FIGLIE DELLA CHIESA, Lectio VII Domenica del Tempo Ordinario

VII Domenica del Tempo Ordinario
 Lun, 18 Feb 19  Lectio Divina - Anno C

In questa liturgia ci troviamo nella prosecuzione del discorso della montagna, che l’evangelista Luca pone in pianura. Nella domenica scorsa ci ha presentato le Beatitudini, i criteri di azione di Dio; oggi ci fa vedere le azioni che derivano da questi nuovi criteri. Il senso di queste parole, di questa Parola, è riportare ogni uomo alla sua verità più profonda, perduta con il peccato, facendoci comprendere quali sono le conseguenze delle nostre azioni nel nostro rapporto con gli altri, anzi in particolare con i nostri propri nemici.

La pericope evangelica contiene quattro comandi iniziali: “amate”, “fate bene”, “benedite”, “pregate” ai quali ne seguono altri quattro che li ampliano: “porgi l’altra guancia”, “non negare la tunica”, “dà”, “non richiedere”. Segue una regola generale, ancora un imperativo: “come volete che facciano a voi, così anche voi fate a loro”. Seguono poi tre motivazioni negative e una quarta positiva: “avrete una grande ricompensa”, la ricompensa di diventare ciò che siete: uguali a Dio, che è così.
Sono imperativi, esortazioni, quasi una supplica che il Maestro ci rivolge, perché questi atteggiamenti possono darci vita.

vv.27-28 Gesù dice queste parole non dall’alto di una cattedra, ma dal basso, alzando lo sguardo a coloro che ascoltano. L’uomo diventa la parola che ascolta e la prima parola che Gesù dice è “amate”: l’unico comando è quello dell’amore. È l’amore che ci rende come Dio e ci realizza.
Ma a chi deve essere rivolto questo amore? Gesù non usa mezzi termini: è il nemico, è l’altro, colui che sta davanti a me e mi fa da specchio; e identico a me e desidera le stesse cose, ha gli stessi diritti, per cui posso sentirlo come mio rivale, mio nemico. E rimane nemico fino a quando non si sentirà amato.
Gesù, con la sua vita, testimonia l’amore del Padre, tanto da dare la sua vita anche per chi lo uccide. L’amore al nemico è la vera forza contro il male e dice la caratteristica propria dell’amore che Dio ha per noi e che ci dona. Dio ci ama perché è amore e trasmette a noi questo amore. Allora l’amore non rimane un vago sentimento e si tramuta in un fare: fare il bene, benedire.

vv.29-30 Il nemico è colui che anche ti ferisce nel corpo. Il male si ferma solo quando chi lo subisce non risponde con il male, ma con il bene; soltanto quando uno si rende capace di portare altro male pur di non farlo e di interrompere così la catena della violenza e del sopruso. Dare è la parola che qualifica l’amore. Ed è quello che ha fatto Gesù donando la sua vita per noi peccatori.

v.31 Questa “regola d’oro” positiva capovolge quella già espressa in negativo: “non fare agli altri ciò che non vuoi che facciano a te”. Tutti i diritti che abbiamo dobbiamo considerarli anche come doveri: occorre decentrarsi, trasformando i propri diritti in doveri nei confronti degli altri.

vv.32-34 In questi versetti vediamo i tre motivi negativi per agire in questo modo. La traduzione corretta non è merito ma grazia. L’amore è gratuito, è dono ed è sempre immotivato e incondizionato. Questo amore ha la sua sorgente in Dio. Amando i nostri nemici viviamo la grazia vissuta nel battesimo: Dio ci ha amati per primo, quando ancora eravamo peccatori. La grazia di sentirci amati ci rende capaci di amare.

v.35 Questo amore vissuto ha una ricompensa grande: ci rende come Dio, capaci di amare chi non ci ama, chi ci fa del male, chi ci toglie del nostro. Vivendo nell’amore la nostra esistenza diventa trasparenza della grazia ricevuta; siamo resi come Colui che è grazia, misericordia e bontà senza limiti.

vv.36-38 Gesù ci invita ad imitare il Padre celeste che esercita la sua misericordia verso tutti. Dio ama l'uomo e non lo condanna; con pazienza e bontà attende la sua conversione. Noi tutti abbiamo fatto esperienza della nostra miseria, della nostra infedeltà, del nostro peccato e così abbiamo capito che cosa è la misericordia e l'abbiamo desiderata per poter iniziare un nuovo cammino.
Siamo chiamati a manifestare agli altri quella stessa misericordia che Dio ha mostrato verso di noi: senza misura, senza calcoli. Così Dio ci ama e a noi richiede di usare lo stesso metro verso gli altri.

Spunti di riflessione
Perché chi non ama i nemici non è figlio dell’Altissimo?
Come si vive in una famiglia o comunità dove si giudica e condanna, non si perdona e non si dà nulla?

Fonte:www.figliedellachiesa.org


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