Michele Antonio Corona Commento V Domenica di Quaresima (Anno C)

Commento su Giovanni 8,1-11
Michele Antonio Corona
V Domenica di Quaresima (Anno C) (13/03/2016)
Vangelo: Gv 8,1-11 
Davanti ad un brano così noto, si hanno molte remore a realizzare un commento stimolante. Da una
parte, perché si corre il pericolo di ribadire la miriade di suggestioni offerte dai tanti commentatori, dall'altra si rischia, volendo fare i brillanti ad ogni costo, di comunicare le proprie idee personali prescindendo dal brano. Per questo motivo, proverò a muovere la riflessione su tre ambiti: personaggi, posizioni e discorsi.
Quindi, in primo luogo chi e come sono i personaggi? Gesù è il primo della scena e sarà anche colui che chiuderà l'episodio. Insieme a lui tutto il popolo compare solo all'inizio, ma poi diviene spettatore anonimo di una scena di condanna/liberazione. I primi attori che fanno e dicono sono "scribi e farisei", che non compaiono mai appaiati nel quarto vangelo. Sono categorie e partiti che si muovono separati nel panorama politico e religioso; appare molto significativo che si uniscano in complotto contro Gesù "per metterlo alla prova". Quante volte dei nemici acerrimi diventano ottimi alleati quando trovano un nemico comune! Ultimo personaggio in scena (ultimo anche nel modo di essere utilizzata per scopi maligni dagli accusatori!) è la donna.
Passiamo all'ambito dei dialoghi: il primo e l'ultimo che parla è sempre Gesù. Egli insegnava abitualmente al popolo che lo ascoltava e alla fine del brano sarà colui che pronuncia la parola di salvezza decisiva. Una parola che non è ammaliante o accomodante, ma orientata alla vita, al futuro, alla salvezza, alla conversione. Comunque, a scribi e farisei è concessa la prima parola esplicita che tende a condannare la donna e preparare trappole al "Maestro". Una domanda che unisce legalismo e religiosità, condanna e tentazione, apparente disponibilità e malizia. Gesù risponde loro in modo tutt'altro che romantico o moralistico. Non vuole accreditare i puri, ma rendere viva ad ognuno la propria realtà. Il convocare "chi è senza peccato" non è per trovare qualche puritano, ma per aprire gli occhi a ciascuno sulla propria realtà e così entrare nella dimensione dell'amore ricevuto e donato, nel perdono accolto e offerto, nella comprensione di se stessi e degli altri.
Infine, analizziamo la posizione dei personaggi. Gesù - ancora una volta primo e ultimo - è prima in cammino, poi seduto, poi si alza in piedi per andare incontro alla donna. È il personaggio che sa modificare con più duttilità la propria posizione per relazionarsi all'altro in modo adeguato. Sa posizionarsi, sa dire, sa fare più di tutti poiché sa muoversi e non stare arroccato nella propria posizione. Di "scribi e farisei" non si esplicita la posizione, ma si può supporre che siano rimasti in piedi e pronti condannare la donna e, soprattutto, Gesù. Della donna si dice che è posizionata "nel mezzo" senza chiara esplicitazione sull'essere seduta o in piedi. In genere il condannato stava in piedi e il giudice seduto (la donna e Gesù), quindi si può supporre ad una mistificazione di un giudizio forense. Alla fine del brano, come detto, è Gesù ad alzarsi fisicamente, ma soprattutto a risollevare nell'animo la donna dicendole: "Va' e non peccare mai più". Una vera conversione che indirizzi alla vita è favorita più dal giudizio o dalla misericordia?


Fonte:qumran2.net

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