MACHETTA Domenico SDB, "Questo deserto può fiorire? "

8 dicembre 2016 | Maria Immacolata - Avvento A | Omelia

3ª - Domenica d'Avvento A - Domenica "Gaudete"

Domenica dal colore "rosa". 
Dove è possibile si usano i paramenti "rosacei", per sottolineare la parola d'ordine: Rallegratevi!

1ª LETTURA: Is 35,1-6.8.10

Un grande annuncio di gioia. Ritorna sulla terra la gioia, che era stata tolta con il peccato.

La disobbedienza ha tolto la gioia. L'obbedienza, l'adorazione, la riporteranno. Ecco i segni della vittoria sul peccato: i ciechi vedranno, i sordi udranno, griderà di gioia la lingua del muto. Scaturiranno acque vive dal deserto: la vita dove c'era la morte. "Chi ha sete, venga a me...". Sarà vinta la morte. Sarà vinta la paura. "Dite agli smarriti di cuore: "Coraggio"!".
C'era stato un "no". Occorreva un "sì".
Cristo, il Figlio di Dio, è il "sì" venuto sulla terra, attraverso il "sì" di un'umile creatura: Maria di Nazareth. È riaperto il dialogo tra cielo e terra. Il "non servirò" degli angeli ribelli è stato distrutto dall'obbedienza del Servo del Signore, dall'"eccomi" della piccola di Nazareth.
E la Gioia venne sulla terra e abitò fra noi.

VANGELO: Mt 11,2-11

È giunta l'ora della "passione" per Giovanni Battista.È in carcere, in preda all'angoscia. Entra nel suo Getsemani: è il passaggio obbligato per tutti i santi.
Il Getsemani è isolamento, angoscia, paura, dubbio, tentazione. Cosa avrà pensato Giovanni? Avrò sbagliato tutto... Aveva annunciato l'epoca messianica, aveva gridato che i tempi erano maturi... Che cos'è cambiato? Nulla. Lui in carcere, e tutto come prima. Aveva anche annunciato la presenza del Messia, ma ora ha dei dubbi anche su di lui.
"Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo attenderne un altro?". Gesù risponde citando Isaia: i ciechi, i sordi, gli storpi, i lebbrosi sono guariti. L'umanità risanata in radice. Ritorna la vita e la gioia.
È il peccato che viene colpito alla radice, l'unico nemico da odiare e annientare. Di questo nemico si parla nei Salmi e in tutte le Scritture quando ci viene chiesto di lottare. Nessuna creatura deve essere odiata e distrutta, ma solo ciò che è contro la creazione: il peccato!
Ai poveri è annunciata una bella notizia. "E beato colui che non trova in me motivo di scandalo" aggiunge Gesù. Quale scandalo? Lo scandalo dell'Incarnazione, lo scandalo di Betlemme, di Nazareth, del "nulla di straordinario".
Dio è sempre diverso da come lo aspettiamo noi. Dio non è inquadrabile nei nostri schemi. Quando viene ci disorienta sempre.
Anche Giovanni ha dovuto accoglierlo nella fede. "Che cosa siete andati a vedere nel deserto?... Più che un profeta". È la più bella predica su Giovanni Battista! La sua grandezza sarà comunque piena nel "regno dei cieli", che il Cristo sta portando.
Giovanni, troppe volte immaginato come un accanito e burbero predicatore del deserto, è in realtà l'annunciatore della gioia messianica. Aveva esultato di gioia nel grembo di Elisabetta all'arrivo di Maria che portava il Signore. Era vissuto per lui, per lo Sposo, e vedendolo comparire al-l'orizzonte aveva esultato, esclamando: "Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire" (Gv 3,29-30).

Nota importantissima

Il messaggio di oggi ci provoca.
Queste profezie che parlano di fiori, di primavera, di armonia totale, che cosa significano?
Chi è sotto il torchio del dolore, chi passa da un ospedale all'altro, chi ha una famiglia che si sgretola, come reagisce? Domenica della gioia? In altre parole, che Natale sono chiamati a vivere i malati di tumore, chi ha perso casa e familiari in un terremoto, o chi è in situazioni disastrose per situazioni di guerra?

Questo deserto può fiorire?
Il deserto incomincia a fiorire quando si comprende che ciò che si sta vivendo ha un senso, che Dio soffre con noi e sa ricavare un bene misterioso da ciò che sta capitando, e soprattutto perché "grande sarà la ricompensa nei cieli".
Questa primavera si compirà alla fine dei tempi, ma c'è già un anticipo nello stato di grazia di questa vita.

Il testo dice: "Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron". Il Sharòn è una pianura splendida tra Tel Aviv e lo sperone del Carmelo (90 km). Gloria (kavòd) e splendore (hadàr) sono prerogative di Dio; i versetti seguenti hanno gli stessi termini: "la gloria (kavòd) del Signore, la magnificenza (hadàr) del nostro Dio". La stessa cosa è cantata nel salmo 8: "Che cos'è l'uomo? Di gloria e di onore lo hai coronato". Gloria e onore: kavòd e hadàr. È l'esperienza battesimale, che si vive anche e in un modo particolare nei momenti di sofferenza.
È lo stato di grazia di cui Maria di Nazareth è modello unico, senza macchia e senza ruga. Questo stato di grazia viene a noi attraverso Gesù: con l'arrivo di Gesù l'umanità può avere accesso al mistero di Dio, può essere rivestita di kavòd e di hadàr. Siamo chiamati a diventare "divinae consortes naturae, partecipi della natura divina" (2 Pt 1,4).
Ed ecco allora l'annuncio del Vangelo: "Ai ciechi siaprono gli occhi...". È la risposta che Gesù dà ai messaggeri che Giovanni manda dal carcere.
Dunque, alla domanda: Ma come si fa ad essere nella gioia in certe situazioni?, la risposta è solo nella fede. È impossibile all'uomo! Ma non a Dio. Abbiamo il Mar Rosso da passare. Dio mette a nostra disposizione il miracolo.

Preghiera nella tribolazione

Signore,
nulla è impossibile a te;
credo che tu possa operare prodigi
nel deserto e nella steppa.
Non capisco nulla in questo momento,
il cielo è tutto nero.
Accetto di non capire.
Voglio solo dirti con il Salmista:
"Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti".
Anzi raccolgo tutte le forze
e cerco di dirti un "grazie".
Voglio lodarti, Signore, e benedirti
per quello che tu sai trarre
da ciò che mi sta capitando.
Se tu non lo impedisci,
c'è un perché, e questo mi basta.

Gloria a te,
Signore!

Don Domenico MACHETTA
Fonte:  www.donbosco-torino.it

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