p. José María CASTILLO," DIO NON È DEI MORTI, MA DEI VIVENTI "

XXXII TEMPO ORDINARIO – 6 novembre 2016 - Commento al Vangelo
  DIO NON È DEI MORTI, MA DEI VIVENTI  
di p. José María CASTILLO
Lc 20,27-38
[In quel tempo,] si avvicinarono [a Gesù] alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e
gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
È impossibile comprendere questo strano episodio se non si considerano i seguenti dati: 1) I sadducei credevano che erano i discendenti di Sadoc, uno dei principali sacerdoti del tempo di Davide (2Sam 15,24-37; 17,15; 19,11-12). 2) Inoltre i sadducei appartenevano all’aristocrazia religiosa di Israele (G. Baumbach). 3) Il sistema del levirato (che sussisteva nel secolo I) non voleva proteggere la vedova, ma offrire al maschio una discendenza dentro il circolo familiare, assicurando così l’eredità del patrimonio. 4) Il racconto è sfacciatamente androcentrico (maschilista): è il maschio che “prende” la donna e “ha” una donna; da lei si attende che dia alla luce. 5) Si tratta, quindi, di una situazione di disuguaglianza (tra l’uomo e la donna), che proteggeva il maschio e umiliava la donna. 6) I sadducei non credevano nella resurrezione e per questo pongono a Gesù questo caso per far vedere che questa speranza comportava contraddizioni senza soluzione.
Quello che meno interessa in questo racconto è il caso grottesco presentato dai sadducei a Gesù. E neanche interessa, nella risposta di Gesù, il tema della sessualità, in quanto in questo passo il Vangelo starebbe insegnando che il sesso è un problema di questa vita e dell’altra dopo la morte. Non dimentichiamo che nella legge del levirato quello che era in gioco non era la sessualità, ma la discendenza ed il possesso dell’eredità, cosa che – nel caso che ci sia un’altra vita – è un problema che non interessa più.
La risposta di Gesù ai sadducei vuole sottolineare, prima di tutto, che Gesù conserva con fermezza la fede e la speranza nella resurrezione. Ma non solo questo. Inoltre Gesù approfitta del caso proposto dai sadducei per affermare che noi esseri umani siamo “figli della resurrezione”. E che questi “figli” dipendono dal loro definitivo ed ultimo destino. E già prendono parte a questo destino finale. La resurrezione – è evidente – appartiene al futuro, ma di lei possiamo dire che “in una certa misura è già arrivata a noi” (F. Bovon). In quale senso e con quali conseguenze? In quanto, per quello che riguarda la nostra vita presente, noi tutti esseri umani (uomini e donne) siamo uguali, come uguali sono gli angeli di Dio.

Fonte:http://www.ildialogo.org/

Commenti

Post più popolari