MONASTERO MARANGO, "La Legge fa dei peccatori degli scarti"

11° Domenica del Tempo Ordinario (anno C)
Letture: 2Sam 12,7-10.13; Gal 2,16.19-21; Lc 7,36-8,3
La Legge fa dei peccatori degli scarti

1)Uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città…
Il vangelo di questa domenica ci presenta due figure opposte che incontrano Gesù: un fariseo e una donna, conosciuta da tutti come una prostituta. Simone - questo è il nome del fariseo - aveva invitato Gesù a pranzo. Questa donna, invece, è un’intrusa, una presenza non prevista. Entra, si inginocchia ai piedi di Gesù e incomincia a piangere, bagnando con le sue lacrime i piedi di Gesù. Si scioglie i suoi lunghi capelli per asciugare i piedi di Gesù; li bacia e li unge con profumo.

Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!
Sono a confronto due visioni alternative della religione: quella maggioritaria, dominante ieri e anche oggi, rappresentata dal fariseo e dagli altri commensali, secondo la quale i giusti e gli uomini di Dio non possono stare dalla stessa parte dei peccatori. Dio ‘serve’ per dare onore agli uomini per bene e per gratificarli con la sua benevolenza. Un Dio che portasse amore anche ai peccatori metterebbe a rischio tutto il sistema su cui si regge la religione, che premia i buoni e castiga i cattivi. Se Gesù accoglie anche i peccatori non è un profeta e un uomo degno di onore.
Gesù invece rappresenta un sistema alternativo: ogni persona – uomo o donna – vale per quanto sa amare e non in base ad una osservanza, spesso solo formale, di una legge religiosa.

Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco ama poco.
Sento di dover fare a questo punto una modesta osservazione. Gesù è amico dei pubblicani e dei peccatori. Ha ammonito che ladri e prostitute ci precederanno nel regno dei cieli e che il vangelo può essere accolto solo dai piccoli e dagli umili di cuore e non da coloro che si ritengono sapienti e intelligenti secondo una logica mondana. L’osservazione è questa: la donna compie molti segni di autentico amore nei confronti di Gesù, non perché sperava di essere accolta e perdonata per il suo peccato, ma perché sapeva, con la certezza di un cuore purificato dalla misericordia, che Gesù l’aveva amata ‘a priori’, in anticipo: per lei era venuto e per lei avrebbe dato la vita.
Il fariseo, nei confronti di Gesù, non compie nemmeno gli atti più formali suggeriti dal dovere dell’accoglienza, perché lui si sente a posto e crede di aver fatto un’opera buona invitando quel rabbi itinerante a casa sua. Ama poco perché pensa di essere già a posto, di non aver bisogno dell’amore di Dio. Potremmo mettere sulla bocca di questa donna le parole di Paolo: «Questa vita che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me».
E, a riguardo del fariseo, dovremmo ancora dire con l’Apostolo: «Se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano».
Allora, quello che Gesù dice al fariseo, e poi alla donna, è sentito come alternativo al pensiero comune, e davvero pericoloso. Gesù vede le persone e la vita con uno sguardo più puro e diretto che non tutte le nostre costruzioni e i nostri pensieri inquinati dall’angoscia e da una morale aggressiva che non è capace di accogliere le persone con lo stesso amore appassionato di Gesù. E’ per i peccatori che Gesù ha dato la vita!
Una mentalità legalista distingue nettamente fra coloro che sono dentro il sistema e coloro che si pongono fuori; è discriminante, in quanto dà onore ai primi e condanna i secondi. Una religione moralista può esercitare anche la tolleranza, se coloro che sbagliano riconoscono i loro errori, chiedendo perdono. In questo modo riconoscono e rafforzano il valore di quelle stesse norme che hanno calpestato. Quelli che appartengono a questa mentalità sono quelli che, dopo due sinodi sulla famiglia e l’esortazione “Amoris laetizia”, ritengono che nulla sia cambiato nella prassi pastorale della Chiesa nei confronti di coloro che vivono situazioni di dolorosa rottura del vincolo matrimoniale e che desiderano sentire la vicinanza amorevole e affettuosa dei pastori e dell’intera comunità dei credenti. Così il sistema crea scarti sempre più numerosi, butta fuori tutti i peccatori e crea una minoranza arrogante e presuntuosa che si regge sulla condanna degli altri. La Legge uccide.

Per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno.
Il peccato è perdonato solo da un amore preveniente, sconfinato e irraggiungibile, quello che Dio ci ha regalato attraverso Gesù; un amore così ardente che è come un fuoco che consuma e divora tutto il nostro male.
Nei gesti della donna, così carichi di eros e di amore purissimo e riconoscente, possiamo comprendere la profondità inaudita di un amore che le ha cambiato la vita.

Tu non mi hai dato…lei invece…
“La storia della Chiesa scritta al femminile, a cominciare dalle donne al seguito di Gesù e dal comportamento delle stesse durante la Passione, riserverebbe parecchie sorprese, e non tutte piacevoli per i maschi. Purtroppo la Chiesa, a dispetto degli attestati di ‘dignità’ concessi alle donne con tanta magnanimità (non costano niente), continua a guardare con diffidenza, se non con ostilità e pregiudizi, la donna. Si vedono e si denunciano i pericoli – veri o presunti, dimenticando tra l’altro che il più delle volte sono gli uomini a rappresentare un pericolo per l’altro sesso – rappresentati dalle donne, e non se ne intuiscono le possibilità, gli apporti positivi in termini di umanizzazione.
Fintantochè la donna continuerà a essere tenuta ai margini, la Chiesa non potrà mai presentare un volto veramente materno, e non potrà essere – come dovrebbe essere – la Chiesa della tenerezza”.
(A. Pronzato, Il Vangelo secondo noi, Torino 2003, p.195).

MONASTERO MARANGO, Caorle (VE)
Giorgio Scatto

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