GIOVANNINI Attilio sdb,"Salvare la fede"

16 ottobre 2016 | 29a Domenica Tempo Ordinario - Anno C | Spunti per la Lectio
Salvare la fede

...troverà ancora la fede sulla terra?

"Piccoli atei crescono". 
Nel suo ultimo volume così intitolato il prof. Franco Garelli nota come ormai un buon 30% dei
giovani non solo ha lasciato la pratica religiosa, ma afferma tranquillamente di essere ateo. Per loro Dio e la religione non sono più significativi di niente, non incidono sulla loro vita.
Quel che è più sorprendente è che almeno l'80% di questi giovani ha regolarmente fatto il catechismo; il 70% di loro ha frequentato l'oratorio o ambienti religiosi, di cui non ha un brutto ricordo; il 40% ha pure conosciuto figure cristiane di rilievo... e tuttavia ora solo lontani.

C'è chi dice che:

la colpa è della Chiesa: non sa più annunciare la fede in un linguaggio aggiornato;
la colpa è della scuola, soprattutto superiore, estremamente laicista;
la colpa è dei mass-media e di internet coi loro messaggi distorcenti...
Una cosa è chiara: la trasmissione della fede non avviene più attraverso la famiglia o la socializzazione parrocchiale o l'ambiente cristiano, e nemmeno per dimostrazione intellettuale delle verità o dei dogmi; ma attraverso un itinerario individuale lungo e incerto.
Quel che oggi si vuol sapere non sono tanto i contenuti dottrinali, se siano veri e plausibili, ma se e quanto la scelta della fede cambierà la mia vita, cosa mi darà di meglio nella mia esistenza. Non si cerca una dimostrazione dell'esistenza di Dio; si vuole fare un'esperienza diretta e viva di Dio; si vuole avere un rapporto con lui che mi riempia, mi commuova, mi conforti, mi faccia provare qualcosa di speciale.
Per intanto, anche se non "credente", la maggioranza dei contemporanei non è affatto atea militante. Si rispettano tutte le scelte consapevoli e libere, che siano da una parte o dall'altra. Perché forse Dio c'è... o spero che ci sia... o mi auguro che mi veda e mi ascolti... Attendo di avere un segnale. Mi farebbe molto piacere incontrarlo.
Tutto questo ci dice che la permanenza della fede sulla terra dipende da come si risponde a queste istanze. Chiaro che i nostri catechismi non servono gran che. Evidente che le nostre campagne moralistiche o devozionali non coinvolgono più di tanto. Invece le trasmissioni sui miracoli e sui santi ottengono inaspettata audience.
Dunque per comunicare oggi la fede servono più che mai le testimonianze. È il racconto che convince. Ed è il prodigio di una convivenza alternativa a quella del mondo, di uno stare assieme non dominato dalla competitività e dalla spietatezza, ma dall'amore sincero, che attira.
Per ritornare alla Chiesa i contemporanei vogliono trovare l'accoglienza, l'ascolto, la condivisione e la valorizzazione delle persone.
Le nostre parrocchie allora devono guardarsi dal dare l'impressione di anonime agenzie di servizi religiosi (più o meno a pagamento), ma presentarsi come comunità affettive e solidali, come cammini verso la pienezza di relazioni umane aperte e gioiose, come luoghi di esperienza spirituale intensa e condivisa.
Invece che diffidenti verso i movimenti e i gruppi non istituzionali, le parrocchie dovrebbero evolvere anche attraverso di essi verso una maggior partecipazione dei fedeli (e non), in modo da configurare una vera comunità, in cui tutto è di tutti, in cui ciascuno ha il suo ruolo e la sua responsabilità per il bene di tutti, in cui la critica è ricerca di progresso e non strumento di autoaffermazione sugli altri, in cui l'evangelizzazione è spontanea ed entusiasta comunicazione della propria felicità.

Allora, se preghiamo perché la fede non svanisca, Dio ci ascolterà senz'altro, ma non ci esimerà dal fare la nostra parte. Perché è necessario diffondere la buona notizia dell'amore salvifico di Dio, ma se poi non c'è la comunità... i convertiti dove vanno?
Don Attilio GIOVANNINI sdb
Fonte:http://www.donbosco-torino.it/

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