Don Umberto DE VANNA sdb "E' sempre possibile rifarsi una vita, pentirsi, ricominciare a vivere e ad amare."


12 giugno 2016 | 11a Domenica T. Ordinario - Anno C | Omelia
Per cominciare

Gesù si trova tra due fronti, da una parte i rigorosi farisei, che lo contestano; dall'altra una peccatrice
pubblica, che si presenta davanti a lui a sorpresa. Ma Gesù perdona la peccatrice "poiché ha molto amato". Molti secoli prima, Iahvè perdona Davide, nonostante il suo terribile peccato. Agli occhi di Dio è sempre possibile rifarsi una vita, pentirsi, ricominciare a vivere e ad amare.

La parola di Dio
2 Samuele 12,7-10.13. Davide si è macchiato di adulterio, e nella necessità di nasconderlo, si rende traditore e assassino. Eppure, nonostante l'abisso di peccato in cui è caduto, spinto dalle dure parole del profeta Natan che lo accusa a nome di Dio, si pente e ottiene il perdono.
Galati 2,16.19-21. Non è la legge che giustifica l'uomo, ma la fede in Gesù Cristo. È questo uno dei messaggi centrali della predicazione di Paolo: se fosse bastata l'osservanza della legge a salvare l'uomo, non c'era bisogno della croce di Gesù.
Luca 7,36 8,3. Gesù fa riflettere un fariseo che lo invita a pranzo, e che lo osserva con una certa diffidenza, soprattutto quando vede che Gesù accoglie e perdona una peccatrice.

Riflettere

Davide si prende Betsabea con l'autorità di un sovrano a cui tutto è lecito. E poi pensa di dover difendere la propria onorabilità pubblica commettendo un atroce delitto contro un uomo fedele e indifeso.
Davide ha tutto, ma non gli basta. Si prende quella donna e si sbarazza con violenza e cinismo del marito. Com'è diverso ora da quell'umile e coraggioso pastorello che Samuele ha consacrato per servire il suo popolo!
Ma il "Miserere", che è uno dei salmi penitenziali più significativi, tuttora in uso nella preghiera della chiesa, ci parla della sincerità del suo pentimento e della fragilità dell'uomo, anche di chi si è reso glorioso per le sue imprese.
Salomone, il figlio del peccato, succederà a Davide e renderà stabile la sua discendenza.
Paolo nel brano della sua lettera ai Galati sembra già anticipare il tema di questa domenica e rispondere al fariseo che ha ospitato Gesù. Non è il formalismo di una legge accolta e osservata con scrupolo, ma senza amore, che salva l'uomo. Solo la capacità di accogliere l'altro e le situazioni con amore, apertura e disponibilità salva e dà un senso pieno alla vita.
L'episodio è uno dei più belli, se si possono fare delle classificazioni sul vangelo, ed è dedicato proprio per quelle persone maledettamente "per bene" come il fariseo, abituate a condotte di vita irreprensibili, ma che si rivelano chiuse nei confronti di persone e situazioni problematiche.
Chi è questa donna? Il vangelo dice che "era una peccatrice di quella città". Forse il suo animo era stato colpito nel profondo dalla predicazione di Gesù, dalle sue parole e dal suo sguardo buono e accogliente. Ha capito il cuore di Gesù e si prende la libertà di entrare non invitata nella casa di un fariseo osservante per incontrarlo e manifestargli il suo amore e il suo pentimento.
Il fariseo ha avuto certamente una buona dose di coraggio ad accogliere Gesù. Non ha temuto di staccarsi dal gruppo di chi andava ad ascoltare Gesù solo per poterlo accusare e trovarlo in errore.
Ma cerca di non sbilanciarsi troppo, e sorride ironico, quando vede Gesù che sembra non capire chi è la donna che lo avvicina. Una donna che verso Gesù si direbbe che compia i gesti tipici di una prostituta: bacia i suoi piedi, li cosparge di profumo, li asciuga con i suoi capelli. Ma versa anche tante lacrime, lacrime di pentimento.
Un altro avrebbe provato sicuramente imbarazzo di fronte a questi gesti, forse addirittura ribrezzo; ma non Gesù, che distingue il peccato dal peccatore. "Chi è senza peccato, scagli la prima pietra", aveva detto in un'altra circostanza, ricordando a quei farisei la situazione di peccato che ci accomuna tutti.
Quella donna versa lacrime di pentimento e di dolore per la sua vita sbagliata. "Ho conosciuto persone che avevano solcato il loro viso di lacrime, avevano scavato solchi nelle loro guance a forza di piangere", dice sant'Ambrogio, sottolineando che il dono delle lacrime è importante per trasformare in profondità un peccatore, per indicare la sincerità del loro pentimento.
Certo questa donna non poteva rendere la scena più imbarazzante e più trasparente il solco che divideva i rigidi farisei, difensori strenui della legge, da lei, una peccatrice pubblica, e il suo mondo.
Gesù aiuta però il fariseo a riflettere sul senso del perdono. A chi molto è stato perdonato, molto ama, dice. L'amore cancella una moltitudine di peccati, trasforma in profondità una persona dal suo passato di errori, e le restituisce piena la dignità.
Questa donna di fede riprende la sua esistenza come se uscisse ancora una volta dalle mani del Creatore. Gesù ripete per lei le parole: "Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza". La donna ha ferito profondamente la sua umanità, è stata vinta dalla sua debolezza, ma ora vive con gioia questo nuovo inizio: "La tua fede ti ha salvata", dice Gesù: "Ti sono rimessi i tuoi peccati".

Attualizzare

Il fariseo sembra offrire a Gesù un'ospitalità sincera, ma poi non vuole sbilanciarsi troppo, evita i gesti tradizionali dell'ospitalità e lo osserva come per giudicarlo.
D'altra parte si sente giusto, non cerca il perdono. È un arrivato, fa parte di una categoria di fedelissimi, di chi fa dell'osservanza della legge la propria bandiera.
L'improvvisa e non prevista comparsa della donna scombussola le cose, e rivela l'animo dei due. Gesù fa l'elogio di quella donna e della sua trasformazione (quante volte Luca parla bene delle donne nel suo vangelo e negli Atti!).
Molti di noi, presenti alla messa della domenica e che forse collaboriamo in parrocchia, siamo sicuramente persone per bene, oneste, magari irreprensibili. Eppure oggi siamo chiamati (o costretti) a un severo esame di coscienza, per chiederci quanto fariseismo ci può essere nella nostra vita.
Perché è quasi inevitabile classificare le persone per categorie, magari considerare persone di secondo livello quelli che non vengono a messa, tenere per bene le distanze con chi si comporta in modo discutibile e fa scelte che non sono le nostre.
Mentre sarebbe nostro compito comportarci come Gesù (ci diciamo cristiani per questo!) aprirci alla misericordia, all'accoglienza, al perdono.
Ma qui si può aprire una finestra sul sacramento della riconciliazione. Perché anche noi abbiamo peccato, anche noi abbiamo bisogno di essere accolti per rifarci l'anima. Per questo quella donna perdonata da Gesù in qualche modo ci rappresenta tutti. Abbiamo tutti bisogno di comunicare a qualcuno il nostro peccato e il nostro pentimento, e di incontrare chi sia in grado di liberarci.
Lungo i secoli la chiesa ha usato modi diversi di donare il perdono a nome di Gesù. Da molti secoli amministra il sacramento attraverso la mediazione del sacerdote.
Ma quando sono ben disposto, il sacerdote praticamente riconosce un perdono che è già scattato tra me e Dio, e l'assoluzione sancisce un perdono già avvenuto. Prende atto del mio pentimento. Vede che l'amore mi ha già profondamente rinnovato e reso nuovo.

Anche il testa rapata ha un cuore
Metropolitana. Non è l'ora di punta, ma quasi. Le facce sono chiuse, distratte, indifferenti. Sale un ragazzo che inizia una tiritera sul suo paese in guerra, i fratelli, la mancanza di lavoro, la fame. Poi allunga la mano e comincia girare chiedendo l'elemosina. "Di nuovo", "Non è possibile", "È il terzo oggi", "Finché trovano qualcuno che gli dà qualcosa non la smetteranno mai!". L'aria è piena di questo brusio iroso e ostile. Il ragazzo è ormai a metà vettura e non ha raccolto praticamente nulla. Si ferma davanti a una testa rapata, un duro, occhi di ghiaccio, giubbotto, calzoni e stivaletti neri. Penso che sia meglio che si tolga di lì, altrimenti si becca una spinta o peggio. Ma il ragazzo ha fegato, resta fermo e con la mano aperta aspetta, guardando l'altro negli occhi. Nella vettura non vola una mosca. Lentamente, senza mai staccare lo sguardo dal ragazzo, il testa rapata cerca in tasca una moneta e gliela mette in mano.

Don Umberto DE VANNA sdb
Fonte:  www.donbosco-torino.it

Commenti

Post più popolari