FIGLIE DELLA CHIESA,Lectio Divina"Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. "

XI Domenica del Tempo Ordinario
Antifona d'ingresso
Ascolta, Signore, la mia voce: a te io grido.

Sei tu il mio aiuto,
non respingermi, non abbandonarmi,
Dio della mia salvezza. (Sal 27,7.9)

Colletta
O Dio, fortezza di chi spera in te,
ascolta benigno le nostre invocazioni,
e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo
senza il tuo aiuto,
soccorrici con la tua grazia,
perché fedeli ai tuoi comandamenti
possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere.

Oppure:
O Dio, che non ti stanchi mai di usarci misericordia,
donaci un cuore penitente e fedele
che sappia corrispondere al tuo amore di Padre,
perché diffondiamo lungo le strade del mondo
il messaggio evangelico di riconciliazione e di pace.

PRIMA LETTURA (2Sam 12,7-10.13)
Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai.
Dal secondo libro di Samuèle

In quei giorni, Natan disse a Davide: «Così dice il Signore, Dio d’Israele: Io ti ho unto re d’Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa d’Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi aggiungerei anche altro.
Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Urìa l’Ittìta, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammonìti.
Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l’Ittìta».
Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 31)
Rit: Togli, Signore, la mia colpa e il mio peccato.
Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno. Rit:

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato. Rit:

Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia,
mi circondi di canti di liberazione.
Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia! Rit:

SECONDA LETTURA (Gal 2,16.19-21)
Non vivo più io, ma Cristo vive in me.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della Legge; poiché per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno.
In realtà mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.
Dunque non rendo vana la grazia di Dio; infatti, se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano.

Canto al Vangelo (1Gv 4,10)
Alleluia, alleluia.
Dio ha amato noi e ha mandato il suo Figlio
come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Alleluia.

VANGELO (Lc 7,36-8,3)
Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Preghiera sulle offerte
O Dio, che nel pane e nel vino
doni all’uomo il cibo che lo alimenta
e il sacramento che lo rinnova,
fa’ che non ci venga mai a mancare
questo sostegno del corpo e dello spirito.

Antifona di comunione
Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita. (Sal 26,4)

Oppure:
Dice il Signore: “Padre santo,
custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato,
perché siano una cosa sola, come noi”. (Gv 17,11)

Oppure:
“Le sono perdonati i suoi molti peccati,
poiché ha molto amato”,
disse il Signore della donna peccatrice. (Lc 7,47)

Preghiera dopo la comunione
Signore, la partecipazione a questo sacramento,
segno della nostra unione con te,
edifichi la tua Chiesa nell’unità e nella pace.

Lectio
Contesto liturgico: La liturgia della Parola di oggi, con le tre letture e il salmo, suggerisce che la consapevolezza del proprio peccato può far nascere la nostalgia di Dio o, addirittura, contribuire ad approfondire il rapporto con Lui. Questa consapevolezza è la grazia che conduce ad accogliere la misericordia di Dio, a cui il papa spesso ci invita in questo anno giubilare.

“Uno dei farisei invitò Gesù...”: L’invito del fariseo, Simone, non è sincero; lui conosce bene la legge ed è sicuro della sua religiosità, ma, come gli altri invitati, è chiuso nel conformismo.

“Gesù si mise a tavola:” Tutti gli evangelisti ci mostrano parecchie volte Gesù a tavola ed evidenziano la sua speciale convivialità, che scava dentro di noi e invita a relazioni autentiche, aperte, nuove; possiamo dire che la vita pubblica di Gesù inizia e si conclude con un banchetto: le nozze di Cana e l’Ultima Cena, le nozze con l’umanità intera. Per tutti noi mangiare alla stessa tavola vuol dire incontrarsi, favorire relazioni, porre basi per un’amicizia, ma non è così per il fariseo.

“...una donna, una peccatrice ...venne con un vasetto”: La presenza della donna, che forse in precedenza aveva seguito Gesù, suscita critiche e giudizi severi in Simone ma, in un tempo in cui le donne non contavano nulla, è al centro dell’attenzione di Gesù

“...stando dietro, presso i suoi piedi, piangendo...li baciava”: I richiami all’unzione di Betania sono evidenti, ma il contesto è diverso; le azioni della donna diventano riti di purificazione dei peccati e Gesù dirà: “Per questo le sono perdonati i suoi molti peccati,”; tra di loro nasce una relazione profonda: il pianto di lei, gioioso per la presenza di Gesù e insieme triste per la vita passata, rivela che la donna si sente accolta e perdonata. Il Signore in ogni nostro cammino ci precede sempre e per primo ci viene incontro con tutti i suoi doni, anche il perdono, basta desiderarli, intuirli, per sentirne già l’efficacia; così la peccatrice è ora pronta ad accogliere l’amore gratuito di Gesù e ad amare lei stessa. Noi, Signore, siamo capaci di stare dietro a Te, sulle tue orme, alla tua sequela senza volere escluderti e confidare solo su noi stessi?
Vogliamo entrare nel tuo grande mistero ed assaporarne il calore, la bellezza e la gioia?

“A quella vista il fariseo...pensò”: Simone si ritiene giusto, ma in realtà è pronto a colpire Gesù, a giudicarlo e a condannarlo. San Paolo, liberato dalla schiavitù della legge, nella Liturgia di oggi insegna la via da seguire, la via di Gesù, la via del suo Amore: “... dalle opere della legge non verrà mai giustificato nessuno… io sono morto alla legge per vivere per Dio” (Gal 2,18)

“Simone ho una cosa da dirti ...: “A queste parole segue la parabola dei due debitori su cui Simone darà una risposta scontata. Simone non è stato giustificato per la sua “giustizia” ed invece è stato condannato per il suo ipocrita amore; il fariseo “giusto” non ha ancora accolto né capito il perdono di Gesù e la gratuità del suo amore.

“La tua fede ti ha salvata...” La fede della peccatrice è l’esperienza straordinaria, cuore e mente uniti, dell’Amore accolto, non trattenuto per sé e donato. La donna è ora in grado davvero di andare in pace, verso un cammino luminoso.

“... se ne andava per le città ...”: In questa ultima parte l’evangelista accenna a temi che conducono a riflessioni sulla fede. Siamo invitati ad uscire da noi stessi, a camminare fuori dalla casa, dalla Chiesa e ad essere Chiesa che va incontro.

“Predicando … annunciando...” Ci viene chiesta l’accoglienza profonda della Parola per viverla e, quindi, farla conoscere.

“C’erano con lui i Dodici e alcune donne...” Ci viene mostrata la famigliarità con Gesù, frutto dello “stare” con Lui, oggi con la sua Parola e alla sua presenza, davanti all’Eucarestia. Le donne insieme con i Dodici fanno della piccola comunità una vera e feconda famiglia, immagine della famiglia umana chiamata ad essere un unico popolo di Dio.

Appendice
Poiché la donna peccatrice vide le macchie della sua turpitudine corse a lavarsi alla fontana della misericordia e non si vergognò dei convitati. Che cosa ci deve stupire: Maria che va dal Signore, il Signore che l’accoglie? Che l’accoglie o che l’attrae? L’attrasse nell’anima con la sua misericordia e l’accolse esteriormente con la sua mansuetudine. Al vedere questo, il fariseo disprezza non solo la peccatrice che si presenta, ma anche il Signore che l’accoglie e dice tra sé: Se fosse un profeta costui, saprebbe certamente che razza di donna è questa che lo tocca (Lc 7,39). Ecco il fariseo veramente superbo e falsamente giusto accusa la malata della sua malattia e il medico per il soccorso che le porta, lui che era malato di superbia e non lo sapeva. Fra i due malati sta il medico… quella piangeva per ciò che aveva fatto; il fariseo, invece, orgoglioso della sua falsa giustizia, esasperava la sua malattia e nemmeno capiva quanto fosse lontano dalla salvezza […] Se quella donna si fosse gettata ai piedi del fariseo, questi l’avrebbe cacciata, avrebbe creduto di rimanere sporcato dai suoi peccati… Ogni volta che vediamo il peccato degli altri, dobbiamo prima piangere su noi stessi perché forse siamo caduti nello stesso peccato o possiamo cadervi. E anche se dobbiamo censurare il vizio, dobbiamo tuttavia distinguere tra la severità contro il vizio e la compassione dovuta alla natura. Se il vizio va colpito, il prossimo dev’essere sostenuto, poiché nel momento in cui detesta ciò che ha fatto, non è più peccatore. Pertanto, fratelli, riconoscete la grandezza della pietà del Signore. Eccolo che chiama e invita i peccatori al suo abbraccio. Nessuno dunque perda l’occasione di una così grande misericordia, nessuno disprezzi la medicina offerta dalla divina bontà. Ecco la divina misericordia ci richiama dopo che abbiamo peccato e ci apre, se torniamo, le braccia della sua clemenza. Perciò chi si è allontanato, ritorni; chi è caduto si rialzi… Ripensate, fratelli, a questa peccatrice penitente e imitatela. Amiamo le piaghe del nostro Redentore, piaghe che abbiamo disprezzato peccando. Ecco, si apre per accoglierci il seno della divina bontà; la nostra vita di peccato non viene respinta. Se detestiamo la nostra cattiveria, già questo ci ridona una purezza interiore. Il Signore ci abbraccia al nostro ritorno perché per lui non può essere indegna la vita di un peccatore, se è lavata col pianto in Gesù Cristo nostro signore (Gregorio Magno, Hom., 33,1-8).

La Chiesa e la sinagoga
Ed ecco una donna, dice, peccatrice di quella città. Quale donna? Senza dubbio la Chiesa. […] Seppe dunque che il Cristo era venuto nella casa del fariseo, cioè nella sinagoga, e lì, nella Pasqua dei Giudei, aveva insegnato il mistero della sua passione; che aveva rivelato il sacramento del suo corpo e del suo sangue e aveva manifestato l'evento misterioso della nostra redenzione. (Pietro Crisologo, Sermoni 95,4)

L'unzione indica grande amore
Beato colui che può ungere anche con l'olio i piedi di Cristo. Del resto, Simone non li aveva ancora unti; ma più beata colei che unge con l’unguento: l’incanto insieme concentrato di molti fiori effonde le varie soavità dei suoi profumi. E forse nessun altro potrebbe recar con sé questo unguento, eccettuata la Chiesa, la quale possiede innumerevoli fiori di diverso profumo: e giustamente essa prende la figura della peccatrice, perché anche Cristo assume l'aspetto del peccatore. (Ambrogio, Esposizione del Vangelo secondo Luca 6.21)

La donna immagine della chiesa e Cristo giudice
Dunque versa lacrime sui piedi che bagna di traboccante amore, mentre stringe con le mani delle buone opere i piedi di coloro che danno il lieto annuncio del suo regno; li lava con le lacrime dell'amore, li bacia con le labbra degli atti di fede e versa tutto l'unguento della misericordia, finché, voltosi ad essa - che significa voltosi? Significa ritornato -, non dica a Simone, non dica ai farisei, non dica a quelli che lo negano, non dica al popolo dei Giudei: “Sono entrato nella vostra casa e non mi avete dato l'acqua per i miei piedi”.
E quando dice questo? Quando verrà nella maestà di suo Padre e separerà i giusti dagli ingiusti, come un pastore separa le pecore dalle capre e dice: Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare ho avuto sete e non mi avete dato da bere ero Pellegrino e non mi avete accolto (Mt 25,42). Ciò equivale a dire: Non mi avete dato l'acqua per i miei piedi; questa invece mentre lava i piedi dei miei li unge e li bacia. Ha fatto ai servi quello che vuoi non avete fatto al Signore; ha fatto ai piedi quello che voi avete rifiutato alla testa; ha dedicato ai più piccoli quello che voi avete negato al vostro Creatore. Allora dice alla Chiesa: Ti sono rimessi molti peccati perché hai molto amato. (Pietro Crisologo, Sermoni 95, 5-6))

Gesù mostra di essere profeta perdonando i suoi peccati
Egli è venuto a perdonare i debitori piccoli e grandi e per mostrare misericordia sul piccolo e sul grande e perché non ci fosse proprio nessuno che non partecipasse alla sua bontà. Come pegno e chiaro esempio della sua grazia, egli ha liberato la donna non casta dalle sue molte iniquità dicendo: I tuoi peccati ti sono perdonati. Una frase come questa è veramente degna di Dio; è una parola unità all’autorità suprema. Poiché la Legge condannava coloro che erano nel peccato, chi, chiedo, poteva dichiarare cose al di sopra della Legge, con l’eccezione di colui che l’aveva ordinata? Egli immediatamente ha liberato la donna e ha diretto l’attenzione di quel fariseo e di quelli che stavano cenando con lui a cose più alte. Costoro hanno imparato che il Verbo fatto carne non era come uno dei profeti, ma piuttosto superava di molto la misura dell’umanità, pur essendosi fatto uomo. (Cirillo di Alessandria, Commento a Luca, omelia 40)

Fonte:figliedellachiesa.org

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