fr. Massimo Rossi, Più che sapere qualcosa, è necessario sapere di qualcosa!XXXII Domenica

Commento su Matteo 25,1-13
fr. Massimo Rossi  
XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (12/11/2017)
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“Sapienza” deriva dal verbo latino săpĕre, avere sapore, avere gusto...

Dunque, più che sapere qualcosa, è necessario sapere di qualcosa!
Del resto, è la differenza che passa tra una macchina per immagazzinare dati - un computer - e l'uomo. Purtroppo la differenza si sta riducendo ogni giorno di più...
Da una parte, la scienza progredisce nella ricerca verso la messa a punto di una intelligenza artificiale, con tutte le implicazioni etiche e morali che tale ricerca suscita e susciterà.
Dall'altra, si sta diffondendo, specie tra i giovani, la convinzione che la sapienza sia (direttamente) proporzionale ai dati che la mente può immagazzinare; la cultura (?) tecnologica ha surclassato quella umanistica... storia vecchia.
Ludvig Wittgenstein (1889-1951), tra i più significativi pensatori vissuti a cavallo dei secoli XIX e XX, se non addirittura il massimo pensatore, autore del Tractatus Logico-Philosophicus, padre della logica moderna e della filosofia del linguaggio, affermava che la maggior parte di ciò che l'uomo è, la sua interiorità, la sua spiritualità... non è definibile secondo dati scientifici, sperimentabili... e tuttavia necessita di essere colta e manifestata.
Il discorso è complesso; ovviamente la S.Scrittura ne parla!
Tornando alla (presunta) sapienza tecnologia - non me ne vogliano gli ingegneri, i periti industriali & co. - possiamo affermare che l'interesse precipuo è il funzionamento di un oggetto, non la sua essenza profonda.
Mi rendo conto che la questione ci porterebbe lontano dalle Letture di oggi; pertanto la lascio alla vostra privata riflessione.
A proposito di riflessione, quando è stata l'ultima volta che ci siamo presi del tempo per riflettere sulla nostra sapienza? sapienza intesa nel senso originario, più nobile, sapienza come spessore della persona, profondità interiore, ricchezza di spirito... È proprio il senso della prima lettura. Certo, la sapienza alla quale allude l'autore ispirato, è fondata sulla conoscenza di Dio.
Agostino scrive che “il cuore dell'uomo è inquieto finché non riposa in Dio”: com'è, come non è, sta di fatto che la scienza empirica e la tecnologia non sono in grado di colmare la sete di senso che alberga nel cuore dell'uomo. Noi, che abbiamo conosciuto Cristo, lo sappiamo bene.
Intendiamoci: con il presente discorso non intendo alimentare la solita polemica trita e ritrita fra sapere umanistico e sapere scientifico!
Noi cristiani siamo per l'integrazione, non per la contrapposizione.
E di contrapposizione si parla nel Vangelo, tra le cinque vergini sagge e le cinque stolte.
La parabola raccontata da Matteo conferma il bene della sapienza inteso come identità della persona, significato e fine della vita. Una lampada che non è in grado di far luce, non è neanche una lampada. Analogamente, l'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, se perde il proprio riferimento a Dio, perde la sua differenza assoluta rispetto al resto del creato, (perde) il suo carattere originale, ciò per cui (l'uomo) è speciale, unico e irripetibile.
Il passaggio finale della riflessione è presto fatto: posto che la caratteristica distintiva della creatura umana è la sua somiglianza al Creatore, la fede, colta come legame vitale tra Dio e l'uomo, è assolutamente necessaria!
Senza la fede la persona non è completa; lo ripeto, manca della sua componente principale, quella che, insieme con l'intelletto e la volontà, fa la differenza, rispetto a tutti gli altri viventi, rendendo la persona umana simile a Dio.
Si comprende allora il motivo per cui le vergini sagge rispondono di no alla preghiera delle stolte di dare un po' del loro olio... Io non posso dare la mia fede a colui che non ce l'ha! Soltanto Dio può dare la fede!...e (Dio) la dà a chiunque la cerchi con la mente libera da pregiudizi e il cuore disposto ad abbandonarsi senza riserve né condizioni.
Immediata l'obbiezione: ma, allora, i genitori cristiani, i quali devono educare i figli secondo le regole di Santa Romana Chiesa, il catechismo, etc. etc....?
Tantovale rinunciare prima ancora di averci provato.
In verità, i genitori non trasmettono la fede: la fede è (stata) infusa dallo Spirito Santo il giorno del Battesimo: ai genitori, alla famiglia in genere compete l'onere di assicurare al bambino le condizioni affinché il dono ricevuto (da Dio) possa mettere radici (in lui) e crescere. Ricordate la parabola del seme caduto sulla strada, che non porta frutto perché non può radicarsi (cfr. Lc 8).
E la misericordia?
Nostro malgrado, la misericordia non c'entra! Cioè c'entra, ma solo per le vergini sagge...
Provo a spiegarmi: eravamo rimasti alla fede ricercata, alla quale si aderisce per scelta personale, convinta, e senza condizioni. Parliamo della fede cristiana, naturalmente.
La fede cristiana è fede in un Dio che è per essenza padre di misericordia e di perdono.
Un uomo che rifiuta la relazione con Dio, o più semplicemente non la alimenta, dimenticandosene addirittura, arrivato al termine della vita, potrà invocare la misericordia di Dio, che non ha voluto conoscere e sperimentare durante l'intera esistenza?
Prima di rispondere “No, grazie!” alla proposta cristiana, al Vangelo, io ci penserei bene, mentre sono ancora in tempo...

Fonte:www.qumran2.net

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