CARLA SPRINZELES"La tua fede ti ha salvato, va in pace."

Commento su Luca 7,36-8,3
Carla Sprinzeles  
XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (12/06/2016)
Vangelo: Lc 7,36-8,3 
La liturgia ci da alcuni spunti importanti sulla misericordia di Dio, che oggi dobbiamo rivelare noi
agli altri, sul perdono, e sul riconoscimento della nostra fragilità.
Vi sembra importante?
2 SAMUELE 12, 7-10
La prima lettura è tratta dal secondo libro di Samuele.
Ci narra del re Davide. Da un lato è descritto come un uomo dal cuore fedele al Signore, grande genio militare e politico, realizzatore dell'unità delle dodici tribù di Israele. Per la benevolenza del Signore e per queste sue prerogative, egli è il destinatario di una promessa che stabilisce un ponte tra l'alleanza del Sinai e la nuova tradizione dinastica da lui inaugurata.
Ma nessun uomo o donna sono esenti dal peccato, neppure Davide.
Perde la testa per Betsabea, moglie di Uria, fedele subalterno di Davide.
Betsabea rimane incinta e Davide non vuole che la verità appaia e in un crescendo inarrestabile, ha mentito ripetutamente, ha costruito piani per raggirare Uria, ha tradito gli uomini a lui più devoti, ha reso complici i suoi capi nel perpetrare l'omicidio di Uria.
Ma com'è possibile - ci chiediamo - che quel suonatore di cetra, capace di creare mistiche melodie, quel re simbolo di lealtà e di bontà, conquistatore di Gerusalemme, che ha danzato per l'ingresso dell'arca nella città, potesse fare cose simili?
Quelle cose David ha fatto in segreto. Forse è da cercare proprio qui la risposta alla domanda.
David si è lasciato ingannare da un'illusione: ciò che faceva di orribile, narrato con una finzione non sarebbe apparso, non avrebbe avuto visibilità, al punto che avrebbe potuto persino non essere vero. Ma in questo David si sbagliava!
La verità, infatti, è oltre il limite dell'immagine e del racconto.
Di essa Dio per primo è testimone, per mezzo del suo profeta Natan.
Il profeta propone a Davide una parabola, parla di due uomini: l'uno ricco e l'altro povero.
Mentre l'uomo povero era felice di avere una sola pecorella piccina tanto se la stringeva al seno nel suo sonno, l'uomo ricco non era soddisfatto della dovizia di beni che possedeva, tanto da invidiare al povero la sua pecorella e a volergliela portare via.
Ma una simile ingiustizia non era tollerata dal re, che dice: "Chi ha fatto questo merita la morte!"
Egli non immaginava lontanamente di star decretando la morte per se stesso!
Natan afferma: "Tu sei quell'uomo!"
La verità è nuda!
Natan riconduce David sui suoi passi, gli fa percorrere le strade, che lo hanno fatto precipitare nelle sabbie mobili della menzogna, dell'inganno, della violenza, dell'omicidio.
Natan infrange il velo di inganno, il profeta affonda gli occhi su ciò che è dentro le profondità segrete dell'anima, e restituisce all'uomo l'unica verità che lo salva.
David esce dal torpore e capisce: "Ho peccato contro il Signore!".
Egli si accorge all'improvviso come avesse agito lontano dal Signore e perciò da se stesso, dalla propria verità, da quell'amore profondo, che lo legava a lui e al suo popolo.
Tutto questo ci induce a non essere superficiali con noi stessi.
In ognuno di noi ci sono delle verità segrete che teniamo nascoste e questo è il momento di far luce, di non continuare a nasconderle pure a noi stessi.
LUCA 7, 36 - 8,3
Nel passo del vangelo secondo Luca che leggiamo, Gesù è invitato a mensa, qui viene drammatizzata con rara efficacia la buona notizia della misericordia.
I protagonisti sono un fariseo osservante, che ha invitato Gesù e una donna "peccatrice" che si accosta all'ospite con azioni palesemente audaci e anche ambigue.
I farisei erano dei laici che si impegnavano a osservare tutte le prescrizioni della legge perché erano convinti che quando tutto il popolo di Israele osserverà la legge, sarebbe venuto il regno di Dio.
Gesù invece annunzia che il popolo inaugurerà il regno di Dio, quando accoglierà lo Spirito, questa forza d'amore del Padre, e lo metterà in pratica, grazie alla capacità d'amore, che ci è donata.
La donna "peccatrice" senza nome, rappresenta tutte le persone che si trovano in quella situazione.
Quando nasceva una bambina la si sopprimeva, oppure la si abbandonava in un cesto all'angolo della strada. Al mattino presto il mercante di schiavi, raccoglieva queste neonate, le allevava e all'età di cinque anni iniziavano l'esercizio della prostituzione e a otto anni erano pronte per un rapporto completo.
Quindi qui si tratta di una creatura che fin dalla tenera età è stata allevata per piacere agli uomini.
Ecco perché fa tutto questo armamentario con Gesù: lei non conosce altro modo di manifestare il proprio affetto, la propria riconoscenza, se non con le arti della prostituzione che le erano state insegnate. Ebbene Gesù la accetta così com'è, non le chiede: "cambia comportamento".
Gesù va contro le regole che dicevano di stare lontani almeno due metri dalle prostitute per non diventare impuri.
La donna si pone ai piedi di Gesù, i piedi simboleggiavano gli organi genitali, nel mondo palestinese, la donna dalla pubertà in poi è velata, perché i capelli sono una forma di erotismo, e per manifestare la sua riconoscenza massaggia i piedi di Gesù con un unguento profumato.
Perché la donna fa questo? Per porre ai piedi di Gesù tutta la carica di povertà, per dare sfogo a lacrime che confessano sofferenza e frustrazione.
Il fariseo aveva invitato Gesù pensando fosse un profeta, ma si è sbagliato e ne è deluso.
Il lasciar fare di Gesù è scandaloso!
Gesù racconta una parabola: "Un creditore aveva due debitori, uno gli doveva 500 denari - la paga di un anno e mezzo di lavoro - e un altro 50. Non avendo da restituire, graziò entrambi".
"Graziò" ossia donò di nuovo l'amicizia, l'affetto, il tempo....
"Chi lo amerà di più?" "Quello a cui ha graziato di più!"
Fa poi il confronto tra lui e la donna, il fariseo ha giudicato bene, Gesù non vede una prostituta, vede con lo sguardo di Dio, vede una creatura, una donna.
Sia la peccatrice che il fariseo sono già perdonati dal Signore, perché la caratteristica di Gesù è che Dio non perdona le persone quando costoro si pentono e gli chiedono perdono, ma Dio perdona comunque le persone. Si tratta di vedere chi se ne rende conto e chi no.
Quindi sia la donna che il fariseo erano già stati perdonati, solo che uno, la donna, è cosciente del perdono, e lo dimostra.
Il perdono che il Signore ha offerto a Simone, per le sue colpe, non ha provocato il suo amore.
La prostituta è andata da Gesù perché ha sentito che l'amore di Dio non si arresta di fronte a certe situazioni morali o che la religione considera di peccato. L'amore di Dio arriva a ogni creatura.
La prostituta va da Gesù per esprimergli il ringraziamento per un perdono già ricevuto e lo fa nell'unica maniera in cui è capace. E Gesù, anziché scandalizzarsi lo accetta e le condona i peccati.
Anzi dice: "La tua fede ti ha salvato, va in pace."
Quello che per gli altri è considerato un sacrilegio, per Gesù è espressione di fede.
A noi cosa dice? Forse siamo tentati anche noi di giudicare gli altri dall'apparenza?
Siamo capaci di accettare il perdono, ci sentiamo in qualche modo colpevoli?
Il perdono, questo termine difficile, proviamo a concretizzarlo attraverso la capacità di amore che il Signore ci offre?
E' una domenica che ci tocca da vicino in punti fondamentali, non lasciamola passare, senza esserci guardati dentro, davanti a Gesù e allo Spirito d'amore, lasciamoci amare e perdonare e facciamolo anche noi.

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