi della storia della salvezza, segnata dalla rivelazione dei piani di Dio per la parola dei profeti. Infine Dio si è rivelato e ha parlato per bocca del Figlio suo Gesù.
Giovanni 1,1-18. Siamo già al momento della riflessione teologica. Giovanni in questo brano, che verrà ripreso nella seconda domenica dopo Natale, sottolinea l'origine Gesù, il suo essere modello di tutta la creazione, la sua incarnazione e il rifiuto da parte degli uomini.

Riflettere e attualizzare

Nella terza messa del Natale - messa del giorno - viene proposto il prologo del vangelo di Giovanni.
Realisticamente, come ha detto Enzo Bianchi, dobbiamo riconoscere che il Natale è diventata di fatto la festa meno cristiana dell'anno, anche se è la festa di tutti. Per questo avventurarsi in una profonda meditazione su questo brano di vangelo, mentre i nostri occhi e i nostri pensieri sono invasi da strade illuminate e panettoni a cascata, può essere temerario. Oppure può apparire un discorrere riservato a una minoranza dei fedeli.
Tuttavia non possiamo che dare fiducia a chi ha organizzato così la liturgia e sperare che qualcosa passi in chi ci ascolta e comprenda almeno un poco il significato pieno del mistero del Natale. Per poi dare alla festa un senso meno superficiale. Perché a Natale la festa esplode in ogni angolo della terra. E nonostante tutto dovremmo rallegrarci, perché davvero Gesù nasce per tutti, anche per chi festeggia la sua nascita senza rendersene conto. Come scrive san Leone Magno: "Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti, perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti".
Con questo prologo del vangelo di Giovanni siamo messi immediatamente di fronte a una riflessione sul mistero dell'incarnazione e anche sul modo in cui si è realizzata.
Il brano rappresenta una delle pagine più significative di tutta la Scrittura. Un tempo, quando la messa era in latino, il prete concludeva ogni celebrazione eucaristica leggendo questo testo, in piedi, alla sinistra dell'altare.
Sant'Agostino dice che le parole del prologo di Giovanni andrebbero scritte a caratteri d'oro all'ingresso di ogni chiesa.
Giovanni presenta sin dall'inizio il protagonista del suo vangelo, ma a differenza di Marco, che inizia con la predicazione di Giovanni il Battista che prepara gli animi alla venuta del messia, o di Matteo e Luca, che raccontano la nascita terrena di Gesù, Giovanni risale fino alla sua preesistenza, ai progetti eterni di Dio.
Giovanni parla della preesistenza di Gesù presso il Padre, della sua personalità divina, del suo essere causa esemplare di ogni cosa creata.
Usa le parole dei filosofi greci, ma il suo Logos ha una fisionomia ben precisa e il linguaggio solenne serve solo a dare una base solida alle parole di Gesù, a spiegare perché Gesù, Parola uscita da Dio, ci può parlare del mondo di Dio.
È una "Parola" che si propone per essere accolta: è vita e luce e si rivela per dare ai progetti umani il senso più pieno, al di sopra di ogni immaginazione.
Questa Parola, dice Giovanni, ha messo la sua tenda tra gli uomini e si è fatta luce per illuminare ogni uomo, ma gli uomini non l'hanno accolta, anzi l'hanno rifiutata.
In questo modo l'apostolo Giovanni inserisce Gesù-Parola di Dio, nel terreno della storia, tanto più che mette in scena quasi a sorpresa il Battista, chiamato a diventare testimone di questa presenza e di questa luce.
Più volte si ripete che la luce, Gesù, non è stata accolta, che alla sua venuta tra noi, il creatore del mondo non ha ottenuto accoglienza. È espresso in forma diversa lo stesso rifiuto che viene narrato in altro modo da Luca con la nascita di Gesù a Betlemme e da Matteo con la persecuzione di Erode e la fuga in Egitto.
Il Logos, la Parola, si è proposta a ogni uomo ed è inevitabile una decisione nei suoi confronti. Giovanni parla del rifiuto di questa Parola, il rifiuto di comprendere Gesù nella sua vera identità e nel non accoglierlo nella sua parola. Il riferimento è alla incredulità dei giudei, ma anche di tutti quelli che non accettano questa Parola.
Ma a chi la accoglie, Gesù concede in dono la figliolanza divina. Che Giovanni presenta come frutto di esclusiva iniziativa divina e, appunto, come "dono" dal momento che supera ogni possibilità puramente umana.
Giovanni insiste e continua precisando che questa Parola si è fatta "carne", uomo come noi, e noi abbiamo potuto contemplare il suo splendore divino, "la sua gloria".
Si tratta di un progetto che nasce dall'infinito amore di Dio. È questa la ragione per cui la Parola si è fatta "carne", uomo come noi, anzi uomo in debolezza, nella caducità, nell'impotenza. È la distanza infinita che separa l'uomo e Dio, che viene superata dall'amore senza limiti di Dio.
Infine si contrappone Gesù, il Verbo fatto carne, a Mosè. Per mezzo di Mosè venne la legge, che era considerata come la garanzia della grazia e della fedeltà di Dio nei con-fronti del suo popolo; per mezzo di Gesù, è venuta la grazia, una grazia incalcolabile: "grazia su grazia".
L'ultima affermazione anticipa una verità che Gesù proclamerà in seguito: solo lui può parlare del Padre, perché viene dal Padre. Se ogni uomo - e le varie religioni lo testimoniano - sente il bisogno di toccare con mano Dio, di "vedere Dio", Giovanni afferma che "nessuno ha mai visto Dio", perché questo è possibile solo per mezzo di Gesù. "Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre" (Gv 6,46). Solo Gesù ci manifesta Dio, e può farcelo conoscere.

Signore, Tu sei venuto

Signore, Tu sei venuto
e ogni creatura ha ripreso a cantare
Signore, Tu sei venuto
e ogni uomo ora conosce la sua origine e il suo destino.
Signore, Tu sei venuto
e ti sei fatto ultimo di tutti,
perché nessuno avesse più paura.
Signore, Tu sei venuto,
ora tutti possiamo vivere
della tua stessa vita.
Signore, Tu sei venuto,
hai mani e voce come noi,
un cuore come il nostro cuore.
Signore, Tu sei venuto
e hai fissato i tuoi occhi
nei nostri occhi.
Nessuno ha mai visto Dio,
ora ogni uomo è un volto di lui
e noi contempliamo la sua gloria.
Amen. Alleluja.
                            (David Maria Turoldo)

Dove Gesù deve ancora nascere
Un gruppo di giovani studenti della ex Germania dell'Est, dopo la caduta del muro, va a visitare una mostra d'arte. Osservano con curiosità i dipinti, molti dei quali raffigurano scene bibliche. Un po' tutti si domandano chi siano quegli strani personaggi: quell'uomo (Abramo) che sta uccidendo un ragazzo; quel tipo maestoso e con le corna, che tiene in mano due pezzi di marmo (Mosè); quelle figure femminili con delle strane ali sulle spalle. Davanti al popolarissimo presepe, uno, dopo aver ben bene osservato tutto, dice: questa è una famosa fiaba, in cui la paglia diventa oro.

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