Clarisse Sant'Agata, Lectio "Vegliate perche’ verra’..."

1 Domenica Avvento B
Antifona d'Ingresso
A te, Signore, elevo l'anima mia, Dio mio, in te confido: che io non sia confuso. Non trionfino su di
me
i miei nemici. Chiunque spera in te non resti deluso.
Colletta
O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che
viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli. Per Cristo, nostro
Signore.
oppure
O Dio, nostro Padre, nella tua fedeltà che mai vien meno ricordati di noi, opera delle tue mani, e donaci
l’aiuto della tua grazia, perché attendiamo vigilanti con amore irreprensibile la gloriosa venuta del nostro
redentore, Gesù Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli.
Prima Lettura
Is 63, 16b-17.19b; 64, 2-7
Dal libro del profeta Isaia.
Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e
lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Se
tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti. Quando tu compivi cose terribili che non
attendevamo, tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti. Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito,
occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. Tu vai incontro a quelli che praticano
con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie. Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e
siamo stati ribelli. Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia;
tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome,
nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra
iniquità. Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani.
Salmo
Salmo 79 (80)
Signore, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Tu, pastore d'Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
Sia la tua mano sull'uomo della tua destra,
sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Seconda Lettura
1 Cor 1, 3-9
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo! Rendo grazie continuamente al mio Dio per
voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli
della parola e quelli della conoscenza. La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più
alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine,
irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione
con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!
Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.
Alleluia
Vangelo
Mc 13, 33-37
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un
uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato
al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o
al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a
voi, lo dico a tutti: vegliate!".
Sulle Offerte
Accogli, Signore, il pane e il vino, dono della tua benevolenza, e fa' che l'umile espressione della nostra
fede sia per noi di salvezza eterna. Per Cristo nostro Signore.
Comunione
Il Signore elargirà il suo bene e la nostra terra produrrà il suo frutto.
Dopo la Comunione
La partecipazione a questo sacramento, che a noi pellegrini sulla terra rivela il senso cristiano della vita,
ci sostenga, Signore, nel nostro cammino e ci guidi ai beni eterni. Per Cristo nostro Signore.
Vegliate perche’ verra’...
Questo tempo di Avvento si apre con un imperativo: “vegliate!”. Questa è la prima parola
dell’Avvento ed è l’ultima parola che Gesù lascia ai suoi discepoli per il tempo della sua passione, tempo
in cui lo “sposo sarà tolto” e la sua assenza invoca la nostra attesa.
Ci troviamo nell’ultimo discorso che Gesù rivolge ai suoi e il comando di “vegliare” racchiude il
vangelo di oggi in modo perfetto. L’evangelista Marco infatti colloca questo imperativo all’inizio (Mc
13,33), a metà (Mc 13,35) e alla fine (Mc 13,37) del Vangelo.
“Vegliare” è il verbo che sembra restituirci la nostra identità cristiana più autentica: il cristiano è
uno che veglia, cioè che vive nell’attesa sicura della venuta di Qualcuno che torna. La nostra vita si
colloca infatti fra la venuta del Figlio nella carne della nostra umanità e la venuta di Lui nella gloria della
Sua divino-umanità. Si tratta di una duplice venuta, l’una preludio dell’altra, nella quale il Signore Gesù
si presenta come “Colui che viene” (cfr. Ap 1,4.8; 22,12.20). Se questa è l’identità del nostro Dio, l’identità
dell’uomo non può essere che quella di un “vegliante” (cfr. Is 21,6-8.11-12; Lc 12,37…). E anzi, qui ci
giochiamo la possibilità di vivere la nostra gioia: “Beato chi è vigilante…” (cfr. Ap 16,15).
La vigilanza è l’atteggiamento di chi, pur non conoscendo “il giorno e l’ora” della venuta del
“padrone di casa” (letteralmente “il signore della casa”), ne conosce il volto.
Non si può aspettare chi non si conosce!
Non sappiamo quando, ma sappiamo chi stiamo attendendo!
L’ignoranza del tempo in cui verrà è funzionale a rendere più profonda l’attesa.
Dalla piccola parabola che Gesù narra oggi impariamo a riconoscere i tratti del volto di Colui
che ci chiede di vegliare.
Prima di tutto la parabola ci consegna l’immagine di un “uomo” che parte per un viaggio
all’estero lasciando la “sua casa” ai “suoi servi”. Non ci sfuggano questi aggettivi possessivi (“sua casa”,
“suoi servi”). Come in altre parabole (cfr. Lc 19,12ss; Mt 23,43; Lc 12,39-46), Gesù si presenta come
“signore di una casa” che gli appartiene, casa che egli affida senza esitazione a dei “servi” che gli
appartengono: tutto ciò che viviamo nell’esperienza della Sua assenza (è partito il “signore” della nostra
“casa”!) è semplicemente affidato alla nostra custodia come un dono Suo: la vita nostra e quella dei
nostri fratelli, le cose, le relazioni, il creato…
“Custodire” è l’imperativo che Dio consegna da Adamo nel giardino (“Il Signore Dio prese l'uomo e
lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”, cfr. Gen 2,15): la terra della nostra vita e di quella
dei nostri fratelli è affidata alla nostra custodia, nella viva consapevolezza che noi rimaniamo “servi” di
una “casa” che appartiene ad un Altro e non a noi. Amministratori e non “signori” di questa “casa”, a
noi, suoi “servi” è dato il “potere” della cura: “ha dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito”
(letteralmente “a ciascuno la sua opera”).
Possiamo pensare a quell’“opera” personale di cui ciascun servo è capace (la parabola dei talenti
di Mt 25 esemplificava meglio le diverse “capacità” dei servi), ma qui Marco afferma che il Signore da
“ai suoi servi” “a ciascuno la sua opera” da compiere, cioè l’opera di Lui, il “signore”. Quel potere che il
“signore” affida loro è la possibilità di continuare la “Sua” opera nella casa: “chi crede in me, anch’egli
compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre” (Gv 14,27). Questi
“servi” quindi prolungano la presenza del loro Signore nella casa compiendo ciò che Lui ha compiuto.
Ora, fra tutte le opere che l’uomo della parabola affida ai suoi servi, la più importante è
“vigilare”. Ed è l’opera che egli affida non solo al “portiere” (cfr. Mc 13,34), ma a “tutti” (cfr. Mc 13,37)
come l’unico imperativo necessario: “vegliate!”.
La veglia è l’opera del cristiano che attende qualcuno che ha promesso di tornare. Vegliare è
un’attività notturna in quanto è la capacità di sottrarre i propri occhi al sonno per scorgere i segni di una
possibile venuta. Chi veglia alla porta (di una città o di una casa) non solo mette in atto una attenzione
speciale per riconoscere un eventuale nemico e per impedirgli d entrare, ma soprattutto pone tutta la
sua attenzione per far entrare subito chi è conosciuto e appartiene alla città o alla casa: è il “guardiano”
che apre al “Pastore delle pecore” che sta alla porta (“il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce…” Gv
10,3).
C’è quindi una parte di noi che ha il compito di vegliare in ogni tempo, ma soprattutto quando
viene la notte e le ore si allungano non sembrando avere mai fine. Quella parte di noi chiamata a
vegliare è il nostro cuore (“mi sono addormentata, ma veglia il mio cuore …” Ct 5,2), il “luogo” dove si
consuma ogni nostro discernimento e ogni nostra volontà.
Perciò risvegliamo il “cuore” della nostra esistenza cristiana e orientiamolo alla venuta di Lui, il
Signore, perché è certo che verrà. Non sappiamo quando precisamente, ma verrà.
Le ore possibili della Sua venuta indicate dalla parabola corrispondono a momenti significativi
della passione di Gesù. Il “Signore della casa” viene, ma nella forma della consegna inerme di sé, nella
notte della sua passione d’amore per l’uomo. Ci sarà qualcuno capace di riconoscere che è Lui che
“giunge all’improvviso”?
Egli potrebbe venire “alla sera” così come è venuto alla “sera” dell’ultima cena, quando Gesù si
dona come corpo spezzato e sangue versato mentre uno dei dodici, Giuda, lo sta per consegnare e un
altro, Pietro, lo sta rinnegare, e tutti i discepoli stanno per abbandonarlo (cfr. Mc 14,17ss).
Egli potrebbe venire “a mezzanotte”, così come è venuto nel mezzo della notte nel giardino del
Getsemani per consegnarsi alla volontà del Padre, mentre gli apostoli cadono addormentati e non sono
capaci di vegliare con lui (cfr. Mc 14,32-42).
Egli potrebbe venire “al canto del gallo” così come è venuto davanti al sommo sacerdote per
consegnarsi ad un ingiusto giudizio, mentre né i capi né i suoi (e neppure il più intimo dei suoi apostoli
quale è Pietro) lo riconoscono (cfr. Mc 14,53-72).
Oppure egli potrebbe venire “al mattino” quando Israele, nella persona dei suoi capi, lo consegna
ai pagani (cfr. Mc 15,1). Oppure potrebbe venire “al mattino del primo giorno della settimana” come è venuto
incontro alle donne nel mattino di Pasqua, mentre nessuno degli apostoli era alla tomba ad attendere il
suo ritorno (cfr. Mc 16,1).
Sì, “il Signore della casa” viene nella forma scandalosa del consegna e del dono di sé a chi lo
tradisce (Mc 14,17), lo abbandona (Mc 14,50), lo rifiuta (Mc 14,64), lo rinnega (Mc 14,68.70.71) o non c’è
all’appuntamento della vita nuova (Mc 16,7).
Queste ore in cui l’Amore continua a donarsi ai suoi sono i momenti del suo possibile ritorno.
Anche oggi.
Non sono ore favorevoli per riconoscerlo perché il suo volto è sfigurato dall’assurdità di un
amore senza misura e senza vergogna.
Ed eppure in questa prima domenica di Avvento, il Signore Gesù ci invita ancora una volta a
vivere ogni notte della nostra storia personale o della storia umana con occhi e cuore “attenti”, “vigilanti”.
E questo è possibile solo abitando la notte nella memoria di Lui, della fedeltà del Suo amore che è più
forte di ogni nostro tradimento, abbandono, rinnegamento, paura…
Allora vedremo che Lui viene nelle sere, nelle notti, all’aurora, nelle mattine dei nostri giorni,
dentro e oltre ogni nostro rifiuto. E avrà i tratti di chi chiede accesso alla nostra vita rimanendo alla
porta e lasciando alla nostra libertà la facoltà di aprirgli: “ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia
voce e mi apre la porta, io verrò da lui…” (Ap 3,20).
Abitiamo dunque “la casa” della nostra vita con cuore e corpo vigilante e fin d’ora eleviamo
l’unica preghiera cristiana di questo tempo intermedio fra la sua venuta nella carne e quella nella gloria:
“Vieni, Signore Gesù!” (Ap 22,20)

Fonte:http://www.clarissesantagata.it

Commenti

Post più popolari